lunedì 16 aprile 2012

Lgbt Reggio Calabria: In ospedale dopo aggressione omofoba "Un infermiere mi ha detto: diventa etero"

L'incredibile racconto di Claudio T.: insultato da un gruppo di ragazzi e colpito con un pugno in centro a Reggio Calabria, al pronto soccorso la seconda doccia fredda: "Un operatore mi ha consigliato di curarmi con gli ormoni per evitare altri problemi in futuro"

In ospedale dopo aggressione omofoba "Un infermiere mi ha detto: diventa etero" L'ingresso del pronto soccorso degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria
Picchiato in strada, dopo essere stato insultato da un branco di ragazzi omofobi, nel centro di Reggio Calabria.

Umiliato al Pronto Soccorso, dove un infermiere gli ha suggerito di "diventare eterosessuale", magari con l'aiuto di una cura ormonale o di uno psicologo. La vittima di questa ennesima violenza omofoba, fisica ma anche verbale, si chiama Claudio T., ha 28 anni, e stanotte, subito dopo essere stato aggredito, si è rivolto alla polizia.
La denuncia scatterà d'ufficio, dato che la prognosi per le ferite riportate è di trenta giorni.

"Mi trovavo in centro, in via del Torrione, davanti ad un locale, in compagnia dei miei amici. Stavamo chiacchierando, intorno all'una e trenta - racconta Claudio - A un certo punto sono venuti a provocarci quattro o cinque ragazzi". Giovani, hanno tutti intorno ai 22/27 anni, i modi di fare dei bulletti.

Alcuni credono di averli già visti. "Reggio Calabria è piccola, ci conosciamo tutti, e loro sapevano il mio nome", dice Claudio, che non ha mai avuto problemi a dichiarare il proprio orientamento sessuale. A Catania si esibisce in spettacoli come Drag Queen, più che un lavoro il suo è un divertimento.
"Ci sfottevano e insultavano, ma inizialmente abbiamo cercato di ignorarli, facendo finta di niente - continua - Dopo un po', però, mi sono stancato, ho risposto ad uno di loro, chiedendogli cosa volesse. Lui si è risentito, e mi ha detto di piantarla, perché altrimenti sarebbe finita
male".

Dopo un breve battibecco, il gruppetto decide di allontanarsi e Claudio, insieme agli amici, li segue con lo sguardo. Da lontano iniziano ad urlare alcuni insulti omofobi. "Noi non ci facciamo intimorire. Ma è allora che questi tornano indietro, verso di noi. Uno di loro si avvicina e mi fa: 'Che ti guardi?". Interviene una persona, cerca di riportare la calma.

Ma è troppo tardi. "All'improvviso un ragazzo mi dà un pugno in faccia. Una cosa da vigliacchi, perché ha agito di lato, senza che io lo potessi vedere. Mi ha colpito al naso, facendomi sbattere la testa contro la vetrata del locale". Inizia a sanguinare, lo spavento è grande e mentre corre in bagno a sciacquarsi il viso, gli amici chiamano il 113. Una volante, arrivata sul posto, raccoglie la sua testimonianza.

Ma agli Ospedali Riuniti, dove viene successivamente accompagnato da un rappresentante di Arcigay, intorno alle 2.30, arriva la seconda doccia fredda. Una nuova umiliazione.

"Mi trovavo nella stanza, insieme al medico e ad un infermiere. Era vestito con una divisa verde, aveva intorno ai 55 anni, e non ho ben capito perché stesse là a seguire il mio racconto - spiega - Prima inizia a dirmi che avrei dovuto rispondere con le mani a quei ragazzi e poi arriva a chiedermi se fossi mai stato con una ragazza". Il peggio, però, deve ancora venire. L'infermiere sostiene che se Claudio "fosse stato in compagnia di una bella ragazza, non ci sarebbe stata nessuna aggressione". Non solo.

"Mi dice anche che secondo lui l'omosessualità è una questione di ormoni e che mi sarei dovuto rivolgere ad uno psicologo", continua la vittima, che ricorda a quell'uomo ciò che tutti dovrebbero già sapere (soprattutto chi lavora in un ospedale): ovvero che l'omosessualità non è una malattia e che, quindi, non c'è nulla da curare.

"Penso di essere più arrabbiato per quello che mi hanno detto in ospedale - si sfoga Claudio - Alle risatine e agli insulti, ormai, siamo abituati. E' la norma qui. E, conoscendo il mio carattere, sapevo che prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. Ma mai mi sarei immaginato di sentirmi dire delle cose del genere in ospedale".

Dopo essere stato sottoposto ad una Tac, i medici gli hanno riscontrato una "frattura pluriframmentaria delle ossa nasali con deviazione del setto nasale a destra", con 30 giorni di prognosi. Ora si dovrà operare. "Nelle prossime ore - racconta - partirò per Catanzaro, dove vive il mio ragazzo, che è medico".

Su Facebook sta ricevendo decine e decine di messaggi di solidarietà, amici, conoscenti o anche semplici militanti omosessuali, allertati dal passaparola partito sul social network.
La rabbia è tanta, e Claudio ha bisogno di sfogarsi. "Ora che mi ha procurato la frattura delle ossa nasali che mi resta da dire? Sono ancora più incazzato contro chi prova odio verso di me e i miei amici. Io sono l'ennesimo esempio di un Paese incivile come l'Italia. Adesso il dolore più grande è quello morale".

Nei prossimi giorni, dopo l'intervento chirurgico, e dopo essersi consultato con Arcigay, valuterà come sporgere denuncia. I suoi amici sono pronti a testimoniare al suo fianco. "Non si può continuare a guardare, senza fare nulla", dicono.

E un altro testimone oculare: "Non mi dimenticherò mai il rumore della testa di Claudio che sbatte contro la vetrata del locale.

Ora siamo tutti scossi. Non ci era mai successo di trovarci di fronte ad una violenza del genere". Il branco, dopo l'aggressione, è fuggito. Alcuni li avrebbero visti salire su un'auto.
fonte http://www.repubblica.it/cronaca/ di MARCO PASQUA

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