sabato 20 marzo 2010

Pierre Bergé: “Vi racconto la mia storia d’amore con Yves Saint-Laurent”


Probabilmente Anna Dello Russo, responsabile di Vogue Giappone, ha ragione quando a GAY.tv dichiara che nella moda esistono solo gay. Chi non vive la propria sessualità alla luce dei riflettori, secondo la giornalista, lo fa nella penombra.
Peggio di questo, che per molti stilisti, è un vero e proprio tabù ci sono solo le censure che sovente si applicano dopo una certa età. Della vecchiaia, e relativa sessualità, non si deve parlare e se proprio si deve disquisire di questo aspetto, Pierluigi Diaco insegna (come riportato Desperate Gay Guy a ridosso di una puntata dell’Isola dei Famosi), sembra quasi necessario buttarla sul pecoreccio.
Per fortuna le eccezioni esistono. La scorsa settimana la Stampa ha incontrato Pierre Bergé, vedovo di Yves Saint-Laurent. Al quotidiano torinese l’uomo ha spiegato perché dopo una mostra ha deciso di vendere alcuni pezzi del compagno defunto.
“Senza di lui - ha dichiarato Pierre Bergé - non mi interessava avere la collezione”.
Parlando poi del suo amore, nato nel 1958, ha dichiarato:
“L’omosessualità è quello che è, non è una deviazione o una malattia. Yves aveva un po’ paura a parlare di questo, era un giovane timido venuto dall’Algeria. Ma io l’ho aiutato ad andare avanti per la sua strada. Volevo che diventasse il centro del mondo”.
La storia di Pierre Bergé e di Yves Saint-Laurent, sebbene arricchita di una serie di privilegi non concessi a chi come loro ha dedicato ad un uomo tutta una vita, ricorda molto quella raccontata dallo stilista Tom Ford attraverso “A Single Man” tanto che parlando degli oggetti collezionati con il compagno dichiara:
“Ho sempre avuto una preoccupazione: che lui morisse prima di me. Lui avrebbe lasciato tutto com’era, e dopo i nostri oggetti, i nostri quadri, i nostri mobili sarebbero andati chissà dove. Io invece volevo che la sua opera fosse preservata e volevo vedere dove finiva la nostra collezione”.
Amore, vecchiaia e solitudine. Anche questo significa vivere la propria omosessualità.
fonte queerblog

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