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giovedì 8 settembre 2011
Lgbt Bologna: una via per Marcella Di Folco, la prima trans a sconfiggere i benpensanti
Venne eletta in consiglio comunale a Bologna: è scomparsa da un anno.
Oggi Sel e Pd chiedono al sindaco un riconoscimento ufficiale per le sue battaglie contro i pregiudizi.
Un anno fa moriva, a 67 anni, Marcella Di Folco, leader storica del movimento transessuale. Oggi, a Bologna, c’è chi ricorda il suo impegno e le sue battaglie per l’uguaglianza proponendo l’intitolazione di una via in suo onore.
La paternità dell’iniziativa appartiene a Cathy La Torre e Sergio Lo Giudice, rispettivamente capogruppo di Sel e del Partito Democratico, secondo i quali la scelta di dedicarle una via sarebbe in questo momento “un passaggio significativo, per una città come Bologna, da tempo all’avanguardia sulle tematiche dei diritti per i gay, lesbiche e trans”.
Romana di nascita ma bolognese d’adozione, prima di dedicare la sua vita all’impegno politico e civile Marcella Di Folco lavora per molti anni sui set cinematografici.
A venticinque anni, infatti, un incontro casuale con Federico Fellini la porta a interpretare diversi ruoli, tra cui quello del principe Umberto di Savoia in Amarcord.
Il trasferimento a Bologna arriva alla fine negli anni Ottanta.
Qui riporta alla luce il Mit, il movimento d’identità transessuale, diventandone la presidente.
Nel 1995 Bologna la elegge consigliere comunale, dove sale con la lista dei Verdi durante la giunta di Walter Vitali.
È la prima transessuale a ottenere quest’incarico.
Grazie alle sue numerose lotte per i diritti degli omosessuali e delle persone transessuali e transgender, la sua figura è presto diventata punto di riferimento per i movimenti lgbt e per chi si batte in favore della parità dei generi.
E non solo. Perché, come ha ricordato oggi Cathy La Torre, “in consiglio comunale ha lavorato anche per i diritti e l’assistenza agli anziani, per favorire la sanità pubblica, e per le lotte del Pratello negli anni Novanta”.
Quanto alla sua storia personale, ha raccontato ancora la capogruppo di Sel, è riuscita a “uscire dall’emarginazione creando una cosa straordinaria come il Mit”.
Coideatore della proposta Sergio Lo Giudice, ancora fresco delle nozze celebrate a Oslo con il suo compagno Michele Giarratano: “Marcella di Folco ha creato le condizioni perché molti cittadini potessero far rete, contribuendo allo sviluppo della città. È un elemento fondamentale che tutta la città la riconosca come persona da ricordare”.
I promotori ora sperano che Virginio Merola confermi la sensibilità mostrata negli ultimi giorni, dando il via libera al Gay Pride 2012 e presenziando alla festa di matrimonio di Lo Giudice.
Dopo la votazione in consiglio comunale, infatti, l’ultima parola spetta proprio al sindaco, titolare delle decisioni in materia di toponomastica. Ancora nessuna indicazione sulla via, anche se la scelta potrebbe ricadere su via Polese, sede storica del Mit.
Nel frattempo l’Arcigay di Bologna ha organizzato per questa sera al Cassero una serata tutta incentrata sulla vita di Marcella di Folco. In programma, tra le altre cose, la proiezione di un video con le testimonianze e le parole di chi l’ha conosciuta e ne porta avanti l’attività.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it, di Giulia Zaccariello
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