sabato 12 ottobre 2019

Si schiera coi curdi e parla di diritti Lgbt: Claudio Marchisio è la nuova icona social della sinistra

Da calciatore a influencer politico: la straordinaria parabola umana e social dell'ex campione della Juventus.

In foto:  Claudio Marchisio ha vinto 7 scudetti con la Juventus tra il 2008 e il 2018. Credit: Afp/Silvia Lore / NurPhoto

Claudio Marchisio, nuova icona social della sinistra: dai curdi ai diritti Lgbt
"Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini…’, questo scriveva Anna Frank nel suo diario, nel 1942. Oggi, 77 anni dopo, è iniziato il bombardamento della Turchia contro i Curdi in Siria. Una vergogna per tutta la comunità internazionale. Sentiamoci pure responsabili per ogni vittima”. A scrivere questo post, ieri, giovedì 10 ottobre, sui suoi profili social, non è stato un politico, né uno scrittore, un pensatore, un filosofo o un intellettuale. Che ci crediate o meno, queste parole le ha scritte un calciatore.

Da pochi giorni un ex calciatore. Non uno qualsiasi. Uno che è stato capitano della Juventus e, per almeno un lustro, titolare fisso della Nazionale italiana. Il suo nome è Claudio, di cognome fa Marchisio. E per capire chi è davvero e dove nasce questo post, diventato in breve virale, occorre fare almeno tre salti a ritroso nel tempo.

L’ultima stagione calcistica, allo Zenit di San Pietroburgo, è stata la più lunga, difficile, dolorosa e illuminante della carriera di Claudio Marchisio. I numeri dicono molto, ma non tutto: 15 partite giocate, 2 gol segnati, 148 foto pubblicate su Instagram. Claudio in campo è un “vecchio” atleta che lotta contro un corpo che a 33 anni ha smesso di assisterlo, a un’età (e in un’epoca) in cui la maggior parte dei suoi colleghi sono ancora all’apice della forma.

Fuori è un uomo risolto, intelligente, colto, maturo, che legge saggi e romanzi, visita musei e luoghi d’arte, esplora le meraviglie dell’ex capitale zarista, quando parla o concede un’intervista non è mai banale. E, soprattutto, fa Politica. Quella con la P maiuscola. Prende posizione. Sempre. Anche quando non è comodo o conveniente e su temi che non ti attenderesti di vedere uscire dalla bocca di un giocatore di calcio: migranti, clima, ambiente, diritti Lgbt, le lotte sindacali dei pastori sardi.
Gli ultimi mesi a San Pietroburgo sono la fotografia esatta – e, in qualche modo, un antipasto – della seconda vita del “Principino”: un neo nell’universo banale, ipocrita, convenzionale e iper-standardizzato del calcio italiano e mondiale. Non è un caso se, meno di tre mesi dopo, Claudio Marchisio in una conferenza stampa affollata a Torino pronuncia le sue ultime parole da calciatore.

“Avevo fatto una promessa al bambino che sognava di diventare un calciatore. Avrei continuato a giocare fino a quando, mettendo piede in campo, avessi sentito la meraviglia del sogno che si stava avverando. Negli ultimi mesi ho vissuto un contrasto tra mente e cuore e ho capito che stavo venendo meno alla mia promessa. Ci sono momenti in cui è giusto che il cuore prevalga sulla mente, per questo preferisco fermarmi.Lo faccio senza ripensamenti, insieme alla mia famiglia, che mi ha insegnato a guardare al futuro con curiosità, senza timore. E allora grazie sogno! Perché mi hai dato forza, coraggio, successo e soprattutto mi hai reso felice!”.

Sembra la fine, e invece è solo l’inizio. O, meglio, l’inizio ufficiale di un’avventura umana che era cominciata due anni e mezzo prima, quasi per caso, il 24 marzo 2017, pochi giorni prima della finale di Champions League col Real Madrid, quando un’imbarcazione carica di migranti si rovescia al largo della Libia: 34 i morti, tra cui anche diversi bambini. Claudio legge e si sfoga su Instagram: “Viaggi della speranza che finiscono in tragedia per molte persone! Ancora corpi senza vita nel Mediterraneo. Come sta cambiando il mondo?” .

È la prima volta che Marchisio prende una posizione così forte e netta sui social, e le reazioni non tardano ad arrivare. In un florilegio di commenti entusiasti, arrivano anche le critiche, alcune pesantissime, cariche d’odio: “Pensa alla Champions che è più importante di questi 4 monnezzari”.
Il 20 giugno del 2018, in occasione della Giornata mondiale del Rifugiato, compare in una foto in bianco e nero con un cartello dell’Unhcr in mano e un hashtag, #withrefugees, accompagnato da un breve testo: “E tu da che parte stai?”.  Anche in quel caso fioccano le reazioni positive, in mezzo all’immancabile vomito delle “bestie”. Claudio alza le spalle e tira dritto.
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fonte: Di Lorenzo Tosa www.tpi.it

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