E' sarta e lavora a Mondovì
“Diffidavo dell’associazionismo.
Ho conosciuto il circolo Arcigay di Cuneo dopo uno spiacevole episodio di mobbing, che mi ha ferita, mentre iniziavo il mio periodo di transizione di sesso, alle Molinette di Torino”.
Leda Artemisia Morena, 32 anni, vive a Mondovì ed è una sarta: è stata eletta nuovo presidente del circolo Arcigay di Cuneo. Sostituisce Emanuele Sigismondi, 24 anni, che ha guidato l’associazione di lesbiche e gay e transessuali dalla fondazione, nel 2008. Gli iscritti nella Granda sono oltre 700.
In Municipio a Cuneo si è svolta l’assemblea provinciale del sodalizio.
Erano presenti anche gli assessori del Comune di Cuneo Patrizia Manassero e Elisa Borello, la sindacalista Cgil Sophia Livingstone e il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Franca Giordano.
Quali sono le iniziative del circolo provinciale Arcigay?
“Dibattiti, incontri periodici nella sede di via Amedeo Rossi a Cuneo, banchetti. L’ultima iniziativa a livello nazionale sono i gruppi di auto-mutuo-aiuto “Amleto”. A Cuneo sono ogni due settimane: sono una “facilitatrice”, ossia chi, attraverso il dialogo, cerca di aiutare i componenti del gruppo”.
Perché il nome “Figli della Luna” del circolo di Cuneo?
“Il nome è stato scelto nel 2008: una citazione del Simposio di Platone, ma anche un rimando a Fabrizio de Andrè di cui sono una grande fan”.
Perché è importante un’associazione faccia sentire la voce di lesbiche, gay, bisessuali e transgender?
“Fare comunanza significa non sentirsi soli nella quotidianità, nel lavoro, negli affetti. Diventi un po’ una famiglia, si lanciano messaggi, si spiega che “siamo qui e siamo come voi”.
L’Arcigay è nata per abbattere stereotipi e pregiudizi”.
Un giudizio sulla situazione in provincia?
“Alcuni iscritti ancora non spiegano le loro scelte e orientamenti sessuali in famiglia o hanno difficoltà a parlane sul lavoro. Per l’omosessualità sono stati fatti passi da gigante, per il transessuale ci sono timori assurdi (come far evitare ai transessuali il contatto con il pubblico) o vige ancora lo stereotipo della prostituzione. Ma nella provincia puoi farti conoscere, mentre nelle città grandi c’è il rischio di restare soli.
Mi piace la città dove vivo, serve lanciare questi messaggi anche in realtà più piccole.
E poi nell’associazione ho anche conosciuto il mio attuale compagno”.
fonte http://edizioni.lastampa.it di lorenzo boratto foto Sergio Lanteri
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