Per anni è stata perseguitata, adesso anche la comunità LGBT cubana ha abbattuto un muro di pregiudizi e discriminazioni.
Merito di Adela Hernandez, la prima transessuale dell’isola ad essere eletta per una carica pubblica. E, ovviamente, degli elettori che l’hanno votata.
Racconta la sua storia il Guardian.
LA PRIMA VOLTA
Hernandez ha sbaragliato la concorrenza, vincendo la competizione elettorale per il ruolo di delegato al governo municipale di Caibarien, nella provincia centrale di Villa Clara.
La sua prima volta è il simbolo di una lotta finalmente vinta: fino a pochi anni fa omosessuali, lesbiche e transessuali erano vittime delle discriminazioni razziali, anche violente, del resto della popolazione. Senza contare come spesso gli stessi appartenenti alla comunità LGBT venissero inviati nei campi di lavoro in campagna. Per questo la sua elezione è stata salutata in maniera trionfale.
Un simbolo del cambiamento graduale, ma costante nel pensiero e negli atteggiamenti machisti della mentalità cubana. Lo stesso Fidel Castro si era rammaricato poco tempo fa per il trattamento ricevuto dalle persone percepite come “diverse”.
LA GALERA
Nel 1980 la Hernandez, che aveva vissuto come una donna fin dall’infanzia, aveva scontato due anni di carcere perché definita “soggeto pericoloso”. Per la sua preferenza sessuale era stata ripudiata, costretta ad allontanarsi e a difendersi dagli attacchi e dalle violenze della sua stessa famiglia.
Nel corso degli anni ha trovato lavoro come custode dell’ospedale, poi come infermiera.
E, più recentemente, come tecnico addetto agli elettrocardiogrammi. Si è pian piano affermata nella comunità, gettando le basi per la sua futura elezione.
”I miei vicini mi conoscono come Adela, l’infermiera” aveva dichiarato tempo fa: “Non dipende dalla propria preferenza sessuale essere un rivoluzionario o meno.
La passione e l’impegno vengono da dentro di te”, aveva spiegato.
Oggi il clima è fortunatamente cambiato.
“Con il tempo si evolve, le persone omofobe sono in minoranza”, ha dichiarato Hernandez.
“Certo questa malattia esisterà forse per sempre, ma diventare delegato mi ripaga di molte sofferenze”.
NIENTE OPERAZIONE
Per ora Hernandez ha deciso di non sottoporsi ad interventi chirurgici per cambiare sesso. Legalmente è quindi ancora un uomo agli occhi dello Stato cubano.
Lo stesso nome lo conferma: all’anagrafe è registrata come Jose Agustin Hernandez, in base al registro civile.
In futuro però non esclude di operarsi.
LA VITTORIA
Hernandez è stata eletta come delegato all’inizio di novembre, vincendo al ballottaggio. Il suo ruolo equivale a quello di un consigliere comunale.
Ma guarda già avanti: vuole essere inserita nelle liste per un posto in Parlamento, nei primi mesi del 2013. Per anni dopo la rivoluzione cubana del 1959, le autorità avevano perseguitato le persone di diverso orientamento sessuale, così come tutti quelle considerate minacciose, come i sacerdoti, i giovani dai capelli lunghi troppo “occidentalizzati” e gli appassionati di rock’n’ roll. Ma molto da allora è cambiato, soprattutto nei confronti della sessualità. ”Mi piace pensare che la discriminazione nei confronti degli omosessuali sia un problema che è in via di superamento”, ha dichiarato Fidel Castro in un’intervista qualche anno fa.
CUBA E GAY
Dal 2007, l’isola ha incluso l’intervento chirurgico per cambiare sesso all’interno del suo sistema di assistenza sanitaria gratuita.
A Cuba la più importante attivista per i diritti degli omosessuali è Mariela Castro, nipote di Fidel e figlia del presidente, Raúl Castro.
Come direttore del Centro nazionale cubano di educazione sessuale, ha lanciato campagne di sensibilizzazione, ha addestrato la polizia nelle relazioni da intrattenere con la comunità LGBT e ha spinto il Parlamento a legalizzare le unioni omosessuali.
PORTAVOCE
Se verrà eletta un giorno come parlamentare Hernandez ha promesso di portare avanti non soltanto gli interessi dei suoi elettori, ma di farsi portavoce per i diritti gay. ”Io rappresento una comunità, ma riuscirò sempre a tutelare i diritti degli omosessuali”, ha concluso.
fonte http://www.giornalettismo.com di Alberto Sofia (Photocredit: The Guardian)
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mercoledì 21 novembre 2012
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