Trenta anni fa il suicidio dell’artista francese. Una carriera dorata e
una vita in solitudine. I suoi brani intramontabili e il successo del
film con la Alviti che racconta la sua storia
“Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable” (Perdonatemi, la vita mi è
insopportabile). Questo il biglietto che Dalida lasciò prima di
togliersi la vita nella sua casa in rue d’Ochamp nei pressi di
Montmartre a Parigi il 3 maggio del 1987, trent’anni fa. Una fine
tristissima che colpì profondamente la Francia intera e chi la seguiva
in tutto il mondo.
Quel suicidio che metteva fine ad una vita artisticamente ricca di
successi ma umanamente tormentata da momenti difficili e drammatici,
lasciò sconcertato e smarrito l’esercito sterminato dei suoi fan che
l’aveva sempre amata incondizionatamente. E non poteva essere
altrimenti, perché Dalida era la diva della canzone francese, un’artista
unica e carismatica, un’interprete di razza e di rara sensibilità,
un’icona della femminilità, regina dei tabloid e della “presse du
coeur”.
Un’artista insomma che nel corso della sua carriera era divenuta uno
dei personaggi più famosi ed apprezzati della scena internazionale e che
con quel tragico epilogo peraltro già tentato in precedenza per due
volte, diveniva automaticamente e suo malgrado un mito, capace di
continuare a fare breccia nel pubblico nel tempo come i 20 milioni di
dischi venduti da quando è scomparsa, che si aggiungono ai 150 milioni
precedenti, dimostrano.
Un donna forte sul palcoscenico ma fragile nei sentimenti, capace di
emozionare e interessare ancora oggi con la sua vicenda, come conferma
il grande successo che sta riscuotendo ovunque, nelle sale e nei
festival cinematografici (Parigi, Atene, Quebec, Las Vegas, ecc.), il
film diretto da Lisa Azuelos da noi trasmesso su Rai 1, che ripercorre
la sua esistenza dall’infanzia al Cairo, al primo concerto all’Olympia
di Parigi nel ’56, dall’affermazione in Francia al tragico Sanremo in
cui morì Luigi Tenco, dal successo in tutto il mondo fino al suo
suicidio a soli 54 anni.
Un biopic molto apprezzato anche dalla critica, con una formidabile
Sveva Alviti protagonista assoluta di enorme talento, che con
un’interpretazione memorabile e perfetta fa rivivere la cantante di
origini italiane (Jolanda Cristina Gigliotti il vero nome) insieme a
Riccardo Scamarcio, che interpreta il fratello e produttore Orlando,
Jean-Paul Rouve, il marito Lucien Morisse e Alessandro Borghi un Luigi
Tenco introverso e molto credibile.
Figlia di un maestro di violino calabrese stabilitosi al Cairo,
Jolanda giovanissima partecipa al concorso di Miss Egitto e lo vince,
gira alcune pellicole e notata da un regista francese si trasferisce a
Parigi dove diventa Dalida, richiamando nel suo nome d’arte quello del
celebre personaggio femminile del film di De Mille, “Sansone e Dalila”.
L’incontro con Lucien Morisse direttore di Europe 1 e suo futuro marito e
con Eddy Barclay, editore musicale e proprietario dell’omonima
etichetta discografica, si rileverà decisivo. Incide “Bambino”, cover
del celebre “Guaglione” del nostro Aurelio Fierro, ed è subito boom.
Da quel momento sarà tutto un susseguirsi di successi, concerti,
recital, partecipazioni nei più importanti programmi televisivi e
manifestazioni canore (in Italia ospite fissa alle varie “Canzonissime”
oltre che al famoso Sanremo del 67 in coppia con Tenco), collezionando
ben 55 dischi d’oro (uno per ogni milione di 45 giri) e sette dischi di
platino (uno per ogni 10 milioni di dischi venduti), grazie alle
interpretazioni di brani come “Romantica”, “La danse de Zorba”, “Mama”,
“Bang bang”, “Dan dan dan”, “Paroles paroles” con Alain Delon, “Il
venait d'avoir 18 ans”, “Gigi l'amoroso”, “Je suis malade”,
“J'attendrai”, “Laissez moi dancer” e “Avec le temps”.
Una vita in prima pagina tutti i giorni e sempre sotto i riflettori
quindi, tra amori tormentati, illusioni, felicità effimera e tanta
solitudine, una vita consumata in fretta condizionata dal “male oscuro”
che la affliggeva, la depressione e che cercava di dimenticare quando
interpretava le sue canzoni divenute delle hit internazionali ed entrate
nella memoria collettiva dei francesi e nel cuore del suo pubblico.
Quello che oggi a Parigi, dove alla Ville Lumiere è stata aperta nel
Museo della Moda, una mostra con i suoi abiti più belli indossati nella
quotidianità e sulle scene, la ricorderà in occasione del trentennale
della scomparsa, con un happening nella piazza a lei dedicata a
Montmarte per tributarle un omaggio carico di nostalgia. Un attestato di
affetto da parte di chi è stato sempre con lei e non l’ha mai
dimenticata.
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fonte: Francesco Troncarelli per www.globalist.it/
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martedì 13 agosto 2019
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