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lunedì 25 marzo 2013
Lgbt USA: Starbucks “caccia” chi non vuole i matrimoni gay
Scambio di opinioni tra un azionista e il CEO della catena di caffetterie più famose del mondo
“Se non ti sta bene prendi le tue azioni e vattene”.
Così avrebbe intimato Howard Schultz, amministratore delegato di Starbucks, a un azionista del gruppo che aveva criticato la scelta del brand di schierarsi a favore dei matrimoni tra persone delle stesso sesso.
GUADAGNI DELUDENTI? COLPA DEI GAY
Lo scambio di battute è avvenuto a Seattle, durante l’annuale incontro degli azionisti del colosso delle caffetterie: l’azionista Tom Strobhar ha preso la parola, sostenendo che la campagna a favore dei matrimoni gay aveva portato a un boicottaggio da parte delle associazioni contrarie e che il valore dell’azienda ne avrebbe risentito: “Nel primo quadrimestre dopo l’annuncio del boicottaggio – ha detto Strobhar – Le nostre vendite e e nostri guadagni sono state, per dir così, piuttosto deludenti”.
“INVESTI I TUOI SOLDI ALTROVE”
La risposta di Schultz è stata molto franca: il fatto che Starbucks appoggiasse i matrimoni gay non era una trovata per fare soldi, ha spiegato, ma un’affermazione del diritto di uguaglianza. “Con tutto il rispetto – ha concluso Schultz – Se lei crede di poter ottenere un guadagno maggiore del 38 percento che ha ottenuto lo scorso anno, questo è un paese libero.
Può vendere le sue azioni di Starbucks e comprare quelle di un’altra compagnia”.
ABBRACCIARE LA DIVERSITÀ
All’inizio del 2012 l’azienda aveva appoggiato la decisione dello stato di Washington di proporre un disegno di legge per legalizzare i matrimoni tra persone delle stesso sesso e aveva diffuso un comunicato con cul Starbucks si di diceva “profondamente entusiasta di poter abbracciare la diversità”. La proposta è poi diventata legge lo scorso dicembre.
TROPPO LIBERAL?
Che tra Schultz e Strobhar non corresse buon sangue non è una novità: l’azionista, fervente anti-abortista e contrario alla causa delle unioni omosessuali aveva già chiesto a Schultz di smettere di appoggiare iniziative così “liberali”, perché coniderate “nocive” per gli affari dell’azienda.
fonte http://www.giornalettismo.com/di Valentina Spotti
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