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mercoledì 15 maggio 2013
Lgbt Danza: Firenze "Chiudere il balletto che follia". Parla il direttore del MaggioDanza Francesco Ventriglia
Francesco Ventriglia è avvilito: "Girava questa voce in teatro da qualche giorno. MaggioDanza è stato rilanciato"
«Chiudere MaggioDanza adesso? Una follia. Fosse stato fatto qualche stagione fa, quando il corpo di ballo del Comunale annaspava, l’avrei capito. Ma ora, dopo una ristrutturazione lunga e faticosa che ha portato i nostri danzatori alla rispettabilità internazionale, un’azione del genere non ha alcun senso». Francesco Ventriglia, 34 anni e da tre direttore di MaggioDanza, è sconcertato, avvilito.
La decisione di azzerare MaggioDanza, ufficializzata ieri, era nell’aria o è un fulmine a ciel sereno?
«Girava in teatro da qualche giorno. Eppure non ne comprendo la ragione.
È vero che il Comunale va rimesso in sesto, così com’è andato finora non è più sostenibile, ma perché infierire su un organismo come MaggioDanza che da tre anni a questa parte sta rilanciando il suo nome alla grande, che viene premiato dalla critica, amato sempre più dal pubblico, che ha imbastito una collaborazione proficua con il Comunale di Bologna e che, dopo almeno un quindicennio di inattività all’estero, poche settimane fa è stato ospite del prestigioso festival di Belgrado?
E poi tra un mese sarà con noi Sylvie Guillem, étoile che danza con le più grandi compagnie del mondo: se una come lei ha voglia di lavorare con noi, evidentemente è perché i nostri standard artistici sono degni della sua fama».
Di tagliare MaggioDanza se ne parla da anni.
«Certo. E se lo si fosse fatto in passato, forse nessuno avrebbe avuto niente da obiettare. Appena arrivato a Firenze mi sono trovato di fronte a una corte dei miracoli: la compagnia era imbolsita, anche a causa di danzatori dall’età media di oltre quarant’anni.
Adesso l’età media dei suoi 38 componenti (16 stabili, il resto a tempo determinato) è intorno ai 30 anni e si va in scena 53 sere l’anno, mentre prima non si arrivava nemmeno a 18 recite.
E per raggiungere tali standard di produttività ed eccellenza non ho chiesto un soldo di più, anzi ho abbattuto i costi».
Però al Comunale la danza non ha mai avuto un seguito e una storia paragonabile a quella della stagioni sinfoniche e d’opera.
«MaggioDanza è giovane, nata nel 1967.
Ma vi ci sono passati tutti i grandi: Fonteyn, Plisetskaja, Nureyev, Fracci, Polyakov, Baryshnikov.
Senza dubbio ha avuto pure momenti meno felici.
Quello attuale, invece, è un apice. Per raggiungerlo abbiamo lavorato fino a 18 ore al giorno.
E mi spiace davvero che il chirurgo chiamato a operare d’urgenza il Maggio non si sia reso conto di star amputandone una parte sana.
Sono giunto qui con un grande sogno, l’idea di ripartire dai giovani per ricreare un’eccellenza internazionale puntando su un progetto di forte slancio verso l’innovazione, senza tuttavia dimenticare i doveri che ha una fondazione lirica nei confronti del repertorio.
A nostro svantaggio ha giocato solo il fatto di essere poco numerosi.
Né è stato considerato tutto quanto abbiamo fatto per riportare i fiorentini in teatro: i miei danzatori e io siamo entrati nelle scuole, dagli asili alle superiori, per spiegare cos’è la danza, condurre i ragazzi sul palcoscenico del Comunale a ballare con noi e i loro genitori in platea a vederli.
E tutti loro, ragazzi e famiglie, sono poi diventati pubblico fedele dei nostri spettacoli».
fonte http://firenze.repubblica.it/ di GREGORIO MOPPI
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