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martedì 31 maggio 2011
Lgbt: Musicista salentino trans «Devo dire addio a Luana torno ad essere Marco»
Un mese fa ha ripreso a indossare gli abiti maschili, ha tolto il trucco e smesso di prendere estrogeni. «Sono tornato uomo perché la vita da transessuale era diventata un incubo».
La nuova, scioccante rivelazione di Marco (Luana) Ricci, riporta subito la mente a un anno e mezzo fa, quando il musicista salentino, 48 anni, sposato e padre di due figli, annunciò urbi et orbi la volontà di diventare donna e per questo fu allontanato dal Duomo di Lecce, la chiesa dove ha suonato come organista e diretto il coro per ben 18 anni.
«D’ora in poi - dice alla “Gazzetta” - potete chiamarmi di nuovo Marco Della Gatta». Per quasi quattro anni, il noto pianista e compositore (ha realizzato e arrangiato le musiche per il film Nuovomondo, Leone d’Argento a Venezia, e vanta un curriculum di tutto rispetto con partecipazioni alla Notte della Taranta e collaborazioni con l’Orchestra Ico della Provincia), si è sottoposto a cure ormonali per cancellare dal suo corpo ogni traccia di virilità. Ma a un certo punto qualcosa è cambiato.
A un passo da quell’intervento chirurgico che avrebbe potuto mutare in maniera definitiva la sua sessualità, ha deciso di interrompere il percorso di transizione per tornare indietro: smettere i panni della transessuale Luana, per riprendersi la sua “vecchia” identità.
Tutto qui? No, perché la realtà è molto più complicata di quel che sembra. «Sì, ho ripreso la mia identità maschile - racconta - ma dentro di me non è cambiato niente: è un fatto esclusivamente sociale».
Vuol dire che Luana Ricci continuerà ad esistere? «La mia intimità, quello che sento realmente di essere, ora lo tengo per me e voglio condividerlo solo con la mia compagna, la persona che mi ha cambiato la vita».
Cosa l’ha spinta a tornare uomo? «Ho capito che come trans non sarei mai stata accettata. Purtroppo, in questo mondo conta moltissimo l’aspetto fisico, come ci si veste. Ma le ragioni sono diverse. In quest’ultimo anno e mezzo ho vissuto lontano dal Salento, sono andato a Roma, dove ho fatto esperienze ed incontri che mi hanno aperto gli occhi. Ho visto persone intorno ai 50 anni e più, in corso di transizione, vivere situazioni drammatiche.
Hanno problemi a trovar lavoro, sono persone sole, che hanno perso legami affettivi e contatti importanti, perché quella bellezza esteriore che ogni transessuale cerca, alla mia età sfiorisce. E tutto questo mi ha spaventato e spinto a riflettere. Ho valutato pure i rischi legati all’intervento per diventare donna, che non sono di poco conto alla mia età.
Anche Carolina, la mia compagna, ha avuto un ruolo fondamentale, mi ha aiutato ad accettarmi per quello che sono, a farmi capire che la transizione è soprattutto un processo psicologico; per lei non conta come mi vesto, se sono Luana o Marco non fa differenza. Ma su tutte queste motivazioni, prevale il fatto che da transessuale non ero più sereno» .
Troppi pregiudizi o cos’altro le dava fastidio? «Da trans, per esempio, nessuno mi ha mai chiamato “maestro”. Eppure in tutto questo tempo ho continuato a insegnare pianoforte, a dirigere e suonare in teatro o nei locali come facevo in passato e allora tutti riconoscevano la mia professionalità. Quando la mia storia legata al licenziamento da parte della Curia di Lecce è balzata su tutte le cronache, nel Salento paradossalmente si sono chiuse tante porte, non solo quelle del Duomo.
Nove mesi di “ospitate” nei salotti televisivi per denunciare quanto era accaduto non sono serviti a nulla. Penso alle fiaccolate di solidarietà, alle manifestazioni organizzate per darmi sostegno e sensibilizzare l’opinione pubblica, a cosa hanno portato? Ho provato, nel mio piccolo, a fare qualcosa: collaboro con diverse associazioni gay e trans, ho avuto una breve esperienza politica a livello locale, ma mi sono sentito solo sfruttato per interessi privati, anche dal mondo GLBT (gay, lesbiche, bisessuali e trans). Essere trans non conviene, è questa la verità».
Nella Capitale ha trovato più apertura nei confronti dei trans? «No, la stessa ipocrisia che c’è nel Salento e in tutta Italia. Infatti da un mese sono tornato a vivere a Lecce. Ho ripreso i miei contatti, l’insegnamento e i concerti, sono tornato a suonare nelle chiese di provincia per qualche matrimonio, da uomo ovviamente».
Dalla Curia di Lecce ha ricevuto un buon indennizzo dopo essere stato allontanato. «Lo considero un palliativo per un fatto grave che ho denunciato. Dopo diciotto anni di cerimonie nella cattedrale di Lecce, senza aver mai firmato un contratto di lavoro, sono stato messo alla porta per una scelta personale. Ma non voglio entrare più nel merito di questa questione».
Pensa di aver trovato, oggi, un equilibrio interiore? «Sono sereno e non rimpiango nulla di quel che ho fatto. Dopo oltre trent’anni passati a nascondermi, oggi vivo quel che sono alla luce del sole.
Non ho mai smesso di fare musica, anche questo mi ha aiutato molto nel mio processo di liberazione. Ho realizzato un nuovo disco per piano solo, Mediterraneo (Fm records), che è il risultato delle emozioni ed esperienze che in questo tempo mi hanno attraversato».
fonte www.lagazzettadelmezzogiorno.it, di FLAVIA SERRAVEZZA
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