Dopo L’uomo senza inconscio, Massimo Recalcati ritorna con questo libro a interrogare la clinica psicoanalitica nel suo rapporto con le trasformazioni cruciali della società contemporanea e della psicologia delle masse.
Gli esseri umani preferiscono le tenebre alla luce? La schiavitù alla libertà? La vita morta alla vita viva? Dopo L’uomo senza inconscio, Massimo Recalcati ritorna con questo libro a interrogare la clinica psicoanalitica nel suo rapporto con le trasformazioni cruciali della società contemporanea e della psicologia delle masse.
Al centro non è più la dimensione perversa di un godimento neo-libertino che rifiuta la Legge, ma il ritiro sociale del soggetto, la sua introversione melanconica.
Il muro emerge come il simbolo inquietante del nostro tempo; è il muro della chiusura della vita nei confronti della vita; è la tendenza neo-melanconica al rifiuto della trascendenza dell’esistenza; è la pulsione securitaria che vorrebbe trasformare il confine da luogo vitale di scambio a bastione, filo spinato, porto chiuso. La sagoma perturbante della pulsione di morte, che la psicoanalisi dopo Freud avrebbe voluto ripudiare, ritorna prepotente sulla scena della vita individuale e collettiva.
fonte: www.lafeltrinelli.it
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