mercoledì 17 novembre 2010

Lgbt Teatro: Vladimir Luxuria, ritorno ai '70


La trans in scena al teatro delle celebrazioni con «Persone naturali e strafottenti», la pièce che fece scandalo: «È la storia di vite alla deriva, consumate in un Capodanno napoletano in un albergo a ore»

«Come sto? E chi m’ammazza? Sono coriacea. So resistere. Resistenza è parola essenziale di questi tempi insieme all’amore».

Vladimir Luxuria parla al telefono dalla casa di un amico in Olanda e ci racconta Persone naturali e strafottenti, la commedia tragicomica di Giuseppe Patroni Griffi in cui Luxuria recita la parte di Mariacallàs, transessuale intellettuale che ce la mette tutta per sembrare stupida. C’è poi l’affittacamere Violante, lo studente gay borghese Fred, e Byron, ragazzo di colore.

L’elemento in comune: una disperata vita alla deriva. Da venerdì al Teatro delle Celebrazioni (info 051/6153370-74).
Ambientato in una squallida camera a ore nei bassi di Napoli a Capodanno, la pièce quando debuttò, nel 1974, scatenò uno scandalo. Chi è la sua Mariacallàs?
«Una trans anni ’70 molto diversa da me.

Ha rinunciato alla sensibilità e aspira alla stupidità, cosa molto premiata oggi. Lei però la usa come fattore di impermeabilità. Cita Freud, Aristotele, e fallirà, perché dal momento in cui aspira ad essere stupida è chiaro che non lo sarà mai».
Negli anni ’70 la pièce divise gli spettatori.

Oggi?
«Chi viene a teatro e vede due uomini che si baciano non si scandalizza. Poi magari se li vede per la strada un mugugno ci scappa. In quegli anni poi si cominciava a parlare di rivoluzione sessuale, femminismo, figli dei fiori, diritti civili, e quest’opera risente di quel fermento. C’erano pionieri entusiasti, oggi c’è rassegnazione.

Un tema come l’omosessualità non è più tabù, ma non sempre se ne parla con i giusti termini».
Che Napoli è quella che fa da sfondo alla commedia?
«Una Napoli un po’ metafora del mondo, dove c’è chi ci vive, come Mariacallàs e Violante, e chi ci arriva, come Fred, studente gay che gioca a nascondino, e Byron, di colore, alla ricerca del padre morto nella Seconda guerra mondiale».

Si è sempre definita una transgender: anche adesso?
«Sono una persona in continua evoluzione e anche quando si fanno cambiamenti fisici non si smette mai di cambiare».

Non la prenda come una domanda personale, ma in un’intervista al Corriere della Sera aveva dichiarato che il cambio di sesso in lei era avvenuto e poi con altre testate lo smentì: perché questa ambiguità nell’atteggiamento?

«A un certo punto la mia psicologa mi consigliò di non parlarne: mi ero esposta troppo alle aspettative mediatiche».

Quindi?
«Quindi non ne parlo».
Le elezioni sembrano avvicinarsi: si ricandiderebbe?
«A volte mi torna la voglia. Non per essere presuntuosa, ma se lei camminasse un po’ con me si accorgerebbe di quanta gente mi ferma per chiedermi questa cosa. Sono tentazioni.

Ma me le devo far passare».
È ancora convinta di avere dato un contributo fondamentale al cambiamento del costume partecipando all’Isola dei Famosi?

«Quell’esperienza servì per capire che c’è un’Italia più aperta di quella che giudica in base alle preferenze sessuali. Che non dice meglio andare a donne che essere gay. Ma al di là di tutto, la mia più grande vittoria è un’altra».
Quale?

«Parlare con amici gay di altri Paesi e non sentirmi inferiore perché in Italia ci sono leggi che ci tutelino».
fonte corrieredibologna.corriere.it, Paola Gabrielli

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