Roma a breve dovrà fare a meno di due dei suoi teatri: stanno infatti per chiudere i battenti il Salone Margherita e il Teatro dell’Angelo. Il primo, lo storico teatro di via Due Macelli, aperto nel 1898 e reso celebre dai famosissimi spettacoli di varietà e di cabaret (soprattutto quelli della compagnia del Bagaglino) che vi si sono sempre tenuti, ha fatto calare definitivamente il sipario lo scorso 30 settembre, a causa della crisi del coronavirus e delle pressioni della Banca d’Italia, proprietà dello stabile, che da tempo faceva pressioni sulla società Cinema teatrale Marino & C., fondata nel 1920 e da sempre concessionaria della gestione delle attività teatrali: la Banca vorrebbe infatti vendere l’immobile.
“Non è davvero più possibile continuare in questo contesto”, ha dichiarato all’Ansa il titolare della società, Nevio Schiavone. “Alla continua pressione da parte dell’Istituto di via Nazionale che da 2 anni preme per riavere il teatro allo scopo di venderlo e quindi non ci ha concesso il rinnovo del contratto d’affitto, si è aggiunta la tragedia della pandemia. Lasciamo consapevoli ed orgogliosi di aver dato nuova linfa vitale in questi ultimi otto anni al Salone e nella consapevolezza che comunque Bankitalia manuterrà il teatro come un gioiello e lo farà vivere concedendolo alle produzioni con contratti transitori, in attesa di un acquirente che non si è ancora mai palesato pur se in vendita da oltre 10 anni. Anzi ci candidiamo sin da subito per poter continuare ad offrire ogni anno al nostro pubblico gli spettacoli ideati scritti e diretti dal maestro Pier Francesco Pingitore”. Il regista, dal suo canto, afferma che “il solo pensare che il Margherita possa non riaprire i battenti mi sembra inconcepibile. Sarebbe un’offesa grave alla cultura, allo spettacolo, alla sensibilità degli spettatori. Un’istituzione come la Banca d’Italia non può, e certamente non vorrà, chiudere in faccia al pubblico le porte di un luogo così caro ed amato, incastonato con il suo splendore architettonico e decorativo nel corpo vivo di Roma”.
Diversi gli appelli per non far morire il Salone Margherita, a cominciare da quello lanciato dalla soubrette Valeria Marini: “Non lasciate morire il Salone Margherita”, ha dichiarato, “un gioiello liberty, unico in Europa, il teatro che ha ospitato spettacoli seguiti da milioni di persone. Un’icona, un luogo di culto. Deve continuare a esistere. Grazie al ministro Franceschini il Salone Margherita potrà continuare ad essere utilizzato solo per spettacoli teatrali e non potrà avere nessun altra ’destinazione d’uso’. Spero che la Banca d’Italia, l’attuale proprietaria, si metta una mano sul cuore, per trovare insieme, lo ripeto, il modo di riaprire il Bagaglino”. Alla showgirl si aggiunge anche il comico Fabrizio Maturani, alias Martufello, che si dichiara “certo che il Salone non potrà essere sottratto al pubblico romano, né vietato agli artisti che per tante stagioni lo hanno tenuto vivo. Faccia la Banca d’Italia quei lavori che certamente servono al decoro del Teatro. Ma poi lo gestisca consentendo che vi svolgano il proprio lavoro le compagnie teatrali, in primis la nostra. E imponendo all’eventuale compratore il mantenimento della destinazione d’uso teatrale del locale”.
Destino ancora più infausto quello del Teatro dell’Angelo, aperto nel 1995 (lo spettacolo inaugurale fu di Vittorio Gassmann) nel quartiere Prati, forte di un’apprezzata e partecipata stagione di prosa in grado di richiamare sempre grandi nomi, e di una scuola di teatro con corsi anche per bambini. Il Teatro è chiuso da mesi, e ci sono lavori in corso, ripresi dopo la fine del lockdown: dai cartelli installati sul cantiere pare che il teatro sia destinato a essere trasformato in un supermercato (la società proprietaria dello stabile, Menni srl, è titolare di diversi noti supermarket). Le attività sono cessate con la stagione 2017/2018: il teatro non era infatti più in grado di sostenere i costi dell’affitto. Era stata anche lanciata una petizione per evitare la chiusura del teatro.
Del caso si sta interessando il Codacons, che potrebbe dare il via a una battaglia per salvare il teatro. Anche se le possibilità sono molto ridotte.
fonte: di www.finestresullarte.info
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