sabato 17 luglio 2010

Libri Lgbt, Un libro gay per l'estate. Abdellah Taïa : "Uscirò da questo mondo e dal tuo amore"


Un libro gay per l'estate. Abdellah Taïa : "Uscirò da questo mondo e dal tuo amore"Un diario delle emozioni poggiato su una scrittura semplice, per nulla aulico, ma che penetra il lettore come fossero le sue stesse carni ad agire, a sentire il miele e il fiele dei sentimenti, delle passioni, della sofferenza negli amori. Abdellah Taïa, è uno scrittore di fresca generazione, che pare sentire gli anni dell’esistenza, il cammino delle sue scelte difficili, per poi raccontarceli senza enfasi, snocciolati rigo dopo rigo. I suoi libri - quattro con questo di cui parliamo - raccontano se stesso e, di dovere, la terra che l’ha partorito, le genti che incontra, la fatica degli altri ad accettare la sua condizione. Si scopre omosessuale giovanissimo, già da bambino riconosce il desiderio omosessuale che vive innocentemente in una mistura di piaceri e di lacerazione. Nel suo precedente romanzo autobiografico Le Rouge Tarbouche, Abdellah scriveva:

“Sono sempre stato gay. Questo non è un viaggio, è la mia vita. L’omosessualità è vissuta, non va spiegata. Non posso nascondere che ne ho scritto, che l’ho raccontata nel mezzo di altre cose”.

In questo nuovo libro: “Uscirò da questo mondo e dal tuo amore“, Abdellah Taïa, torna nuovamente a raccontare il pathos dell’eros, a volte quasi innocente, desiderato; altre volte marchiato dalla violenza e dall’indifferenza, in una terra dove il sesso fra maschi sembra abitudinario, consolatorio, vietato e praticato. Ma se per tutti diventi zamel (frocio) potrebbe essere l’inizio del martirio, l’abbandono della propria mascolinità, la derisione che porta, prima o poi, all’eventuale abuso sessuale da parte di altri; abuso di corpo ma anche dei sentimenti. Si possono rubare anche quelli. La scrittura di Abdellah ha la magia di trasformare le parole in pezzi di vita; “scrivere anche delle cose più intime - dice -, non è mai un atto egocentrico”. Il libro esordisce con un atto di aggressione, una tentata violenza, nei vicoli di Salé, vicino a Rabat. Alì è compiaciuto di quel corpo, lo vuole possedere, con dolcezza o profanandolo, ma lo vuole. Non pensa che la vittima lo desidera a sua volta, ma cerca tempi che non ci sono. Sarà provvidenzialmente risparmiato grazie all’intervento della madre di Alì. È lì, forse per la prima volta, il ragazzo sente l’odore della morte mischiato a quello del sesso profano. Lo sentirà ancora, altre volte ancora.

Le dolorose cadute, sembrano rendere il protagonista del racconto, più forte e consapevole, capace di gridare al mondo che la sua omosessualità non ha scalfito l’identità, non l’ha tramutata come vorrebbero quei gaglioffi, in una identità coniugata al femminile per farne strale. Quando si parla di amore, di eros, il protagonista, e con lui Abdellah, pare facciano emergere dai fondali della propria esistenza i segreti più intimi, scomposti, necessari alla condivisione con l’amato che imprudentemente spesso li trascina pesantemente a riva per abbandonarli alla sventura, senza curarsi di chi continua ad amare.

Taïa, come ogni bravo scrittore, entra facilmente nei panni del suo racconto, del protagonista vessato dai piaceri ma anche dalla sofferenza che ogni piacere trascina come pegno. Distante da epiche culture che incrociavano amore e morte, eros e thanatos, la pulsione di vita e la pulsione di morte, lo scrittore narra un viaggio verso altri corpi che si rivelano ora magnifici, ora tanto pericolosi da incontrare l’essere che nel “Settimo Sigillo” di Bergman, gioca a scacchi sulla spiaggia. Incontra spesso la morte, ma solo per sfiorarla, persino come simbolo taumaturgico alla vita, mai seguendola fino alla meta finale. Ama molto, si perde e si liquefa in quegli amori; gli appartengono così tanto da soffrirne ferocemente, ma sempre riesce a rialzarsi, persino ad avere nobili scatti di autodifesa.

Gli amori di “Uscirò da questo mondo e dal tuo amore” sono anche così intimi, da sottrarli volontariamente all’occhio vezzoso del lettore. Taïa li racconta con perspicace immaginazione, narrando particolari di vita dell’uno e dell’altro, per poi fermarsi, pudico, accompagnando il lettore fuori dalla porta. Si può solo immaginare quel che accade dall’altra parte; l’eros sta più nelle parole, nei tormenti, nei teatri di passione.

Il libro, come dice la postfazione, è il viaggio di un giovane uomo alla scoperta di se stesso, il diario del tormentato rapporto con una cultura che ama, ma che non è pronta ad accogliere la sua diversità.

Primo scrittore a dichiararsi apertamente omosessuale, Abdellah Taïa, vive oggi a Parigi, lontano dalla sua terra che non gli nega il successo di scrittore, ma vilmente scrivono: «Lo pubblicano e ne parlano solo perché è omosessuale», come se non bastasse anche solo quello per farne un precursore di nuove libertà.

Abdellah Taïa, nonostante i suoi detrattori in patria, oggi è diventato un simbolo per chi ricerca la propria identità, per chi vuol capire che è necessario il coraggio delle proprie convinzioni.

Un bel libro questa ultima fatica di Abdellah Taïa; due pagine iniziali che sembrano disarmoniche e che invece riescono a tuffarsi miracolosamente in una scrittura sapiente, scorrevole, quasi minimalista. Ci sono i viaggi, da Marrakech al Cairo, e poi Parigi, tappe di sentimenti, di storie che sembrano piccole morti interiori. Si beve come un fumante the marocchino, questo libro, e lascia al palato una sensazione di dolciastro, di ristoro, e un po’ di quel tormento che non lascia mai chi ama veramente.

Abdellah Taïa
Uscirò da questo mondo e dal tuo amore
ISBN edizioni, 2010
pg.130, euro 13,50
fonte queerblog

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