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lunedì 26 ottobre 2015

Lgbt: L’Associazione mondiale del medici condanna le cure per guarire le persone trans: «Definire il proprio genere è un diritto»

In questi giorni, a Mosca, si è riunita l’assemblea dell’Associazione mondiale del medici, con delegati provenienti da 60 paesi. Tra i temi affrontati, le nuove linee guida su come i medici dovrebbero trattare i pazienti transgender. Dal documento finale, emergono una sensibilità e un’attenzione alla salute mentale e fisica delle persone transessuali del tutto nuova rispetto al passato.

Per prima cosa i delegati hanno sottolineato la necessità di evitare qualsiasi cura che possa danneggiare le persone transessuali, perché – come ha dichiarato uno dei delegati – «La transessualità non è un disturbo. Ma bisogna impegnarsi affinché vengano realizzati trattamenti interdisciplinari, individuali e altamente professionali, dedicati alle persone transgender».

E nelle parole del presidente dell’Associazione mondiale del medici, Sir Michael Marmot, è evidente quanto ormai le questioni legate all’identità di genere non siano più considerate patologie psichiche da curare necessariamente con un intervento chirurgico, o con infinite sedute psichiatriche, ma definire il proprio genere è un diritto umano fondamentale:
"Condanniamo ogni forma di discriminazione, stigmatizzazione e violenza contro le persone transgender. Chiediamo misure legali adeguate per proteggere i loro diritti civili.
In quanto punto di riferimento, i medici dovrebbero utilizzare le loro conoscenze per combattere ogni tipo di pregiudizio in tal senso. Chiediamo alle associazioni mediche nazionali di intervenire per individuare e combattere ogni ostalo che impedisca alle persone transgender di essere assistite. Inoltre, è importante che i medici ricevano un’adeguata formazione in tutte le fasi della loro carriera per consentire loro di riconoscere ed evitare pratiche discriminatorie, e fornire un sostegno sanitario adeguato alle persone transgender."

fonte: http://www.lezpop.it/

mercoledì 9 settembre 2015

Lgbt: Cambiamento anatomico e anagrafico in Italia: ecco come fare

Superati i contrasti sul carattere necessario dell'intervento chirurgico; si semplifica il processo di scelta.
Così come non si sono inasprite le polemiche a seguito del registro unico sulle unioni civili, ricorrono oggi confini incerti in merito al cambiamento anatomico e anagrafico.

Un individuo può modificare il proprio genere anatomico e anagrafico (da maschile a femminile e da femminile a maschile, rispettivamente definiti male to female e female to male), seguendo le incerte disposizioni fissate dalla legge 14 aprile 1982, n. 164 - norme in materia di rettificazione di attribuzioni di identità, consistenti in passaggi giudiziari volti ad ottenere l'autorizzazione del giudice all'intervento chirurgico quando necessario e nella fase successiva con la finalità di ottenere la modifica anagrafica sui documenti di identità.

Le attuali ambiguità ruotano attorno alla portata del termine necessità (necessità dell'operazione chirurgica). In primis, risiedono dubbi interpretativi su una correlazione tra il termine necessità e il parametro finale oggetto di tutela da parte del nostro ordinamento giuridico. Ci si chiede, se debbano essere presi in considerazione i valori, le aspirazioni, il vissuto o altro della persona richiedente il mutamento anagrafico o i principi dell'ordinamento, quali la certezza dei rapporti giuridici e dei vari status.

Un'altra lacuna riguarda la mancata definizione del trattamento medico-chirurgico necessario e dei caratteri primari. Alla luce di ciò, potrebbe, infatti, considerarsi sufficiente la sola somministrazione di ormoni.

Diatriba tra la chirurgia necessaria e il concetto di centralità della persona
Sul punto della necessità dell'intervento chirurgico, la giurisprudenza si è scissa fra un orientamento maggioritario ed uno minoritario.
Il primo configura l'intervento chirurgico sui caratteri primari unica condizione per il percorso del cambiamento anatomico e anagrafico; il secondo, invece, inquadra il detto intervento nell'ambito operativo del principio di autodeterminazione, spettante unicamente alla persona richiedente.
L'operazione chirurgica è meramente eventuale.
Il minoritario seppur radicale orientamento emerge in particolar modo da due decisioni (Tribunale di Genova, sent. 5 marzo 2015 e Tribunale di Messina, sent. 4 novembre 2014); nella prima, mettendo in atto un interpretazione ermeneutica della legge 164 del 1982, è stata accolta la richiesta di modifica anagrafica da parte di una donna sottoposta alla sola terapia ormonale e operazioni chirurgiche su caratteri secondari, puntando sull'importanza preminente della libertà di scelta e della non coincidenza dell'identità umana con il mero apparato genitale, allargando il campo argomentativo con una violazione dell'art. 32 Cost., nonché del richiamabile principio in virtù del quale nessuno può essere sottoposto ad un qualsivoglia intervento di chirurgia senza la sua volontà.
Ed è proprio quest'ultimo assunto che regna alla base della seconda decisione indicata: è stata accolta la domanda di riassegnazione anagrafica in virtù del solo intervento di carattere ormonale, adducendo alle proprie motivazioni, la reale e non putativa situazione di pericolosità e di nocività che potrebbe verificarsi a carico e ai danni del fondamentale bene costituzionalmente garantito, la salute. Quando entrano in gioco contrapposti bilanciamenti di interessi, è utile fare un raffronto con l'orientamento di altri Paesi, così come è stato per il caso dell'adozione del figlio del partner in una coppia gay.

Recente svolta epocale della Cassazione
La Cassazione ha affermato che grazie all'apporto della psicologia, è dato riscontrare il riconoscimento dei diritti delle persone che scelgono di procedere per il cambiamento anatomico e anagrafico , le quali godono di una non prestabilita scelta del percorso conclusivo del mutamento e che dette caratteristiche inducono a ritenere che il mutamento sia una scelta immutabile, sia sotto il profilo della percezione soggettiva, sia sotto il profilo delle oggettive mutazioni dei caratteri secondari estetico - somatici ed ormonali.
fonte: Eliana Gaito http://it.blastingnews.com/

venerdì 29 maggio 2015

Lgbt Diritti: I transgender e la battaglia per cambiare nome

La comunità lgbt chiede una legge che permetta di poter aggiornare nome e sesso all'anagrafe senza l'intervento di sterilizzazione. E un parere di Palazzo Chigi e il dibattito in Cassazione sembrano aprire

La comunità transgender aspetta da tempo una legge che permetta di poter cambiare sesso e nome all'anagrafe senza l'obbligo di un intervento chirurgico di sterilizzazione: perché sul lavoro, negli uffici pubblici, in tante relazioni quotidiane se l'aspetto fisico è diverso dai dati dei documenti il rischio di discriminazione è molto alto.

Se il Parlamento sul punto è completamente fermo, pochi sanno che invece sulla questione qualche mese fa si è espresso Palazzo Chigi, con un parere sostanzialmente favorevole alle rivendicazioni delle associazioni: l'Atto di intervento del Presidente del consiglio è datato 30 dicembre 2014, è indirizzato alla Corte costituzionale (perché sul tema la Consulta è stata chiamata a pronunciarsi dal Tribunale di Trento, nell'agosto scorso), è stato redatto dall'Avvocatura generale dello Stato e controfirmato dall'allora sottosegretario Graziano Delrio.

Se da un lato quindi il governo Renzi prende posizione su un tema così delicato come quello del "gender", che crea contrasti nella sua stessa maggioranza, dall'altro, il 21 maggio scorso, si è aggiunto un altro importante tassello: il nodo della rettifica dei dati anagrafici delle persone transgender è arrivato per la prima volta in Cassazione, grazie al caso di Sonia Marchesi (sui documenti ancora Massimiliano), che si è vista rifiutare dal Tribunale di Piacenza e dalla Corte di Appello di Bologna la sua richiesta a essere iscritta come "Sonia" anche negli atti civili per il fatto che, pur avendo acquisito negli anni un'apparenza e una coscienza di sé come donna, non intende però operare i propri genitali, i cosiddetti "caratteri sessuali primari" (essendo definiti "secondari" altri tratti dell'aspetto fisico, dai seni agli zigomi, al timbro della voce, che contribuiscono a caratterizzare i i due sessi sul piano biologico e anatomico).

"LANCETTE FERME AGLI ANNI OTTANTA"
L'intervento della Presidenza del consiglio è stato allegato alla memoria difensiva del ricorso in Cassazione dall'avvocata di Sonia, Alessandra Gracis, a sua volta transgender e che difende una cinquantina di persone trans in diversi procedimenti giudiziari. Il documento firmato da Delrio si pronuncia sulla legge oggi in vigore, la 164 del 1982, interpretata storicamente e per prassi dai giudici con l'obbligo dell'intervento chirurgico per ottenere il cambio di sesso e di nome: tranne nel caso di alcune sentenze più recenti – tribunali di Roma, Siena, Rovereto e Messina – che invece hanno concesso la rettifica a prescindere dall'operazione ai genitali. Il governo si dichiara a favore di queste ultime interpretazioni, ritenendole più in linea con i tempi: "Si può, quindi, ritenere – recita il testo inviato dalla Presidenza del consiglio alla Consulta – che la nozione di identità sessuale non sia limitata ai caratteri sessuali esterni, ma possa essere determinata anche da elementi di carattere psicologico e sociale".

La pubblicazione della sentenza della Cassazione si attende a giorni, ma in udienza i magistrati sono apparsi abbastanza inclini ad accogliere le istanze di Sonia. La giudice relatrice, Maria Acierno, è la stessa che ha seguito il caso delle "due Alessandre": il 21 aprile scorso la Corte ha sentenziato che il vincolo coniugale contratto da Alessandra Bernaroli prima di cambiare sesso e nome, non viene annullato, e che quindi la donna resta a tutti gli effetti sposata con un'altra donna (la moglie si chiama anche lei Alessandra). La procuratrice generale, Francesca Ceroni, si è pronunciata per l'accoglimento della richiesta di Sonia, spiegando che a suo parere il giudice di Bologna che le ha negato la rettifica all'anagrafe "ha fermato le lancette ai primi anni Ottanta".

"NON SI PUO' RIVENDICARE UN TERZO GENERE"
"Il Tribunale di Piacenza ci aveva liquidate senza neanche ordinare delle perizie – spiega l'avvocata Gracis, che assiste Sonia Marchesi insieme al legale di Rete Lenford, Francesco Bilotta – All'appello di Bologna, al contrario, il giudice ha chiesto due consulenze tecniche d'ufficio, a un'endocrinologa e a una psicologa. Le conclusioni di queste perizie sono state a nostro favore: hanno riconosciuto entrambe che nonostante Sonia non si sia sottoposta a intervento chirurgico, è a tutti gli effetti una donna".

Eppure, nonostante questo, il giudice ha respinto la richiesta: questo perché in uno dei due pareri era scritto che dopo anni di terapia ormonale "l'azzeramento dell'attività testicolare" era "quasi completo", e che le caratteristiche femminili di Sonia erano "per lo più irreversibili". Inferendo da queste espressioni che la transizione non era completa al 100 percento, la Corte d'appello ha quindi motivato il rigetto spiegando che Sonia avrebbe potuto in futuro compiere il percorso inverso, sentendosi legittimata a ritornare maschio, e che non si può riconoscere il diritto "alla rivendicazione di un un terzo genere", fatto della "combinazione dei caratteri sessuali primari e secondari dei due generi".

La Pg della Cassazione Ceroni ha smontato l'interpretazione del giudice bolognese: "La teoria del terzo genere – ha spiegato – si basa sull'erroneo presupposto che l'identità di genere sia legata solo alle caratteristiche sessuali, e non anche a quelle psichiche, al contesto sociale e culturale, al diritto di autodeterminazione della persona". A proposito, la Pg ha citato due importanti sentenze europee: la Risoluzione 2048 (aprile 2015) “Discrimination against transgender people in Europe” dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, e la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo , che lo scorso marzo ha censurato la scelta della Turchia di imporre la sterilizzazione chirurgica a una persona transessuale FtM (in transizione da donna a uomo) che chiedeva di poter cambiare i documenti senza doversi operare.

Sia il Consiglio d'Europa che la Corte dei diritti di Strasburgo hanno posto alla base delle proprie decisioni il diritto all'autodeterminazione e quello alla salute, all'integrità psichica e fisica della persona. Principi sanciti anche dalla nostra Costituzione, agli articoli 2 e 32, come viene ricordato nella memoria in difesa di Sonia.
E la procuratrice Ceroni, dando infine parere per l'accoglimento della richiesta della donna transessuale (che ha sempre nominato al femminile), ha concluso con una citazione letteraria: "Come diceva Simone de Beauvoir: donne non si nasce, lo si diventa".
fonte: Articolo di Antonio Sciotto http://espresso.repubblica.it/attualita/2015/05/25/news/i-transgender-e-la-battaglia-per-cambiare-nome-1.214409

mercoledì 25 febbraio 2015

Lgbt: Messina, cambiare sesso: una sentenza apre la strada alle rivendicazioni delle persone trans?

Da uomo a donna, la carta d’identità supera le distinzioni di genere.
Il tribunale di Messina, infatti, con la sentenza del giudice Corrado Bonazinga emessa nel novembre del 2014, ha creato un precedente in merito al “diritto ad una diversa identità di genere”, scisso dal sesso biologico.

E se la battaglia legale si è rivelata difficile, la battaglia politica viene rilanciata adesso dall’Arcigay cittadina e nazionale.
Tale realtà, accogliendo la sentenza definita “storica”, incalza la classe dirigente, indicando come le aule di giustizia abbiano già preso atto delle avvenute trasformazioni della società contemporanea.
Fonte http://www.strettoweb.com/2015/02/

venerdì 6 febbraio 2015

Lgbt Torino: In Comune le persone transessuali avranno sul cartellino il nome corrispondente all’aspetto

La Città ha accolto la richiesta avanzata in novembre dalle associazioni glbt nella Giornata che ricorda le vittime della transfobia in Italia e nel mondo

Ancora un primato torinese sul fronte dei diritti: a seguito degli accordi presi in occasione della Trans Freedom March del 22 novembre scorso e dopo il convegno sulle prospettive di riforma della legge n. 164 del 1982 sul cambiamento di sesso, la Città di Torino ha introdotto per le persone transgender, dipendenti comunali, la possibilità di avere un tesserino identificativo consono al genere d’elezione.
In pratica, in tutti gli uffici comunali le persone in transizione potranno, d’ora in avanti, avere il nome corrispondente all’aspetto e vivere così la propria identità di genere anche sul luogo di lavoro.

«Non è solo una norma formale», sottolinea Christian Ballarin, responsabile di SpoT (Sportello Transgender). «Questa novità andrà a incidere sulla qualità della vita delle persone, non solo trans, perché un lavoratore sereno - prosegue Ballarin - offrirà un servizio migliore. Come già l’Università di Torino e altri atenei che hanno seguito l’esempio torinese, anche il Comune, grazie agli assessori Ilda Curti e Gianguido Passoni, ha deciso di offrire uno spazio di libertà e autodeterminazione».

Anche Alessandro Battaglia, coordinatore del Torino Pride glbt, ringrazia «la tenacia e la costanza dell’assessore Curti: questa novità rende la nostra Città ancora più attenta ed inclusiva per tutte e tutti. Si tratta di una decisione epocale anche se legata al solo luogo di lavoro in quanto la legge italiana, ad oggi, nonostante alcune recenti sentenze lascino intravedere la possibilità che le cose possano cambiare, non permette il cambio del nome prima degli interventi chirurgici».
fonte: di Maria Teresa Martinengo-http://www.lastampa.it/2015/02/05/cronaca/in-comune-le-persone-transessuali-avranno-sul-cartellino-il-nome-corrispondente-allaspetto-3iZlDYticfMTuXhHa2V05N/pagina.html

venerdì 30 gennaio 2015

Lgbt: Firma questa petizione sarà consegnata al Presidente degli Stati Uniti - Enact Leelah's Law to Ban Transgender Conversion Therapy

Transgender Human Rights Institute
On Sunday, December 27, 2014, Leelah Alcorn a 17 year old transgender youth wrote a suicide note, posted it on Tumblr and then walked out to a highway and out in front of a semi-truck tragically ending her life. In her last post, Leelah explained how her parents had forced her to attend conversion therapy, pulled her out of school and isolated her in an attempt to change her gender identity. One of the last things Leelah wrote is as follows:

"My death needs to be counted in the number of transgender people who commit suicide this year. I want someone to look at that number and say “that’s fucked up” and fix it. Fix society. Please.“ -Leelah Alcorn

A QUESTO LINK PUOI FIRMARE E FAR FIRMARE QUESTA PETIZIONE:
https://www.change.org/p/president-of-the-united-states-enact-leelah-s-law-to-ban-transgender-conversion-therapy


In the pursuit of honoring Leelah's last request we the petitioners call upon the President of the United State- Barack Obama, and the Leadership of the House and Senate to immediately seek a pathway for banning the practice known as 'transgender conversion therapy'. We ask that you name the bill in memory of Leelah as the Leelah's Alcorn Law and protect the lives of transgender youth.

'Conversion therapies' have been documented to cause great harms and in this case, Leelah's death. Therapists that engage in the attempt to brainwash or reverse any childs gender identity are seriously unethical and legislation is needed to end such practices immediately. Transgender youth have one of the highest suicide rates in the nation. We must not allow therapists to increase those rates with therapy methodologies that have been demonstrated in harming trasngender youth.

All major psychological associations speak to the heart of harms that can happen to transgender youth when attempting to discriminate and change their gender identity.

From the American Association of Pediatrics
“According to the study, "Characteristics of Children and Adolescents with Gender Identity Disorder Referred to a Pediatric Medical Center," in the March 2012 Pediatrics (published online Feb. 20), gender-dysphoric children who do not receive medical treatment or counseling for GID can be at high-risk for certain behavioral and emotional problems, including psychiatric diagnoses. Of 97 patients younger than 21 years who met the criteria for GID, 44 percent had a prior history of psychiatric symptoms, 37 percent were taking psychotropic medications, and 21.6 percent had a history of self-mutilation and suicide attempts.”

From the American Psychological Association:
“APA calls upon psychologists in their professional roles to provide appropriate, nondiscriminatory treatment to transgender and gender variant individuals and encourages psychologists to take a leadership role in working against discrimination towards transgender and gender variant individuals.”

From the National Association of Social Workers:
“People seek mental health services for many reasons. Accordingly, it is fair to assert that lesbians and gay men seek therapy for the same reasons that heterosexual people do. However, the increase in media campaigns, often coupled with coercive messages from family and community members, has created an environment in which lesbians and gay men often are pressured to seek reparative or conversion therapies, which cannot and will not change sexual orientation. Aligned with the American Psychological Association’s (1997) position, NCLGB believes that such treatment potentially can lead to severe emotional damage. “

From the American Counseling Association:
Standard A.1.a. ("Primary Responsibility"), states that "the primary responsibility of counselors is to respect the dignity and to promote the welfare of clients." Referring a client to a counselor who engages in a treatment modality not endorsed by the profession and that may, in fact, cause harm does not promote the welfare of clients and is a dubious position ethically. This position is supported by Standard A.4.a. ("Avoiding Harm"), which says, "Counselors act to avoid harming their clients, trainees and research participants and to minimize or to remedy unavoidable or unanticipated harm."

Please consider sharing and signing this petition. Together we can make the world a safer place for transgender youth everywhere.
A QUESTO LINK PUOI FIRMARE E FAR FIRMARE QUESTA PETIZIONE:
https://www.change.org/p/president-of-the-united-states-enact-leelah-s-law-to-ban-transgender-conversion-therapy

FONTE https://www.change.org/

mercoledì 14 gennaio 2015

Lgbt Trans: Il Mit ricorre alla Consulta contro la “sterilizzazione forzata”

Bologna, 13 gen. – Dopo la campagna “Un altro genere è possibile” il Mit (http://www.mit-italia.it/) ha deciso di portare alla Corte Costituzionale il ricorso contro l’obbligo dell’intervento chirurgico per le persone trans che desiderano cambiare il genere sulla carta d’identità.

Ad aprire la strada al ricorso, spiega Cathy La Torre avvocata e vicepresidente del Mit, è stata l’ordinanza 228/2014 del Tribunale di Trento che ha sollevato la questione di costituzionalità sull’obbligo dell’operazione chirurgica prevista dalla legge 164 del 1982 “in materia di rettificazione di attribuzione di sesso”. L’imposizione di un intervento chirurgico, dice l’ordinanza, potrebbe essere lesivo del diritto alla salute (“sia il trattamento ormonale sia la RCS, sono – notoriamente – molto rischiosi per la salute umana” si legge) e dello stesso diritto a scegliere la propria identità di genere, previsto dalla legge 164.

A QUESTO LINK LA REGISTRAZIONE DELL'INTERVISTA A Cathy La Torre - Vicepresidente Mit
http://www.radiocittadelcapo.it/archives/trans-mit-consulta-sterilizzazione-forzata-154566/

Il Mit ha quindi deciso di aderire a quella interpretazione del Tribunale di Trento raccontando le storie di persone trans che, avendo rifiutato l’operazione, si trovano spesso in situazioni difficili o imbarazzanti perché i documenti non rispecchiano il loro aspetto esteriore. I problemi possono accedere alle frontiere, in aeroporto, alla posta per il ritiro di una raccomandata, racconta Cathy La Torre.

I tempi in cui verrà analizzata la questione dipendono ora dalla Corte Costituzionale, ma La Torre è ottimista. La Consulta ha già dimostrato in passato di avere una certa sensibilità sul tema. C’è il precedente del caso Bernaroli, nel quale La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che annulla le nozze se uno dei due coniugi cambia sesso.
fonte http://www.radiocittadelcapo.it di Damiana Aguiari/Immagine della campagna “Un altro genere è possibile“

giovedì 30 ottobre 2014

Lgbt: Danimarca cambiare genere sui documenti senza l’obbligo del chirurgo

A partire dal 1° settembre, in Danimarca, le persone trans che vorranno modificare la definizione di genere riportata nei loro documenti d’identità non saranno più tenute a sottoporsi a invasivi interventi chirurgici per cambiare il sesso.

Il Parlamento del paese scandinavo, infatti, ha introdotto una legge in base alla quale sarà sufficiente la sola autocertificazione del soggetto interessato. Gli unici requisiti richiesti saranno un’età minima di 18 anni e un periodo di sei mesi di attesa durante il quale gli interessati verranno invitati dagli psicologi a ponderare ulteriormente la loro scelta.

Con questa decisione la Danimarca diventa la nazione europea con la legislazione più avanzata in tema di cambiamento legale del genere nel quale ci si identifica.
Fino ad oggi – sottolineano le organizzazioni LGBT – solo l’Argentina aveva una normativa simile.
fonte http://www.west-info.eu/it/di Ivano Abbadessa

Lgbt: Daria Bignardi ai microfoni di “Oltre le Differenze” focus anche sulla transessualità tra piccoli riconoscimenti e vuoti legislativi, venerdì 31 ottobre

Venerdì 31 ottobre focus anche sulla transessualità tra piccoli riconoscimenti e vuoti legislativi con la testimonianza di Vittoria Agnese e il parere dell’avvocata Cathy La Torre

Sarà la scrittrice, giornalista e conduttice tv Daria Bignardi ad aprire la puntata di “Oltre le Differenze”, il format radiofonico di informazione sul mondo gay, lesbico, bisex, transessuale e queer, condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini, venerdì 31 ottobre alle 21 su Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50, 99.10 o diretta online dal sito www.antennaradioesse.it) e in replica sabato 1° dalle ore 15.

Daria Bignardi dal programma tv di La7 “Le invasioni barbariche” ai microfoni di Oltre le Differenze per presentare il suo nuovo libro "L'amore che ti meriti" edito da Mondadori, quarto romanzo dell’autrice ferrarese in cui si racconta di segreti, amori, famiglie, indagini… e la giornalista approfitterà anche per parlare di tutti gli amori e di diritti civili. Daria Bignardi sarà inoltre a Pienza sabato 1 novembre alle 18 nell’ambito del Caffeina Festival, intervistata da Luca Sofri.

Approfondimento poi sul mondo transessuale, in particolare sulla battaglia per la rettifica del sesso anagrafico senza ricorso all’intervento chirurgico
in favore delle persone intrappolate in un corpo dal genere biologico diverso da quello psicologico. Ascolteremo la testimonianza di Vittoria Agnese, studentessa catanese che ha ottenuto il cambio di nome sul libretto universitario e il parere di Cathy La Torre, avvocata esperta in materia nonché vice-presidente del MIT di Bologna.
Non mancheranno i consigli su libri, serie tv, eventi lgbt e moda nella rubrica Rainbow Life Style.

E' sempre possibile interagire con la redazione del programma attraverso la mail redazione.oltreledifferenze@gmail.com, la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com.
fonte Redazione OLTRE LE DIFFERENZE

venerdì 30 maggio 2014

Lgbt USA: Laverne Cox, prima transgender sulla copertina del Time

La donna, nota per un ruolo in una serie Tv, viene presentata come simbolo della «prossima rivoluzione dei diritti civili»

Si chiama Laverne Cox è la prima transgender a finire sulla copertina del Time. La Cox è un'attrice statunitense apparsa prima come concorrente nella prima stagione del reality «Voglio lavorare per Diddy», al fianco di Puff Diddy, e poi diventata nota per il ruolo di Sophia Burset nella serie in onda su Netflix «Black is the new orange».

La donna, che è anche produttore televisiva e vicina al movimento LGBT americano, è stata scelta dal magazine come simbolo della prossima rivoluzione dei diritti civili americani, quella dei transgender: «Un anno dopo la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso», si legge sul sito di Time, «un altro movimento sociale sfida gli stereotipi radicati nella società».
fonte http://www.vanityfair.it/ foto ©Ap Images

sabato 5 aprile 2014

Lgbt: Transessuali e ospedali, la vergogna dello Stato italiano che non riconosce il sesso di elezione della persona ricoverata

La notizia ci arriva da un comunicato congiunto di Arcigay Napoli e Salerno.
E riguarda il calvario che le persone transessuali subiscono quando vengono ricoverate in ospedale. La loro dignità è calpestata senza se e senza ma. Ecco quanto accaduto in un ospedale partenopeo qualche giorno fa.


“Una donna transessuale – si legge nel comunicato- è ricoverata per un ictus da diversi giorni presso l’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, e come accade sempre in questi casi, è ricoverata in un reparto maschile. E’ lancinante lo sconcerto per il disorientamento che si legge negli occhi di questa persona, costretta, da norme che non riconoscono il suo corpo ma solo un nome su un documento non ancora “normalizzato”, a subire un sopruso di fronte al quale siamo impotenti.

Invochiamo il rispetto della dignità di questa persona, ed allo stesso tempo ci chiediamo se sia ancora possibile che si debba intervenire, ogni volta, confidando nel buon cuore e nella disponibilità del responsabile di reparto di turno.
Chiediamo che si intervenga affinchè sia regolamentato l’accesso alle strutture sanitarie pubbliche per le persone transessuali con documenti non ancora corrispondenti alla loro identità, attesa anche l’incredibile complessità delle procedure previste dalla legge vigente per la riattribuzione anagrafica. Sono procedure che prevedono tempi lunghissimi, un doppio procedimento giudiziario, e l’obbligo della sterilizzazione preventiva, con liste d’attesa oramai proibitive nei nostri ospedali.

Alcune amiche assistono la ricoverata, mettendo una coperta tra lei e gli uomini con cui condivide la stanza, mentre il personale sanitario la spoglia per le operazioni di pulizia.
Questo è rispetto? Al momento la paziente non è in grado di intendere e rispondere, nemmeno ha l’uso della parola. È sola da diversi giorni, abbandonata a se stessa in un reparto maschile Ancora solitudine e sofferenza.
Importante è averla trovata (D.L. Falanga). Manlio Converti ha segnalato un altro caso, quello di Claudia, ricoverata dopo essere stata aggredita in piena notte. Claudia è stata ricoverata in un reparto maschile, chiamata con nome maschile, trattata come se la sua persona non ci fosse.

“Quanti e quante di noi – sottolineano dall’Arcigay- trovandosi in ospedale, per emergenza o procedure legate alla transizione, si sono sentit* ferit* e pres* in giro, anche in quei reparti dove le persone transessuali ci sono ogni giorno?
Quanti uomini FtM, per affrontare l’isterectomia, si sono visti mettere in isolamento in una stanza di ginecologia e sono stati invitati a non vagare per i corridoi, essendo un reparto femminile che ospita un uomo?
Per l’organizzazione mondiale della sanità salute significa: stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia.
Lo stato ci nega i documenti. La sanità ci nega la dignità.
E’ ora di dire basta. Siamo persone, non oggetti in riparazione da tenere nascosti”.


Per dire basta a questo stato di cose Michela Angelini di Livorno ha lanciato in rete una petizione di firme per una proposta di legge da presentare al presidene del Senato Piero Grasso.

Eccone il contenuto:
Mi chiamo Michela e sono una donna nata maschio. Vivo come donna da ormai tre anni e ho una relazione stabile con un ragazzo che ha fatto il percorso inverso al mio (da donna a uomo) che è anche un ottimo genitore.

Abbiamo una vita tranquilla e felice, finché non abbiamo necessità di utilizzare i nostri dati anagrafici.In Italia, infatti, per cambiare l’indicazione di sesso e nome sui documenti viene richiesto un lungo e costoso iter medico e giuridico che può durare anche 6 anni e che troppo spesso viene concesso solo dopo l’avvenuta sterilizzazione chirurgica.
Durante questo periodo è inevitabile l’obbligo di convivere per anni con l’aspetto desiderato ma con documenti che non ci rappresentano più, con inevitabili problemi e continue violazioni della privacy.Io, come tante altre persone transessuali, non ho intenzione di subire mutilazioni genitali, perché sono in perfetta sintonia con il mio corpo attuale.
Io, come tante persone transessuali, sono stanca di perdere tempo, energie e soldi per colpa di una legge scritta 32 anni fa, che nessuno intende rinnovare.
In questi anni me ne sono capitate diverse, la più frequente è il dover spiegare perché sui documenti che mostro c’è un nome maschile quando pago con la carta di credito, quando ritiro le analisi, quando passo un check-in, quando mi intestano una fattura, ritiro un pacco o prelevo dei soldi allo sportello delle poste e, ovviamente, tutti i presenti ne vengono così a conoscenza.

Sono veterinaria, quanti clienti avrei timbrando ogni prescrizione e ogni fattura con un nome ed un codice fiscale maschili?
Quanti colloqui di lavoro sono stati bruciati dall’essere transessuale?
Qualche mese fa ho superato ben tre selezioni, con tanto di complimenti da parte dell’ultimo esaminatore.
Nessuno aveva pensato di chiedermi i documenti.
Quando sono stata obbligata a svelarmi come donna transessuale sono iniziate le scuse e il lavoro è andato a qualcun altro.
Quanto tutto questo incide sulla transfobia che porta l’Italia ad essere il primo paese in Europa per omicidi di persone transessuali?
Quanto tutto questo incide sui suicidi e sull’isolamento che quotidianamente avvengono nel nostro paese?
Per garantire dignità ed inserimento sociale alle persone transessuali e transgender e per vietare gli interventi mutilativi sui neonati nati intersessuali, chiedo alla Presidente della Camera Laura Boldrini e al Presidente del Senato Pietro Grasso che tale proposta venga celermente avviata all’iter di approvazione e convertita in legge.

Per firmare basta cliccare su questo link:
https://www.change.org/it/petizioni/per-l-approvazione-di-una-legge-che-tuteli-le-persone-transessuali
Noi di NEWS DAL MONDO LGBT abbiamo firmato!..Che tu sia etero gay o lesbica anche la tua firma è importante....
fonte http://www.unavoceperledonne.it By Viviana Pizzi

lunedì 20 gennaio 2014

Lgbt Libri: "DIRITTI IN TRANSITO. LA CONDIZIONE GIURIDICA DELLE PERSONE TRANSESSUALI" di Anna Lorenzetti

Come cantava Fabrizio De Andrè in ‘Smisurata preghiera’ c’è “chi viaggia in direzione ostinata e contraria col suo marchio speciale di speciale disperazione e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità”.

È di questa umanità (o, meglio, della verità ultima che c’è nell’umanità di ognuno di noi) di cui discute Anna Lorenzetti nel percorso di analisi che emerge dalla sua brillante monografia ‘Diritti in transito. La condizione giuridica delle persone transessuali’, di recente pubblicazione presso Franco Angeli.

Già il titolo dice molto: racconta della complessità di tale condizione, che si presta a molteplici letture testuali e semantiche. Così se i diritti sono di per sé materia viva, magmatica, mai vinta; i diritti delle persone transessuali, proprio per la loro condizione, divengono il paradigma di una transizione non conclusa, ancora da realizzare e che necessità di essere sedimentata nel sentire sociale e nel contesto giuridico.

Al contempo – come scrive l’Autrice – è proprio la stessa condizione della persona transessuale a far sì che i diritti che la riguardano vengano a proporsi come transitori, dovendosi adattare alla situazione di disallineamento fra genere, ossia la percezione che un individuo ha del proprio sé in quanto uomo o in quanto donna, e il sesso, cioè il dato biologico e cromosomico per cui convenzionalmente gli individui sono contrassegnati come maschi o come femmine.

Senza lasciare spazio alla poesia, l’Autrice ci offre un vivido affresco, a volte a tinte forti, della situazione di conflitto, anomala e speciale, che spesso comporta sensazioni di vulnerabilità, umiliazione e angoscia, in cui si vengono a trovare le persone transessuali annullate, appiattite dal conformismo sociale. Una condizione questa che necessita forza e tenacia (“direzione ostinata e contraria”) per veder affermati i propri diritti fondamentali (il cd. ‘caso Bernaroli’ ne è l’emblema).

Dalla lettura del volume si comprende inoltre l’inedita stratificazione di saperi, trasversale ai vari settori del diritto, che caratterizza la materia trattata: laddove, pur principiando e svolgendosi l’analisi entro le coordinate della scienza costituzionalistica, l’Autrice non dimentica di approfondire tutti i settori (salute, lavoro e famiglia) in cui il diritto si intreccia con il prisma esistenziale che è espressione della ‘nuda vita’ delle persone ‘in transito’.

Quello descritto dalla Lorenzetti è quindi un diritto prospettico che «uniforme nei suoi enunciati, anche se cangiante nell’interpretazione e nella concreta applicazione, sta al centro delle correnti evolutive che fanno nascere, maturare e tramontare atteggiamenti e credenze, e mentre anticipa e trascina i più lenti e vischiosi vortici del fiume, è anticipato e trascinato dal flusso del più vivace costume» (P. Zatti, Familia, Familiae – Declinazioni di un’idea. I. La privatizzazione del diritto di famiglia, in Familia, 2002, I, 11).

Al contempo il suo approccio alla tematica sembra ispirarsi a quel “diritto dal basso” che proprio Paolo Cendon ha teorizzato, laddove la protezione dei soggetti deboli è affidata più alle forme flessibili del diritto giurisprudenziale (dal basso) che non agli archetipi legislativi e codicistici (dall’alto) o ancora a quel “costituzionalismo dei bisogni”, proposto da Stefano Rodotà, che fa della lotta per i diritti l’unica vera grande narrazione del millennio appena iniziato.

Ma si tratta di suggestioni o di letture che aggiungono significati ad uno studio già di per sé ricco, e di cui – sono certo – l’Autrice rivendicherebbe fortemente l’impronta e il metodo proprio essenzialmente del diritto costituzionale, sia nell’approccio ai temi affrontati che nel rilievo conferito al dato normativo.

Rivendicazione che peraltro è espressione anche di appartenenza ad una ‘scuola’, quella costituitasi attorno a Barbara Pezzini, che dei temi dell’uguaglianza, declinata attraverso l’analisi di genere, del diritto alla salute sino ai cd. ‘nuovi diritti’ (dal matrimonio omosex al biodiritto) ha fatto oggetto di percorso collettivo di analisi critica volto ad esplorarne le frontiere.

Concludendo, come De Andrè in ‘Princesa’, anche la Lorenzetti analizza, con rigore, una condizione drammatica (Fernando è una donna nata con il corpo da uomo), racchiudendo nelle parole ‘miti’ della nostra Costituzione l’intera vita di persone reali, la loro fuga da una realtà bigotta, il sogno di una femminilità completa, le speranze prima nella chimica e poi nel bisturi, la ribellione/contraddizione di un corpo maschio che diventa corpo femminile. Tutto ciò è reso attraverso una narrazione chiara e piacevole, che rifugge dai dogmatismi dell’accademia per accostarsi alla concretezza della vita vissuta.

"Diritti in transito. La condizione giuridica delle persone transessuali"
di Anna Lorenzetti, Franco Angeli Editore
fonte http://www.personaedanno.it/Rossi Stefano

venerdì 10 gennaio 2014

Lgbt: L'Andalusia, primo territorio d'Europa ad approvare una legge contro la discriminazione dei transessuali

Il 12 dicembre 2012, il Parlamento Europeo aveva raccomandato agli Stati dell'Unione di modificare le leggi per evitare la discriminazione delle persone transessuali e per depatologizzare la transessualità; aveva proposto, come modello di riferimento la legge argentina, che dal 2012 è l'unica al mondo che riconosce l'autonomia dei transessuali, anche minorenni.

Un anno dopo, l'Andalusia sarà la prima regione dell'Europa ad approvare il Progetto di Legge integrale di non discriminazione per motivi di identità di genere e di riconoscimento dei diritti delle persone transessuali. Il progetto arriverà in Parlamento la prossima settimana e diventerà legge, seguendo l'iter parlamentare, in quattro o cinque mesi.

Il quotidiano digitale eldiario.es, spiega bene quali sono gli obiettivi della legge andalusa e quello che succederà dopo la sua approvazione: http://www.eldiario.es/andalucia/Claves-andaluza-transexualidad-vanguardia-europea_0_196680636.html

La legge intende "garantire il diritto delle persone che manifestano socialmente un'identità di genere diversa da quella del sesso assegnato alla nascita, a ricevere un'attenzione integrale e adeguata alle loro necessità sociali, mediche, giuridiche, lavorative ed educative, tra le altre, in effettive condizioni di uguaglianza e senza discriminazioni rispetto al resto della cittadinanza".

Le Amministrazioni Pubbliche andaluse, con la collaborazione delle associazioni delle persone transessuali, dovranno "disegnare e valutare sistematicamente una politica pro-attiva per la migliore integrazione sociale, con una particolare attenzione alle donne transessuali, come collettivo a rischio di accumulare molteplici cause di discriminazione. Dovranno anche sviluppare programmi di sensibilizzazione e di capacità per il loro personale, in modo da evitare atteggiamenti discriminatori, pregiudizi e imposizione di stereotipi in relazione all'espressione della propria identità di genere; lanceranno campagne di sensibilizzazione dirette al pubblico in generale".

Cambierà, soprattutto, il trattamento nei centri sanitari. Le associazioni transessuali chiedevano che la transessualità fosse depatologizzata, cioè non venisse più considerata una malattia mentale. E con la nuova legge i transessuali avranno i trattamenti "a cui hanno accesso tutti i cittadini (ormoni, inibitori per i minorenni, operazioni chirurgiche…), senza dover superare le valutazioni a cui finora erano sottoposti.

Il Servicio Andaluz de Salud (SAS) garantirà ai transessuali di non essere segregati nell'accesso ai servizi comuni di attenzione primaria, includendo i trattamenti legati allo sviluppo puberale dei minorenni e ai servizi di attenzione specializzata più vicini, in particolare endocrinologia e chirurgia generale".

Inoltre, "nessuna persona potrà essere adesso obbligata a sottomettersi ad alcuna forma di trattamento, procedimento medico o esame psicologico per cercare di trattare o determinare la sua identità di genere".

Dunque, si garantirà in questo modo "l'autonomia responsabile del paziente-utente transessuale davanti ai prestatori di servizi sanitari, superando definitivamente l'anacronismo come le terapie 'curative' o il cosiddetto 'test o esperienza di vita reale'".

Con questa legge saranno decentralizzate tutte le cure a eccezione di quelle specializzate, come le chirurgie di ricostruzione genitale, che saranno eseguite sempre nell'Hospital Carlos Haya di Málaga. I trattamenti ormonali saranno invece decentalizzati nei centri di salute della regione.

La nuova legge stabilisce anche l'inclusione dei transessuali nei piani di lavoro diretti ai collettivi con particolari difficoltà di accesso all'impiego. Il 54% dei transessuali spagnoli è infatti disoccupato e per molti di loro, impossibilitati a trovare lavoro, soprattutto se immigrati, la prostituzione è l'unica soluzione possibile.

Per evitare la discriminazione la nuova legge faciliterà la documentazione amministrativa provvisoria, che sarà gratuita, in attesa del cambio del sesso e del nome e in nessun caso saranno richiesti documenti medici.
La legge dovrebbe essere approvata entro maggio o giugno.
fonte http://rottasudovest.blogspot.it

martedì 3 dicembre 2013

Lgbt: Diritti Trans, un'altra legge è possibile

La proposta, che dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014, presenta elementi di assoluta novità tra cui quella legata al cambio di nome: i transessuali avranno diritto alla modifica anagrafica senza l'obbligo di un intervento chirurgico

Roberta ha tentato per ben due volte di ottenere dal tribunale il cambio di sesso e il diritto a un nuovo nome. Nulla da fare, il giudice le chiede sempre la stessa cosa: prima deve operarsi completamente, rimuovere i suoi organi genitali maschili. Roberta è nata in un corpo da uomo, nel suo percorso si è riconosciuta transessuale e ha compiuto un complesso iter, fatto di psicanalisi e terapia ormonale, per poter diventare quello che si è sempre sentita: una donna.

Come tante donne e uomini che percorrono questo stesso cammino, però, alla fine ha deciso che se il suo seno, il suo corpo, la sua voce, dovevano essere femminili, l'”ultima tappa”, quella di decostruire il pene per farne una vagina, non doveva essere compiuto: lei sta bene così.
E qui arriva l'intoppo: la legge italiana, a differenza ad esempio di quella inglese o spagnola, in questo caso non permette la modifica del sesso e del nome all'anagrafe. Se si conservano gli organi genitali originari, si dovranno mantenere anche i vecchi documenti, andando così incontro a moltissimi problemi nelle relazioni sociali quotidiane e sul lavoro.

In occasione del Trangender Day of Remembrance, che cade il 20 novembre, a Roma si è tenuta una fiaccolata in ricordo delle vittime della transfobia: dal 2008 al 2012 sono state 1123 le persone trans uccise nel mondo, 20 delle quali in Italia (dati Transgender Europe ). E se sul lavoro, secondo una ricerca Arcigay del 2011, gli omosessuali sono trattati iniquamente (19%) o addirittura licenziati (4,8%) per il loro orientamento, queste percentuali salgono rispettivamente a oltre il 50% e al 25% per chi è trans. Ecco perché è urgente aggiornare la normativa.

In realtà la legge – si tratta della 164 del 1982, ai tempi una conquista storica del movimento transessuale – non prescrive esplicitamente che ci si debba operare per accedere alla modifica anagrafica, ma la sua ambiguità ha lasciato spazio a una prassi ormai consolidata, anche nelle interpretazioni dei giudici, per cui di fatto quel passaggio diventa obbligato.

Finora, normalmente, la trafila è stata sempre questa: chi si riconosce come transessuale intraprende prima il percorso psicologico e ormonale, poi chiede al giudice l'autorizzazione per operare gli organi genitali, e infine avanza la domanda per il cambio del sesso e del nome. Regole applicate anche nel caso di Roberta, prima dal tribunale di Piacenza, e poi dalla corte di Appello di Bologna: quindi ora lei confida nel ricorso in Cassazione. C'è stata però una sentenza controcorrente, al tribunale di Roma, che nel 2011 ha riconosciuto a un'altra persona transessuale il diritto alla modifica anagrafica senza la necessità di un intervento chirurgico. Questa sentenza ha dato una speranza al movimento transex, che adesso – con una campagna in partenza a giorni, e una serie di proposte di legge sostenute da un intergruppo parlamentare Pd, Sel e M5S - chiede il riconoscimento dei propri diritti.

La campagna, lanciata dal Mit ( Movimento identità transessuale ), si chiama “Un altro genere è possibile”. Nel 2012, secondo l' Onig , Osservatorio nazionale identità di genere, in Italia ci sono stati circa 120 interventi chirurgici per il cambio del sesso, e probabilmente un numero analogo è stato chiesto da nostri connazionali a strutture estere (non esiste un registro nazionale istituzionale, i dati sono raccolti empiricamente).

“Ci sono però tanti e tante transessuali che non fanno questa operazione liberamente, ma si vedono costretti per ottenere il cambio anagrafico, in modo da sfuggire a discriminazioni sociali pesanti, prima di tutto sul lavoro - dice Cathy La Torre, vicepresidente del Mit - Altri non se la sentono di violare il proprio corpo, e rimangono in un limbo, scontrandosi con gli impedimenti della legge e della giustizia, rinunciando di fatto per disperazione.

A tutte queste persone di contattarci, di fare pressione insieme per cambiare la legge. Ci possono scrivere a questo indirizzo: unaltrogenerepossibile@gmail.com”.

La proposta di legge su questo tema dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014: cammina accanto a quella su omo e transfobia (purtroppo stravolta nell'approvazione alla Camera e aspramente contestata dalle associazioni, al momento in commissione Giustizia del Senato) e a quella sui matrimoni civili.

E' stata elaborata con la consulenza della Rete Lenford (Associazione di avvocati per i diritti Lgbti), e presenta elementi di assoluta novità: innanzitutto non si dovrà più passare per il giudice, sia per l'intervento chirurgico che per il cambio all'anagrafe. Qualsiasi transessuale che possa dimostrare di aver compiuto il percorso psicologico e ormonale, avendo cambiato i suoi caratteri sessuali secondari ma non obbligatoriamente quelli primari (cioè aspetto esteriore, voce, magari il seno, ma non i genitali), potrà avanzare domanda al prefetto, seguendo un iter amministrativo che potrà condurre al cambio di sesso e di nome su tutti i documenti: dal codice fiscale alla patente, fino ai duplicati della laurea o di altri titoli, senza che si conservi traccia della sua vecchia identità.
E poiché spesso il processo di transizione è lungo, la domanda per il cambio del nome potrà essere avanzata anche prima e autonomamente rispetto a quella del cambio sesso, in modo da evitare discriminazioni per la non corrispondenza tra i documenti e l'aspetto esteriore.

Altro punto importante: il cambio del sesso non dovrà comportare più, come invece prescritto dalla legge del 1982, lo scioglimento del matrimonio. Le corti costituzionali di Germania e Austria, ad esempio, hanno già dichiarato incostituzionale lo scioglimento di un matrimonio che avvenga solo per il cambiamento di sesso di uno dei due coniugi e non per la semplice volontà degli stessi. Ma se per ipotesi fosse approvata questa legge e non quella sulle nozze civili tra persone dello stesso sesso, ci potremo comunque trovare di fronte a matrimoni perfettamente legali tra due uomini o due donne? Un rebus che forse bisognerà affrontare in Parlamento.

Capitolo a parte per i minorenni: per cambiare sesso dovranno chiedere l'autorizzazione al giudice, con l'accordo dei genitori. C'è anche una parte relativa agli intersex, i bimbi che nascono con organi genitali non chiaramente ascrivibili al sesso maschile o femminile: per evitare operazioni chirurgiche imposte senza il consenso dell'interessato, saranno autorizzate solo in caso di pericolo di vita o se ricorrano chiare esigenze di salute.

A Roberta la modifica anagrafica è stata rifiutata perché, scrive il giudice di Bologna, “aspira al riconoscimento, sub specie di sesso femminile, di un terzo genere che non può, allo stato, trovare spazio nel nostro ordinamento”; e anche per il fatto che, non avendo completato l'operazione rimuovendo i genitali maschili, in futuro “sarebbe ancora legittimata a chiedere una ulteriore variazione anagrafica, riprendendo l'originario genere maschile”.
Obiezioni, queste, che potrebbero porsi sul cammino della proposta di legge: perché se i cattolici accettarono nel 1982 che ci si potesse operare, raggiungendo lo stadio definitivo e irreversibile di uomo o di donna, e sciogliendo il matrimonio, adesso – potrebbero contestare i più tradizionalisti – si chiede il riconoscimento di una sorta di “terzo sesso”, e per giunta non rescindendo più il vincolo coniugale.

“Non chiediamo il riconoscimento di nessun terzo sesso – replica Sergio Lo Giudice, senatore Pd autore della proposta di legge – Si parla di persone che hanno elaborato un percorso di ricerca della propria identità e che sono approdate a essere uomini o donne. La Corte Costituzionale già nel 1985 ha affermato che l'identità di genere va al di là degli organi genitali, e credo sia una barbarie obbligare qualcuno a operarsi per poter raggiungere la propria serenità: al contrario, in questo modo glielo si impedisce per sempre”.

La proposta Lo Giudice chiede che l'intero percorso di transizione sia a carico dello Stato, e visto che circa 200 persone si rivolgono ogni anno alle strutture pubbliche per essere seguite, calcola un costo di 1,2 milioni di euro, più un altro milione che vorrebbe destinare alla formazione dei medici su questi temi.
fonte http://espresso.repubblica.it di Antonio Sciotto
http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/12/news/trans-un-altra-legge-e-possibile-1.140958

giovedì 7 novembre 2013

Lgbt: Cambio di sesso: entro 6 mesi discussione modifiche alla Legge 164

Orizzonte vicino e positivo per i diritti delle persone LGBT, certo le etichette sono dure da cancellare, ma almeno in Parlamento qualcosa si muove: nei prossimi mesi potrebbero essere approvate definitivamente le leggi contro l’omofobia e la transfobia; le autorizzazioni per il matrimonio civile per le coppie appartenenti allo stesso sesso; e la proposta di modifica della Legge 164/82 (Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso; scritta da Rete Lenford, Avvocatura per i diritti LGBT; e depositata alla Camera con Atto N.246 di Scalfarotto del PD, e al Senato con Atto N.392 di Airola del M5S e N.405 di Lo Giudice del PD – ndr).

In questo articolo http://www.mxpress.eu/?p=35939 ci eravamo occupati dei contenuti della Proposta di Legge, presentata a Napoli il 25 e 26 ottobre scorso al convegno ONIG (Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere), i quali possono essere riassunti in 3 proposte principali:
1. Nessuna necessità di dover affrontare un iter giudiziario per l’autorizzazione all’intervento per il cambio di sesso.
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2. Possibilità di cambiare il nome anagrafico effettuando una semplice richiesta al Prefetto, allegando la relazione psichiatrica che certifica lo condizione di “Disforia di genere” (Attualmente è ‘consigliata’ la sterilità chirurgica del soggetto, ossia l’asportazione di pene e testicoli opure ovaie – ndr).
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3. Divieto di interventi chirurgici sui neonati intersessuali (Bambini che alla nascita presentano caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili – ndr).
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Nei giorni successivi al convegno abbiamo contattato il Presidente dell’ONIG, Paolo Valerio, il quale si augura che “la Proposta di Legge venga sottoposta quanto prima alla discussione in Parlamento”.
E dunque il Senatore del Movimento 5 Stelle, Bartolomeo Pepe, che proprio al convegno ONIG si era reso disponibile per la creazione di un intergruppo parlamentare che discutesse sull’argomento nel tentativo di anticipare notevolmente i tempi per l’esame parlamentare. Ma lo stesso Pepe, da noi sollecitato alla discussione, ha affermato che, “non essendo il Movimento 5 Stelle nella maggioranza di Governo, è probabile da parte del PD l’accantonamento delle loro proposte.”.

Così, nel tentativo di fare chiarezza ed offrire corretta informazione al riguardo, Mediaxpress ha contattato anche il Senatore Sergio Lo Giudice, del Partito Democratico, autore di una delle Proposte di legge depositate in Senato, per la modifica delle Norme in materia di modificazione dell’attribuzione di sesso.

Lei è al corrente che il Sen. Bartolomeo Pepe, del Movimento 5 Stelle, si è reso disponibile per la creazione di un intergruppo parlamentare per un rapido esame della modifica alle Norme in materia di attribuzione di sesso?


“Sì, ma forse il Sen. Pepe non è a conoscenza che esiste già un intergruppo parlamentare LGBT: è una rete composta da parlamentari impegnati nel promuovere, anche attraverso strumenti legislativi, i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender.
Tra i componenti di questa rete c’è anche il Sen. Airola e altri senatori del Movimento 5 Stelle, che hanno appunto il compito di monitorare l’andamento di queste Proposte di Legge.
Sicuramente, al momento opportuno, l’intergruppo LGBT si occuperà di questa proposta di modifica alle Norme in materia di attribuzione di sesso, che è una delle tre Proposte di Legge che i gruppi parlamentari del Partito Democratico, SEL e Movimento 5 Stelle hanno presentato.”

Quali sono le altre proposte?

“C’è appunto la Proposta di Legge di modifica della Legge 164/82; c’è quella sull’Omofobia ela Transfobia; e poi il matrimonio civile per le coppie appartenenti allo stesso sesso.”

Lei è un Senatore del PD, il partito di maggioranza di Governo. La sua Proposta di Legge è stata depositata ormai già da tempo, come le altre, ma nonostante siano ottime e già pronte per l’applicazione, non sono ancora in scadenza per la discussione. Perché?

“E’ vero, è un’ottima Proposta di Legge, comune agli altri partiti che ho citato prima. Condivisa ed estesa da una rete di avvocati che fanno riferimento al movimento LGBT, e che ha avuto anche una serie di modifiche, di placet, da parte delle organizzazioni LGBT.
Ma il tema della calendarizzazione riguarda anche la scansione delle Proposte di Legge che ho citato prima: noi oggi siamo alle prese con quella contro l’Omofobia e la Transfobia, che è già stata approvata in una versione insoddisfacente, alla Camera, e che dovrà essere discussa, io mi auguro migliorata e approvata, al Senato. E appena sarà concluso questo percorso, saremo pronti per partire con le altre due proposte: quella sul matrimonio, che in realtà è già stata calendarizzata e c’è già stato un avvio di discussione in Senato; e quella sulla modifica della Legge 164/82 che io mi auguro possa essere discussa subito dopo l’approvazione della Legge sulla Transfobia e l’Omofobia.”

E’ in grado di dare una scadenza temporale?

“E’ sempre molto difficile dare delle date rispetto ai lavori parlamentari. Io ci sono solo da qualche mese, ma ho già capito che sulle previsioni influiscono sempre una serie di variabili. In questo momento il Parlamento è impegnato nella discussione del bilancio e questo rallenta tutto il resto.

Dopo che saranno approvate la Legge di stabilità e il bilancio riprenderà la normalità dei lavori, quindi io mi auguro che molto presto potremmo approvare la Legge contro l’omofobia, e nei primi mesi del prossimo anno si possa entrare nel vivo della Proposta di modifica della Legge 164/82.
Che al riguardo, voglio ricordare, esistono anche delle interessantissime novità giurisprudenziali, che vanno proprio nella direzione auspicata dalla nostra Proposta di Legge, che affronta vari tempi come l’aggiornamento della Legge sulla riattribuzione anagrafica del nome e del Genere, ma evitando che venga accompagnata dalla rettifica chirurgica degli attributi sessuali: la Giurisprudenza oggi sta dicendo che non deve essere un’imposizione, nei casi in cui non è necessaria l’operazione chirurgica per l’equilibrio psicofisico della persona.
Spero davvero di entrare nel vivo della discussione di questa Legge entro pochissimi mesi, in modo che anche il Parlamento possa adeguarsi a ciò che hanno già stabilito le aule di Tribunale.”

Dunque conferma che entro 6 mesi la Proposta di Legge per la modifica della Legge 164/82 sarà in esame in Parlamento?


“Non è nella mia disponibilità dare date precise, ma io prevedo e mi auguro che entro 6 mesi possa essere in piena discussione questa Proposta di Legge.”.
fonte http://www.mxpress.eu da: Marco Calafiore

mercoledì 23 ottobre 2013

Lgbt: Università Pisa, ristampa lauree dopo richieste di studenti transgender

Università degli Studi di PISA – L’Università di Pisa apre alla ristampa della laurea col nuovo nome

Nei giorni in cui sui giornali emergono storie e problematiche relative agli studenti transgender, l’Università di Pisa tiene a sottolineare il proprio impegno nell’affrontare questo tipo di tematiche, ricordando un significativo traguardo raggiunto dall’Ateneo pochi mesi fa.

Dopo aver ricevuto numerose richieste per la ristampa dei diplomi di laurea da parte di studenti transgende che avevano proceduto alla rettificazione dell’attribuzione di sesso, lo scorso giugno l’Ufficio legale dell’Università di Pisa ha inoltrato un’interrogazione al Garante per la protezione dei dati personali, chiedendo che sulla ristampa non comparisse l’annotazione in calce al diploma che riportava la sentenza e il nuovo nome dell’interessato, come previsto dalla normativa.

Con il provvedimento 341 del 15 novembre 2012, il Garante ha accolto la modalità proposta dall’Università di Pisa: in presenza di una sentenza del tribunale passata in giudicato, il diploma di laurea potrà essere ristampato con i nuovi dati anagrafici, escludendo l’annotazione della sentenza che motiva la ristampa.

“Per il nostro Ateneo è stato un successo – commenta Rosalba Tognetti, prorettore per gli Studenti – Dopo il provvedimento, il Garante per la privacy ha prescritto alle altre università italiane l’adozione della soluzione proposta dall’Università di Pisa e ha inoltre ritenuto di dover trasmettere il provvedimento al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nonché alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane”.

È invece ancora aperta la questione che riguarda la possibilità di rilasciare il doppio libretto alle persone che hanno iniziato il percorso di transizione per la rassegnazione chirurgica del sesso ex L. 164/82 e che però hanno già modificato il loro aspetto fisico. Anche su questo fronte, l’Università di Pisa è impegnato a trovare una soluzione: già da tempo, è stata inoltrata un’interrogazione al Garante della privacy, in cui si chiede un’indicazione precisa sui provvedimenti da adottare per garantire allo studente la tutela della privacy e in particolare se sia praticabile la soluzione di rilasciare agli studenti transessuali due libretti universitari, uno con i dati anagrafici reali e uno con i dati anagrafici “futuri”, indicati dallo studente ma non ancora autorizzati da una sentenza di tribunale.

Il Garante ad oggi non ha fornito una risposta scritta, ma è comunque nostra intenzione proseguire l’iter aperto con questa interrogazione.

“Nell’attesa della soluzione “normativa” – conclude la professoressa Tognetti – da parte dell’Università c’è piena disponibilità all’ascolto e alla discussione di questo tipo di problematiche, in linea con la politica di dialogo e interlocuzione con tutti i suoi studenti e nell’ottica di poter trovare insieme soluzioni concrete praticabili”.
fonte http://www.controcampus.it

mercoledì 14 agosto 2013

Lgbt: Usa, in California cade un altro tabù: Studenti trans liberi di scegliere bagni

La nuova legge firmata dal governatore democratico Jerry Brown. Le scuole dovranno adeguarsi alla nuova normativa

SACRAMENTO (California) - La California rompe un altro tabù sessuale e diventa il primo Stato non solo degli Usa ma del mondo a permettere che gli studenti transessuali possano scegliere liberamente a scuola se andare nei bagni degli uomini o delle donne, così come se praticare sport nelle rappresentative maschili o femminili e se usare gli spogliatoi per maschi o quelli per femmine. Il governatore, il democratico Jerry Brown, ha firmato la legge che consente ai transgender di decidere in base alla percezione che hanno di se stessi. E le scuole dovranno adeguarsi alla novità.

La legge risponde alle questioni poste da famiglie di studenti transgender che a livello locale hanno dato battaglia alle autorità scolastiche, spesso portando le loro istanze nelle aule di tribunale. Secondo i sostenitori del provvedimento, contribuirà a ridurre il fenomeno del bullismo e le discriminazioni.

Gli oppositori, a cominciare da diversi parlamentari repubblicani, sostengono che comporterà un'intrusione nella privacy degli studenti cui bagni e spogliatoi sono da sempre destinati. Critiche cui i promotori della legge replicano facendo presente che in genere gli studenti transgender cercano di mescolarsi con gli altri e di non attirare l'attenzione di chi li circonda.

E ricordano che il più grande distretto scolastico della California, quello di Los Angeles, ha adottato questa politica quasi un decennio fa e non è mai stato segnalato nessun problema.
fonte http://www.repubblica.it

venerdì 2 agosto 2013

Lgbt Italia: Transgender per il tribunale è donna anche senza operazione

Un tribunale italiano ha riassegnato il sesso a una transgender che anatomicamente non subirà interventi: la cura ormonale è stata considerata sufficiente per essere considerata anagraficamente donna.

La persona nata uomo che ha chiesto di cambiare genere anagrafico (oggi sulla sua carta di identita' compare il nome Lucia) è un ex libero professionista di Arco. è' riuscito ad ottenere la nuova definizione alla voce "Sesso: femminile" non facendosi operare nelle parti intime. In sostanza, seguendo dal 2009 una terapia ormonale femminilizzante, ha dichiarato al giudice di sentirsi donna.

Secondo Alexander Schuster, legale della donna, la "riattribuzione del genere anagrafico senza operazione nè sterilizzazione" comporta "maggiori spazi di tutela per l'identita' di genere".

In una nota inviata all'Agi, l'avvocato precisa che "la sentenza depositata il 3 maggio 2013 e passata in giudicato a fine luglio il Tribunale di Rovereto ha compiuto un passo importante per la tutela delle persone trans.

Dal 1997 ad oggi si registrano solo tre sentenze che riconoscono ad una persona che non intende sottoporsi ad un'operazione chirurgica e senza che sia accertata la sterilita' della stessa il diritto ad ottenere il cambio del genere anagrafico". I tre precedenti del 1997, 2011 e 2012 erano una giurisprudenza isolata del Tribunale di Roma. La decisione roveretana è la prima che fa proprio questo indirizzo giurisprudenziale fuori dalla capitale.

Schuster sottolinea come "una parte fa proprio il principio di diritto secondo cui "nei casi di transessualismo accertato il trattamento medico chirurgico previsto dalla legge 164/82 è necessario nel solo caso in cui occorre assicurare al soggetto transessuale uno stabile equilibrio psicofisico, qualora la discrepanza tra psico-sessualita' ed il sesso anatomico determini nel soggetto un atteggiamento conflittuale di rifiuto nei confronti dei propri organi genitali, chiarendo che laddove non sussista tale con?ittualita' non è necessario l'intervento chirurgico per consentire la rettifica dell'atto di nascita"".

Dirimente diviene pertanto "il benessere psicofisico del soggetto: un intervento chirurgico è necessario solo dove sia utile per rimediare alla eventuale conflittualita' vissuta dalla persona".
fonte http://www.gay.it/

lunedì 10 giugno 2013

Lgbt: Donna, con i documenti al maschile. E viceversa. Quando votare non è così semplice.


A causa della mancata applicazione della Piccola Soluzione, i cittadini trans e transgender possiedono documenti i cui nominativi rispecchiano ancora quelli registrati all'anagrafe. Un disagio che emerge ogni volta che esplicano il loro diritto al voto. Fabiola Rinaldi, responsabile regionale trans dell'Arcigay, racconta la sua esperienza e sottolinea: "Messina non è omofoba".

Donne, ma con i documenti al maschile. E viceversa.
Quasi che i dati registrati all’anagrafe rappresentino un destino ineluttabile.
Succede in Italia a tanti cittadini trans e trans gender.

“In occasione delle elezioni regionali sono andata a votare, mettendomi nella fila delle donne. I miei documenti, però, sono ancora al maschile, per questo la scrutinatrice ha preso lei stessa il registro degli uomini per compilare i dati, senza fare spostare me”. Questa la testimonianza di Fabiola Rinaldi, responsabile Regionale Trans per l’associazione Arcigay.

Un copione, quello raccontato, che si ripropone ad ogni elezione:
“Messina non è una provincia omofoba, certo può capitare che ci sia un certo disagio quando vedono i documenti. Quando io mi presento per votare ci sono le due file con i due registri, io vado nella fila delle donne ed ho sempre trovato persone che mi porgono il registro degli uomini, senza farmi problemi o farmi spostare. Poi mi salutano chiamandomi signora”.

Nonostante l’attestato di merito che ancora una volta incassa la nostra provincia per quanto riguarda la scarsa percentuale di omofobia - come confermato anche dal presidente della sezione cittadina dell’Arcigay Makwan Messina, Rosario Duca – resta il disagio psicologico.
Un problema che si potrebbe agevolmente eliminare applicando la cosiddetta “piccola soluzione”. Una legge che consente la possibilità di modificare i dati anagrafici senza alcuna necessità di interventi ormonali e/o chirurgici.

La piccola soluzione è già in Parlamento, pronta per essere applicata, ma ancora non ha ricevuto l’ok definitivo. Un altro tassello che fa dell’Italia un paese arretrato per quanto riguarda l’applicazione dei diritti civili, per cui le associazioni LGBT - acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender – continuano a battersi per affermare i diritti di tutti. Con il dovuto buon senso: “anche se rivendichiamo i nostri diritti – spiega Fabiola Rinaldi - comprendiamo però che oggigiorno con le grosse problematiche che deve affrontare il nostro paese non è al momento prioritaria.
Vigileremo affinché venga attuata, però, appena possibile”.

In Italia vige la legge 164 del 14 aprile 1982, fortemente voluta dal Movimento Italiano Transessuali e dai Radicali.

Questa legge riconosce alle persone transessuali la loro condizione e ne riconosce il sesso di transizione. Per quanto riguarda la piccola soluzione, si inserisce invece in un percorso diviso in due tappe – chiamate soluzioni appunto – mutuate dalla legge Tedesca redatta nel 1980.
La seconda tappa, chiamata grande soluzione, prevede dopo almeno due anni di vita vissuta come appartenente al sesso di elezione e dopo varie verifiche, di accedere all'iter che porta fisicamente alla riassegnazione chirurgica del sesso.

In attesa dell’applicazione effettiva della Piccola Soluzione, le associazioni LGBT lavorano per affermare i diritti dei trans nei vari settori della vita sociale, soprattutto in quello lavorativo. Qui la massima aspirazione è avere una rappresentanza specifica.

Un passo avanti, a livello locale, è stato fatto il 19 aprile scorso, quando nell’assemblea provinciale delle donne della Cgil è stata inviata, per la prima volta, anche un’esponente trans.

Buone notizie arrivano su questo fronte anche dall’Università di Messina.
Per la nuova edizione del corso Donne, Politica ed Istituzioni, coordinato dalla professoressa Antonella Cocchiara, è prevista un modulo dedicato esplicitamente ai cittadini trans e transgender.

“L'incontro è previsto per il 10 ottobre prossimo e l'ho intitolato: Le persone transgender: tra corpi rinnegati, identità personale e diritti fondamentali".
Spiega la professoressa Cochiara.
All’iniziativa dovrebbe prendere parte la Responsabile Nazionale Transgender dell’Arcigay. Piccoli, significativi passi verso una società realmente paritaria.
fonte http://www.tempostretto.it scritto da Eleonora Corace

martedì 7 maggio 2013

Lgbt: Padova, libretto universitario "doppio" per studenti transgender e transessuali


Oltre a quello con i dati anagrafici, l’universitario che ne abbia la necessità potrà avere un badge con un alias: gli consentirà il cambio del nome sia nel libretto che nei documenti universitari adeguandoli alla nuova identità psico-fisica

Il Senato accademico dell’Università di Padova ha deliberato di dotare gli studenti transgender e transessuali di un doppio libretto: oltre a quello con i dati anagrafici, l’universitario che ne abbia la necessità potrà avere un badge con un alias: gli consentirà il cambio del nome sia nel libretto che nei documenti universitari adeguandoli alla nuova identità psico-fisica.

La votazione, su proposta del rettore e dopo una lunga battaglia degli studenti della Link, è passata ad ampia maggioranza, con il solo voto contrario del rappresentante degli universitari collegato a Comunione e Liberazione.

«Questa iniziativa si rende necessaria per non creare ulteriori imbarazzi a chi sta vivendo un periodo delicato di transizione», ha spiegato al termine della seduta il rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria.

Il percorso di “Rettificazione di attribuzione del sesso” può durare molto tempo e durante la fase di transizione non avere il riconoscimento legale della nuova identità è spesso motivo di grave disagio.

«E’ un importante segno di civiltà, di rispetto della dignità umana e di valorizzazione delle rispettive differenze quello votato a Padova», ha affermato Chiara De Notaris del Sindacato degli studenti.

All’Università di Torino il doppio libretto esiste da dieci anni, successivamente è stato introdotto al Politecnico di Torino e all’Università di Bologna.

L’ateneo di Pisa è prossimo a una delibera che sta introducendo la novità (sulla spinta della studentessa Sophia, transessuale) e che prevede la ristampa dei diplomi di laurea per gli studenti che, usciti dall’università, hanno poi cambiato sesso.

Della questione si sta discutendo negli atenei di Bari, Napoli, Roma e in Europa le università di Oxford e Madrid hanno affrontato con risultati simili la questione.


Il doppio libretto è un tentativo di arginare l’abbandono universitario di troppi ragazzi che, dicono quelli della Link e dell’associazione Anteros, «vengono violati nella propria privacy e spesso sono soggetti a discriminazioni all’interno della comunità accademica».
FONTE http://www.repubblica.it/di CORRADO ZUNINO