venerdì 14 settembre 2012

Lgbt Cina: Il colonnello che diventò una ballerina

La storia di Jin Xing, uno delle prime transessuali riconosciuti dal governo cinese

Non ha avuto una vita semplice Jin Xing, 45enne ballerina e coreografa, ex transessuale.

Il suo Paese, la Cina, è sempre stato restio nel riconoscere il disturbo dell’identità di genere e il cambiamento di sesso. (Photocredit: Dirk Bleicker)

DALL’ESERCITO ALLA TV Prima di calpestare il palcoscenico Jin era un militare. Entrato nell’Esercito di Liberazione, oltre all’addestramento, si era dedicato alla danza riuscendo a diventare membro del corpo di ballo dei militari. Raggiunse il grado di colonnello.

Poi la decisione di cambiare, di vivere da donna in tutto e per tutto, come aveva sempre desiderato. Granate e mitragliatrici in effetti sembravano troppo grandi per il suo corpo sottile e le mani delicate. Jin è considerata oggi una delle più abili ballerine al mondo, ed una delle personalità più affascinanti della Cina dello sviluppo economico.

E’ volto televisivo apprezzato e madre premurosa. Ha studiato danza anche a New York. Approfittò proprio di una missione di lavoro in America per cogliere l’opportunità di dare una svolta alla sua vita. Oggi vive a Shangai, con il suo marito tedesco e tre figli adottati, il primo 12 anni fa.

ICONA “In tutto il mondo per le persone è difficile accettarci”, racconta oggi al Guardian parlando delle persone che decidono di cambiare sesso.

“In Cina i transgender sono come una piccola isola”, spiega la ballerina che dopo l’intervento chirurgico di sente rinata. L’operazione rende “più speciali e più forti, perchè si ha un angolo più ampio dal quale osservare la realtà”, dice.

“E’ ancora discriminata dalla società, ma è molto coraggiosa – dice di lei Li Yinhe, sociologo, tra i maggiori difensori dei diritti LGBT in Cina – La sua è una bella famiglia, ha una carriera di successo, i suoi successi l’hanno reso un’icona”.

“INVIDIAVO MIA SORELLA” “Invidiavo mia sorella”, dice Jin pensando ai tempi in cui scopriva la sua vera identità. “Avevo la strana sensazione di essere donna”, racconta.

E se la vita le ha donato la libertà di scelta, vuole che lo stesso avvenga anche per i suoi figli. Li manderà a studiare in Regno Unito, via dalla Cina. “Il sistema educativo non funziona – sentenzia – La prima cosa che i bambini imparano è: obbedire”.
fonte http://www.giornalettismo.com di Dario Ferri

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