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sabato 28 agosto 2010
Lgbt, La militanza come riscatto, storia del transito Intervista ad Antonia Monopoli, responsabile sportello trans ALA Onlus Milano
Ai libri spesso appartiene il compito di far scaturire curiosità, riflessioni e perplessità. Lo scorso marzo La Prima Donna è entrato nelle librerie italiane in veste di romanzo. La storia di Gabriele prima, e Gabry dopo l'operazione, è lo spunto di una discussione che avverrà questa sera presso l'Open Source dove, l'autrice del romanzo Giustina Porcelli insieme con Enrico Fusco, ex presidente dell'Arcigay di Bari e Antonia Monopoli, responsabile dello sportello trans Ala Onlus di Milano, affronteranno senza pregiudizi il delicato tema del cambio di sesso e la transessualità.
«Una verità spesso taciuta o distorta, una verità fatta di esperienze reali con le quali in pochi hanno voglia di confrontarsi». È scritto così nell'introduzione a La prima donna. Ed è proprio per volgere lo sguardo ad una realtà che la società condanna ancor prima di conoscere che abbiamo incontrato nella sua casa in affitto nelle campagne biscegliesi Antonia Monopoli, donna transessuale che, come dice il suo profilo facebook, di ciò ne ha fatto lo scopo principale della sua vita per sé e per gli altri.
Ciao Antonia! È diversa la vita da questa campagna di Bisceglie alla Milano frenetica, vero?
Si, certamente. Bisceglie è la mia terra d'origine e insieme a mia madre ho deciso di trascorrere qui le mie vacanze. Si respira sicuramente un pò di quiete, anche se come vedi non riesco a stare senza far nulla, ma per lo meno mi godo una pausa dalla mia vita milanese così intensa.
A Milano cosa fai?
Lavoro per “Via del Campo”, un progetto dell'Associazione A.L.A. che si occupa delle varie dipendenze ed in particolare di prostituzione transessuale. Inoltre sono responsabile dello sportello trans, sempre presso A.L.A., un servizio rivolto ad un target molto più ampio, sia per persone che prostituiscono, sia che non si prostituiscono. Le sigle MtF e FtM indicano il transito da maschio a femmina e viceversa. Mi occupo anche di accoglienza e orientamento affinché sia abbattuta la barriera dell'esclusione sociale per tutte queste persone che decidono di “diventare se stessi”.
Quando ti sei resa conto di essere diversa?
È una storia lunga che inizia negli anni Ottanta quando, già a otto anni mi sono accorta di voler essere donna. Credevo nel principe azzurro e mi sentivo femmina, inconsapevole della differenza fisiologica che c'è tra un uomo ed una donna. Un mio parente ha fatto notare la mia diversità a mia madre la quale mi ha portato alla clinica psichiatrica di Bisceglie dove hanno proposto come soluzione un'operazione di lobotomia, il lavaggio di cervello per intenderci, idea che per fortuna i miei non hanno condiviso.
A quell'epoca le persone transessuali venivano chiuse in carcere o nei manicomi e tenute sotto controllo di psicofarmaci proprio perché la transessualità era, e lo è ancora, secondo le DSM (come la bibbia per gli psichiatri) una patologia alla quale non esiste tutt'oggi una risposta scientifica. Io ho trascorso dieci anni di visite psichiatriche fino a quando uno psicologo di Trani ha “illuminato” mia madre dicendole “signora, suo figlio è nato così”.
È da quel momento che ha avuto inizio il tuo transito?
In un certo modo si, diciamo che da allora ho iniziato ad avere più sicurezza della mia personalità e della mia femminilità, pur continuando a dover subire costrizioni da parte della mia famiglia su come vestire e come portare i capelli. E mentre passavo del tempo ad informarmi su centri per terapie eccetera, ho trovato a Bisceglie un gruppo di persone con le quali credevo di potermi identificare.
Loro erano gay, e anche tra loro mi sentivo diversa. Così ho deciso di seguire il consiglio di una donna trans di Molfetta che frequentava la piazzetta. Sono scappata a Roma dopo nemmeno 24 ore dal nostro incontro e speravo di poter lavorare per club privé, così come mi era stato promesso e invece anche io avrei dovuto lottare per il marciapiede, ma subito sono stata costretta a tornare a Bisceglie. Qui per me la vita quotidiana era fatta di insulti, botte e violenze sessuali.
Leggendo il libro di Giustina Porcelli ho rivissuto in parte la mia storia quando per uscire di casa facevo stradine più nascoste per evitare di essere perseguitata. A Sud la mia vita era estremamente difficile: la famiglia, la società, la mancanza di sbocchi lavorativi a tal punto che l'alcol era diventato l'unico modo per riuscire a superare quella situazione... con coraggio e forza sono riuscita a decidere di vivere piuttosto che sopravvivere.
Mi piace vivere alla luce del sole e senza paure così, mentre molte persone simili a me si sposavano per avere una copertura, io sono partita per Milano dove volevo prima raggiungere il mio obiettivo di diventare donna, e poi tornare a Bisceglie per realizzare il sogno di gestire un mio negozio di artigianato.
Invece sei rimasta a Milano...
Si. Non ti nego che ancora oggi penso ad un probabile trasferimento qui a Bisceglie.
Come è avvenuto il passaggio dalla prostituzione all'attivismo?
Te lo spiego subito. Gli argomenti tra trans che si prostituiscono sono sempre tacchi, trucchi e genitali maschili. Io invece ho sempre cercato il confronto per crescere, così ho iniziato a dedicarmi al volontariato presso diverse associazioni e a cercare corsi di formazione per migliorare la mia persona e la mia cultura.
Il corso per Peer Educator dedicato a persone che in quel momento si prostituivano o che avevano avuto un passato come prostituta, è stato decisivo alla mia crescita personale e professionale. Certo, è stato un periodo difficile anche quello per lo meno dal punto di vista economico: ho tentato svariati colloqui ma la solita risposta era “troverà altrove”. L'integrità nella società e nel mondo lavorativo è uno dei motivi che spingono spesso una transessuale al cambio di sesso chirurgico.
Per non parlare poi delle difficoltà alle quali le persone trans andranno incontro nel caso in cui la transessualità venga tolta dalle patologie mentali. Questo, se da un lato è una vittoria, dall'altro ha i suoi grandi svantaggi perché verrà meno il servizio di supporto delle Asl nazionali. Un'operazione in Tailandia costa 7 mila euro, a Londra 15 mila e molte persone dovranno ottenere un mutuo, cosa al quanto impossibile per una persona trans che difficilmente viene inserita in un'azienda o in un semplice centro commerciale.
Inoltre, Italia e Grecia sono gli unici paesi che per il cambio anagrafico richiedono il cambio di sesso, quindi il documento diventa un ulteriore motivazione per l'operazione da uomo a donna o da donna a uomo. Io ho sempre lottato per restare quella che sono e forse la mia sicurezza mi ha portato ad ottenere nel 2005 il mio attuale lavoro di cartomante astrologa. L'astrologia e la cartomanzia sono sempre state una passione che finalmente sono riuscita ad approfondire e a farne la mia professione.
La transessualità è un tema molto delicato sul quale addirittura è difficile pronunciarsi. Come credi si possa superare questo limite?
Informazione e formazione. Bisogna sapere che il cambio di identità di genere non implica la scelta dell'orientamento sessuale, ad esempio. Nel Sud Italia la situazione è davvero drastica, guarda la polemica che è scaturita per il concerto di Elton Jhon. Io sono ottimista e anche le stelle dicono che il 2012 sarà un anno di cambiamento...
A proposito di Sud, poco fa hai parlato di un trasferimento in Puglia...
Perché no? Anche questo è uno dei miei obiettivi: vorrei riscattare il mio passato e portare qui quei servizi che io cercavo ma che non avevo. E' questo il motivo per cui oggi sono una donna transessuale attivista. A Milano ho vissuto i primi anni come prostituta e in prima persona so quanto bisogno ci sia di dedicarsi alle persone che come me fanno di tutto pur di sentirsi integrati ed accettati... per permettergli di poter essere sé stessi e non doversi nascondere.
Ora, qui a Bisceglie, sei te stessa?
Ora si. Sono entusiasta di aver conosciuto una realtà nuova, l'associazione Open Source, alla quale mi sono avvicinata grazie ad una amico ritrovato e con il quale abbiamo iniziato a pensare ad alcune iniziative a tematiche trans, come l'evento della presentazione del libro della scrittrice mia compaesana. Poi, per concludere la risposta alla tua domanda, quest'anno per la prima volta ho indossato la gonna e per me questa è un ulteriore vittoria.
Per concludere una curiosità: Antonia Monopoli è innamorata?
C'è qualcuno che mi piace. Se son rose fioriranno. Il lavoro mi soddisfa e la mia priorità è seminare alberi, proprio come farei qui in Puglia, è in questo che trovo la mia pace.
In Bocca al lupo Antonia!
Crepi il lupo!
fonte www.bisceglielive.it di Marzia Papagna
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