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venerdì 26 febbraio 2010
"Vladi e le altre" Intervista a Vladimir Luxuria
"Vladi e le altre" Vladimir Luxuria Intervistata per Donna Moderna dalla Dott. Giuliana Proietti
Sulle persone trans ormai tutti sanno qualcosa, ma è difficile comprendere realmente questa condizione, basandosi solo su articoli di giornale e trasmissioni TV, i quali appaiono più intenti al gossip e allo scandalismo, che non a cercare di comprendere questo particolare mondo, queste persone, questa scelta di vita.
Anche sollecitata da diversi interventi dei lettori di questo Blog, ho pensato di affrontare in modo approfondito questo argomento, intervistando Vladi Luxuria, una persona molto informata, non solo perché trans lei stessa, ma anche perché interessata alla cultura e all’approfondimento, sensibile ai temi sociali, disponibile verso gli altri (come ha peraltro dimostrato, rilasciandomi questa intervista-fiume in un giorno festivo…) Ringrazio nuovamente Vladi per la sua cortesia e spero di offrire a voi lettori, con questo lungo post, una possibilità di riflessione in più sulla condizione “trans”, dal momento che, come sempre, per capire occorre anzitutto conoscere.
GP Il “tema transessuale” per eccellenza è quello dell’avere il corpo di un sesso e l’anima di un altro sesso, per cui si sceglie di “transitare” da un’identità di genere all’altra: ma non è solo un’illusione? Cambiare l’apparenza, cambiare lo stato civile, riesce ad annullare completamente la propria storia precedente?
VL Ovviamente no, non puoi cambiare e cancellare il passato… Per quanto tu possa odiare, diciamo così, il tuo ex corpo maschile… Puoi avere o l’atteggiamento di bruciare le foto, per dirla con una metafora, oppure di considerare te stessa la sommatoria di esperienze passate (con il tipo di educazione ricevuta durante l’adolescenza, tutte le aspettative di genere e di ruolo di genere). La vita però è fatta di presente e di aspettative per il futuro… Quindi no, credo che non si possa annullare l’educazione ricevuta. Purtroppo a volte non si possono neanche cancellare certe ferite inferte… Quello che si può cambiare è sicuramente il proprio aspetto esteriore, il modo di vestirsi, l’impostazione della voce. Ci sono alcune cose che cerchiamo di cambiare nella nostra condizione di esseri soprattutto umani e mortali, che si sforzano, per raggiungere la propria felicità.
GP Quante trans desiderano poi, effettivamente, cambiare sesso anche a livello genitale?
VL Circa il 20% non vedono l’ora di rettificare gli organi genitali in caratteri sessuali primari e quindi a volte si arrabbiano per i tempi lunghi che bisogna aspettare, per ottenere l’autorizzazione del Tribunale, in vista del cambiamento di sesso. Altre trans invece (circa l’80%) vogliono continuare a vivere con questa specificità, con questa peculiarità, che le rende… Che ci rende diverse dagli uomini e dalle donne, cioè la compresenza di caratteri sessuali maschili e femminili. Ed è questo poi, fondamentalmente, ciò che attrae gli uomini nelle trans …
GP Secondo te, fra le persone transgender, conta di più il rifiuto per il proprio sesso originario o l’attrazione per quello di arrivo?
VL Credo che anche in questo ci siano persone diverse e reazioni diverse. Non tutte le trans sono uguali e quindi le motivazioni possono essere diverse.
GP In letteratura leggiamo che le difficoltà di adattamento al proprio genere sessuale si manifestano sin dalla più tenera infanzia, quando il bambino rifiuta tutto ciò che è maschile: giochi, vestiti, compagni. E’ stato così anche per te ed in che periodo è successo?
VL Come si sa il gioco è fondamentale nell’infanzia, come costruzione del ruolo di genere e soprattutto come creazione di aspettative. Pensiamo alla bambina che nel gioco si immagina di fare la mamma… Penso che la prima cosa di cui ci rendiamo conto è l’identità di genere: cioè, ci accorgiamo prima di sentirci di un sesso diverso da quello anagrafico… In secondo luogo c’è tutta la questione dell’orientamento sessuale. Quanto al gioco, ricordo che sacrificavo il tulle delle bomboniere per fare le gonnelline alla bambola. Anzi, quando ero piccola invidiavo, da questo punto di vista, le mie sorelle. Ma le invidiavo in senso positivo… Cioè, mi sentivo priva di tutte quelle cose che venivano date loro. A Carnevale volevo vestirmi da spagnola, non da sceriffo, come mi vestivano i miei genitori… Ricordo anche un mio amico d’infanzia, il mio amico del cuore, si chiama Sergio, con il quale giocavamo a fare la televisione. Mi ricordo che, con una scatola delle scarpe, facevamo il buco e immaginavamo che fosse la telecamera. La posizionavamo in un punto, come se fosse uno studio televisivo… Lui faceva tutti i ruoli maschili, quindi il presentatore, il commentatore politico, quello che leggeva il telegiornale, il commentatore sportivo… Ed io facevo tutti i ruoli femminili: la show girl, la cantante…
GP C’è una sorta di escalation dunque, che parte dal gusto del travestimento, cioè il mettersi dei vestiti da donna e immaginarsi nei giochi in ruoli femminili, per poi transessualizzarsi successivamente?
VL In realtà io non mi travestivo per nascondere qualcosa, io mi travestivo per svelare qualcosa. Quando io sentivo la morbidezza, il profumo, degli abiti rubati di nascosto a mia mamma o alle mie sorelle, non sentivo di coprire qualcosa, ma… Potrebbe sembrare paradossale: io in quel momento mi sentivo più liberata, sentivo di liberarmi di una scorza, che non mi apparteneva.
GP Parliamo di identificazione con la figura materna: secondo molte teorie il bambino viene “femminilizzato” dalla madre, che lo fa vivere in stretta intimità con lei, pelle contro pelle, rendendolo non “effeminato”, ma “femminile”, identificato completamente nella figura materna. Nel tuo caso questo può essere accaduto?
VL Se fosse vero… L’Italia sarebbe una nazione di trans! La gente rimane attaccata alle gonnelle della mamma per tanto tempo. Credo che gli italiani siano quelli che nel mondo siano i più attaccati alla mamma… Secondo altri pareri, a volte sarebbe invece l’assenza della figura materna ad influire su questo, cioè una madre molto distaccata, per cui la persona, per colmare in qualche modo questa lontananza, si fa mamma di sé stessa… Ci sono varie teorie. Nel mio caso specifico direi di no: va bene che si cerca sempre di dare le colpe ai genitori… Basti pensare che mio fratello è eterosessuale, mia sorella è eterosessuale. L’atteggiamento di mia madre era lo stesso… Ho smesso di chiedermi il “perché” ed invece ho cominciato a pormi il problema del “come” vivere bene la mia identità. Stare sempre a chiedersi il perché non serve… Quando una persona vive male, bisogna chiedersi il perché: quando hai un rapporto distonico con te. Ma se riesci ad accettare la tua condizione, non devi stare lì a capire di chi è la colpa, se esiste una colpa…
GP Vogliamo chiarire quale è la differenza fra orientamento sessuale e identità di genere?
VL L’orientamento sessuale può essere omosessuale, eterosessuale o bisessuale. E’ un concetto diverso rispetto all’identità di genere, che non vuol dire essere attratti da una persona, ma sentirsi rappresentati da un corpo diverso, al punto tale che esistono anche delle transessuali attratte da donne: è il così detto trans-lesbismo. Non bisogna pensare che una persona si veste e si comporta da donna per l’unico obiettivo di conquistarsi l’uomo, per dirla banalmente… Innanzi tutto è prioritario conquistare la fiducia e l’amore di sé. Per fortuna ci sono cose che non si fanno solo per gli altri, ma per sé stesse. Parlo per la mia esperienza, ovviamente. Poi ci sono tutte le fasi che io chiamo di “sperimentazione”, quindi farsi delle domande, vagliare la reazione degli altri rispetto a questa tua peculiarità, affrontare per la prima volta lo sguardo degli altri quando ti vesti per la prima volta da donna ed esci come se fosse una prima teatrale… Diciamo così… Non sapendo quale sarà la reazione della gente. … E il ferimento che ricevi, quando a te sembra di fare una cosa sincera e spontanea, per poi invece scoprire che tutto questo crea notevoli problemi… Nel mio caso personale, ho notato anche una forte contraddizione fra la stima delle persone che mi conoscevano personalmente, nella scuola o per altri motivi, e il disprezzo di tanta gente che mi giudicava solo per come mi proponevo.
GP Le persone trans preferiscono declinare aggettivi e pronomi personali secondo il sesso di arrivo e non di partenza. Vediamo che poi, nelle relazioni sociali, in genere ci riescono abbastanza bene. Ma si riesce ad ottenere questo anche con i propri familiari più stretti? Genitori, zii, cugini…
VL Credo che dipenda molto da quando comincia la tua transizione. Devi considerare che io, per venti anni, sono stata un ragazzo: quindi, se a qualcuno dei miei parenti, o dei miei vecchi amici, all’inizio soprattutto (adesso di meno), ogni tanto gli scappa il maschile, non è che mi arrabbio… Un minimo di elasticità bisogna mantenerla.
GP Però è importante veder riconosciuta ed accettata la propria nuova identità, ricevere conferme dagli altri?
VL Si, molto. Ricordo, ad esempio, durante una cena, quando un uomo si è rivolto ad una trans con il maschile e questa ha fatto una scenata… Ha sollevato il tavolo in aria, facendo cadere tutto ed ha cominciato ad imprecare… Ecco, credo che in quel momento c’è stata una reazione poco femminile… Credo che con la dolcezza si può ottenere di più. Spiegando, facendo capire che a volte basta anche una lettera, una “a” invece che una “o”, per far stare meglio una persona… Perché a volte più che una questione politica o di militanza è semplicemente una questione di sensibilità e di rispetto. Poi è anche brutto che una persona ti chiami al femminile, ma in testa pensi al maschile…
GP Quanto è importante, in questo percorso transessuale, avere una guida psicologica che aiuti la persona ad accettarsi? Tu, ad esempio, hai seguito un percorso psicoterapeutico? Hai trovato sempre adeguata preparazione e disponibilità presso gli psicoterapeuti-sessuologi?
VL Io sono stata da psicologi, non da psicoterapeuti. Sono stata due volte: una volta per problemi miei di altra natura e, questa volta, per il processo che sto valutando di cambiare i genitali… Si, devo dire la verità, ho trovato preparazione. Probabilmente sono stata anche fortunata, perché questi psicologi mi sono stati suggeriti da strutture che lavorano già da tempo.
GP Quali sono queste strutture? Magari possono interessare altre persone…
VL Ce ne sono molte: c’è il San Camillo a Roma, il Policlinico a Napoli, il Sant’Orsola a Bologna. E poi Torino, Trieste… Questi sono i centri più importanti.
GP Durante questo percorso di transizione, sicuramente, come accade agli eterosessuali, ci si imbatte in periodi di depressione, di rifiuto per la propria realtà. Può capitare di voler tornare sui propri passi, riavvicinandosi, negli atteggiamenti e nell’orientamento sessuale, al proprio sesso biologico?
VL A me è capitato quando avevo quattordici anni… Ad un certo punto mi sentivo come se la mia condizione mi avesse fatto proclamare una guerra contro il mondo ed io ero senza esercito e senza armi. In quel periodo ho pensato che ero troppo debole per affrontare tutto questo da sola, in tempi in cui non si parlava così tanto di queste questioni… Io mi sentivo quasi un’aliena… E dunque mi sono sforzata di vestirmi da uomo, di rendere la mia voce più rauca, di fidanzarmi con una ragazza, ma dopo un po’, guarda… Stavo troppo male! Mi sentivo morta dentro e questo mio essere così malinconica contagiava negativamente anche gli altri. Quindi, ad un certo punto, ho detto: basta! Ero una pentola a pressione.
GP Molte femministe vedono nel transessualismo l’ennesima forma di oppressione dell’uomo sulla donna: le trans infatti, grazie alla chirurgia estetica, si costruiscono i caratteri tipici della femminilità, ma poi in questo corpo esse non vogliono vivere un’esperienza compiutamente femminile e rivendicano un’identità maschile omosessuale…Anche per quanto riguarda il sesso, sappiamo che le trans spesso hanno dei ruoli attivi. Cosa ne dici? Potrebbe realmente esserci una competizione con il genere femminile, per avere ai propri piedi i maschi più interessanti ?
VL E’ un modo di vedere un po’ semplicistico, perché non tiene conto delle tante differenze che ci sono e di cui parlavo prima… Non dimentichiamo che c’è un 20% delle trans che cambia sesso. Poi c’è una percentuale cospicua, che invece, sentendosi donna, rifiuta il ruolo attivo. C’è anche una percentuale di persone che nel contatto con un uomo ha sia il ruolo attivo, sia il ruolo passivo. Io penso che la conquista per la dignità della donna, battaglia tutt’altro che conclusa e iniziata dal movimento femminista, sarebbe molto utile se contagiasse positivamente la comunità trans, perché sono sicura che sarebbe davvero un arricchimento reciproco…
GP… Ma questa iperfemminilità che mostrano le trans, da cosa dipende?
Dipende molto da due fattori. Il primo è: prostituzione si, prostituzione no. Perché le trans che si prostituiscono, ad un certo punto, in un contesto anche di forte concorrenza ed anche di competitività, tendono a fare delle trasformazioni sul proprio corpo, un po’ alla Jessica Rabbit, orientate a soddisfare più un certo immaginario erotico del cliente, che non l’auto-percezione di femminilità. A volte, per capire se una trans si prostituisce o no, basta guardare il look: se non si prostituisce il look è molto più tranquillo. E’ difficile trovare lavoro, ma le trans che lavorano non si presentano certo con il seno che arriva un quarto d’ora prima di loro… Poi dipende ovviamente anche dal contesto familiare, da quanto la famiglia ti è vicina. Anche questo è molto importante, così come avere delle amiche etero: cioè, se la tua vita non si consuma solo all’interno della comunità trans. Perché se tu vuoi fare un cambiamento, chiedi anche consiglio a tua madre, a tua sorella, ad una tua amica, che magari ti consigliano anche dei cambiamenti non troppo esasperati… Quando invece sei sola, perché la tua famiglia ti ha cacciato di casa, oppure sei immigrata ed in più ti prostituisci, è come se entrassi in un’altra dimensione. E poi c’è un’altra cosa che vorrei dire: per molte trans che si prostituiscono la realizzione di sé passa in maniera illusoria attraverso quanto si guadagna…E’ come se quell’insulto e quel disprezzo che hai avuto da adolescente in un contesto maschilista, questo si, maschilista, in cui qualunque persona che diventava effeminata era motivo di disprezzo… Diventa poi un riscatto: quegli stessi uomini che mi prendevano a sassate, che mi sputavano addosso, che mi insultavano, quando mi vedevano per strada nei miei primi tentativi di vestirmi da donna… Cavolo, sono gli stessi che ora mi pagano! Allora ce l’ho fatta… Ma è solo una gabbia dorata.
GP Vi sono caratteristiche, biologiche, psicologiche, culturali, che favoriscono l’appartenenza a questa cultura sessuale? Mi chiedo, ad esempio, perché esistano tanti viados brasiliani e molti meno provenienti da altri Paesi del mondo o dalla stessa America latina…
VL Si, sono tanti, i viados... Noi trans esistiamo ovunque, siamo anche nelle culture nordiche, nel Maghreb, in Asia: pensa alla Tailandia… Ce ne sono molte anche in Francia, in Spagna… In Italia c’è una specie di esterofilia, da questo punto di vista. Intanto, sono molto più procaci e poi, spesso c’è il fatto che il cliente non vuole essere rintracciato in nessun modo… Pensa che andando con la straniera riesce meglio nel suo intento.
GP Nel mondo della prostituzione transessuale si fa molto uso di cocaina?
VL Vorrei mettere dei paletti. Uno: non tutte le trans hanno rapporti a pagamento. La maggior parte delle trans non si droga, né si ubriaca. Purtroppo c’è una parte di trans, per tutta una serie di problemi… Probabilmente persone non contente di fare quella vita lì, di prostituirsi, persone che non sopportano più di avere rapporti sessuali con persone da cui non sono attratte… Loro si aiutano con l’alcool, o con la cocaina. Anche per combattere il freddo, se lavorano in strada… Tra l’altro, consumare cocaina è deleterio per chi già assume degli ormoni, perché già gli ormoni ti possono portare momenti di forte euforia ed anche forti depressioni… Se a questo aggiungi il down della mancanza di cocaina… Tante vivono male per questo. Va detto poi che l’uso della cocaina è molto più diffuso di quanto normalmente si pensi. Molte persone “pippano” per affrontare un’altra giornata lavorativa: parlo di manager, ad esempio. Non è che pippano per andare a fare sesso, diciamo così… Spesso mi raccontano, le persone trans, che i clienti che ricercano la cocaina sono persone che poi neanche fanno sesso… In realtà amano solo “pippare” in compagnia. Può capitare che uomini molto potenti, che rivestono un ruolo di grande responsabilità, che cinque giorni alla settimana hanno un atteggiamento molto serio, molto severo e di comando… Nel week end si “liberino”, anche facendosi dominare da queste persone fisicamente imponenti, più imponenti di loro, anche drogandosi.
GP Quando si sceglie di operarsi e cambiare definitivamente sesso, in pratica si sceglie di rinunciare al piacere sessuale,o meglio, all’orgasmo?
VL Le prime operazioni non consideravano per niente la conservazione del piacere. Oggi invece, lo posso dire perché ho assistito personalmente ad un’operazione al Policlinico di Napoli, e ho visto quanta cura e quanta importanza si dà alla conservazione del piacere e quindi alla ricostruzione della clitoride. C’è un collegamento con la clitoride che viene recuperato dal glande e questa operazione consente anche una maggiore lubrificazione. Sicuramente non è lo stesso orgasmo che si prova con l’organo genitale maschile…
GP E’ una rinuncia difficile?
No: ci sono molte trans che rifiutano così tanto la parte maschile, che non si sono mai toccate… Quindi neanche sanno a cosa rinunciano… Sicuramente c’è un piacere psicologico, ma c’è anche una componente fisica. Del resto sai, l’orgasmo, il piacere… Anche questo è un grande mistero. Ma anche le donne hanno questo problema…
Dott. Giuliana Proietti
Immagini del fotografo Guido Fuà
fonte: blog.donnamoderna
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