mercoledì 18 aprile 2012

Intervista all'Avv. Francesco Bilotta di Rete Lenford Avvocatura per i diritti LGBTI

Di recente la Corte di cassazione ha emesso una sentenza che potremmo definire rivoluzionaria in merito alle coppie formate da persone dello stesso sesso. Potresti riassumerci la vicenda dei due ragazzi coinvolti?

Il caso deciso dalla Cassazione nasce per iniziativa di due uomini, Antonio Garullo e Mario Ottocento, che nel 2002 si sono sposati in Olanda. In seguito, assistiti dall'Avvocato Alessandro Mariani, di Latina, hanno chiesto la trascrizione del matrimonio presso il loro Comune di residenza: Latina. Allora gli fu risposto che non era possibile, in quanto il matrimonio tra due persone dello stesso sesso in Italia era inesistente e comunque contrario all'ordine pubblico. Cominciò un percorso giudiziario che li ha portati prima davanti al Tribunale di Latina, poi davanti alla Corte d'Appello di Roma e infine dinanzi alla Cassazione. Mi sono affiancato alla difesa del Collega Mariani dal secondo grado, dopo cioè che ero venuto a conoscenza, per ragioni di studio, della sentenza di primo grado e avevo analizzato quella sentenza su una rivista giuridica, con una nota dal titolo "Matrimonio gay all'italiana".

Potresti spiegare ai nostri lettori cosa è stato deliberato?


La Corte di cassazione, con questa sentenza, pur rigettando il nostro ricorso e in definitiva impedendo la trascrizione del matrimonio tra persone dello stesso sesso contratto all'estero, ha fatto tre affermazioni importanti:
a) ha considerato superata “la concezione secondo la quale la diversità di sesso dei nubendi è un presupposto indispensabile per la stessa esistenza giuridica del matrimonio”;
b) ha confermato che non esiste un ostacolo costituzionale che impedisca l’introduzione in Italia di un matrimonio egualitario da parte del Parlamento;
c) infine, ha chiarito che la coppia formata da persone dello stesso sesso ha “diritto alla vita famigliare” e quindi deve godere delle stesse tutele di una coppia coniugata eterosessuale, potendo in caso di discriminazione rivolgersi ad un giudice per chiedere tutela.

Quali scenari credi che potrebbero aprirsi adesso? E' difficile fare previsioni ma, secondo te, c'è da essere ottimisti?


L'ottimismo è come il coraggio: se uno non ce l'ha non se lo può dare! Ma battute a parte, a me sembra che questa decisione abbia tra gli altri meriti quello di aver squarciato definitivamente quel velo di silenzio che continua a impedire la legittimazione sociale delle famiglie formate da persone dello stesso sesso. Quante più lesbiche e gay, che vivono una vita di coppia, saranno consapevoli che sono giuridicamente una famiglia al pari di una coppia eterosessuale, tanto più saranno vigili contro le discriminazioni e reagiranno. E' ora di finirla di far parlare altri al nostro posto. La dignità non è una concessione, è un diritto di noi tutte e tutti, ed è pertanto ovvio, in uno Stato di diritto, che si possa ricorrere alla magistratura quando quella dignità viene violata.

Da un punto di vista legislativo, quale credi sia il primo passo che bisognerebbe fare?

Prima di tutto, bisognerebbe fare chiarezza e distinguere le coppie conviventi eterosessuali dalle coppie formate da persone dello stesso sesso. Le si mette tutte in un gran calderone perchè in questo modo è socialmente più accettabile una riforma normativa che includa le coppie formate da persone dello stesso sesso. Un atteggiamento del genere che aveva qualche senso dieci anni fa, oggi è del tutto superato, perchè tanto la Corte costituzionale quanto la Corte di cassazione hanno ribadito che il livello di tutela delle coppie formate da persone dello stesso sesso deve essere quello delle coppie coniugate eterosessuali, pena la violazione del principio di uguaglianza.
Anche volendosi intestardire a non usare la parola matrimonio, il numero dei diritti che ad essa ricolleghiamo deve essere lo stesso tanto per le coppie coniugate eterosessuali quanto per le coppie formate da persone dello stesso sesso.

Oggi la strada più inclusiva e quella legislativamente più semplice da intraprendere è l'allargamento dell'istituto matrimoniale alle coppie formate da persone dello stesso sesso.

Fai parte di Rete Lenford (Avvocatura per i diritti LGBTI), quali sono i vostri obiettivi e come vi state muovendo sul territorio?

La nostra associazione nasce con due principali finalità: sensibilizzare il mondo forense sui diritti delle persone LGBTI e fornire un'assistenza tecnicamente elevata alle stesse. Siamo abbastanza omogeneamente presenti sul territorio italiano, anche se ci vorrebbe qualche collega in più nelle regioni centro-meridionali. Per fortuna, internet ci aiuta e siamo in grado di entrare in contatto con le persone attraverso il nostro indirizzo di posta sos@retelenford.it

Noi ovviamente non ci occupiamo solo del riconoscimento del diritto a un matrimonio aperto a tutte e a tutti, anzi sono molto più numerosi casi di diversa natura. Su questo specifico versante credo sia opportuno continuare sulla strada intrapresa facendo riconoscere una ad una alle coppie formate da persone dello stesso sesso quelle tutele di cui oggi automaticamente godono le coppie coniugate eterosessuali. Si arriverà al paradosso che a parità di tutele una sola cosa le distinguerà: il nome del loro legame.

E ciò a dimostrazione del fatto che il NO è esclusivamente figlio di un pregiudizio.
fonte http://www.tolleranzazeroglbt.it intervista di Marta Manna & Davide Clara

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