giovedì 11 novembre 2010

Lgbt Torino: muore la sua compagna e una donna lesbica viene sfrattata dalla loro casa


Questo caso di cronaca dovrebbe essere preso d’esempio per chi continua a pensare che il nostro desiderio di poterci sposare/unire civilmente sia solo un capriccio senza senso.

Forse, in molti casi, è sempre meglio mettersi nei panni dell’altro, piuttosto che restare convinto della propria ignoranza.

La storia racconta della 38enne Lucia Romana Pellegrino che vive in un alloggio popolare dal quale lei è stata sfrattata dall’Atc, nonostante continui a pagarne il canone. La stessa donna racconta la propria disperata condizione:

“Non ho un lavoro, ho un’invalidità del 70% fin da bambina, cui si è aggiunto un altro 8% a seguito di un gravissimo incidente. Non ho parenti o amici che possano ospitarmi: se verrò cacciata, non so dove trovare rifugio”

Lei e la sua compagna Luisella Marangoni si conoscono e decidono di andare a vivere insieme. All’inizio è Lucia ad avere un lavoro ma poi, per amore della compagna si licenzia ed è Luisella, a questo punto, a trovare impiego e ‘mantenere’ le spese di entrambe con un solo stipendio.

Tutto procede bene, fino a quando sette anni dopo, a soli 45 anni, Luisella muore in un terribile incidente stradale. E tutto precipita:

Lucia non ha, improvvisamente, più nulla: ha perso l’amore, la compagna, non ha un lavoro e non le resta altro che la casa in cui hanno vissuto insieme. Si presenta per cambiare intestazione del contratto luce e gas ma ciò non è possibile:

“La legge regionale consente di volturare il contratto a chi resta se abitava nella casa da almeno due anni, regolarmente autorizzato. E lei non aveva autorizzazione”

Purtroppo non è stata una dimenticanza bensì una pura impossibilità a portare a termine la cosa, come lei stessa racconta:

“Nel 2003 ci eravamo presentate all’Atc per segnalare che vivevamo in due nell’alloggio e ottenere l’autorizzazione, ma ci era stata negata perché tra noi non c’erano vincoli di parentela.

A nulla è servito che portassimo un “contratto di matrimonio” che avevamo stipulato in casa, presenti alcuni testimoni, con reciproci testamenti depositati da un notaio”

E’ la legge stessa attualmente vigente che non rende concreto e ufficiale questo loro legame:

“La legge consente di dare l’autorizzazione solo se ci sono vincoli di parentela (nonna e nipote, padre e figlia, fratello e sorella e così via)”

Lucia ha, per ora, raccolto il contratto privato di unione che aveva siglato con Luisella, la testimonianza dei condomini che accertano la sua presenza nella casa da circa 7 anni e copia del testamento della sua compagna.

Spera ancora, sostenuta dal suo avvocato, di poter almeno restare nella casa in cui ha vissuto finora con la sua metà. Si dice ancora speranzosa di poter ottenere giustizia, nonostante il magistrato, precedentemente, le avesse già confermato l’ordine di sfratto. La nuova udienza è fissata per il 26 novembre.
fonte queerblog.it, Via LaStampa

Nessun commento:

Posta un commento