domenica 14 marzo 2010

Teatro "Il caffè del signor Proust"


Come si fa a raccontare la vita intima di uno dei più grandi scrittori della nostra epoca? Parlare di un uomo rinchiuso in un suo mondo e che da quel mondo e da quel suo stesso rinchiudervisi seppe partorire un capolavoro immortale, manifesto estremo di un’epoca (quantomeno letteraria) non meno di quanto fu affondo geniale nelle pieghe dell’animo dell’individuo? E come si fa a parlare di uno spettacolo che da vent’anni, in un modo originalissimo, sa raccontare tutto questo, con assoluta leggerezza e minutissima profondità, sempre fortemente agganciato ai fatti, agli oggetti, agli odori, alla polvere stessa e al fumo che si respira e che invade lo spazio, anche se solo attraverso la narrazione?

Il piccolo miracolo – perché di miracolo effettivamente si tratta – si va ripetendo esattamente da due decenni, il periodo durante il quale l’interprete Gigi Angelillo ha saputo vestire i panni e la piccole passioni di Celeste Albaret, umile ragazza di provincia che quasi un secolo fa si ritrovò dapprima ‘courrière’, poi cameriera e infine governante dell’abitazione di Marcel Proust e che, dopo quasi mezzo secolo, decise di rendere finalmente pubbliche le proprie memorie, svelando manie e debolezze del maestro. Aggirandosi tra le stanze ormai abbandonate di una dimora che è più una proiezione del ricordo che non quella in cui avvennero i fatti, si seguono le parole e le esitazioni commosse della donna ormai anziana ma per sempre legata a quegli anni come al più grande onore che la vita le potesse regalare. Non vengono a galla i grandi eventi di quell’esistenza, il dolore per la perdita della madre o i ben noti turbamenti omosessuali, ma i dettagli dell’intimità, le suggestioni. Un volteggiare leggero, spostandosi e ascoltando, immaginando e di colpo staccandosi dal racconto, per assaporare quella bevanda che Proust tanto amava e sulla quale non transigeva. Il caffè, accompagnato dalle fedeli madeleine, i delicati dolci che nella “Recherche” erano legati proprio al ricordo e che vengono serviti dall’attore in persona, che interrompe il racconto ma, anziché spezzare l’incanto, riesce a cementarlo. Un connubio magico, come quello tra Angelillo e questo testo, che ha girato mezzo mondo, incantando il pubblico e di cui in questi giorni i romani hanno ancora una volta l’opportunità di godere (ammesso riescano a trovare un posto libero in casa Proust).By: FLAVIO MAZZINI
fonte gaymagazine

L’Albero Teatro Canzone presenta
Il caffè del signor Proust
Ideato e interpretato da Gigi Angelillo
Scene e costumi Bruno Bonincontri
Scritto e diretto da Lorenzo Salveti
Teatro dell’Orologio – sala Grande
Via de’ Filippini 17/a – tel. 06.6875550
Fino al 14 marzo 2010

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