martedì 12 ottobre 2010

Psicologia lgbt transessualità e transessualismo, Confessioni di una trans: “ora, ho la visione del mio corpo” intervista di Maria Pia Telera

Dipinto Modigliani(archivio Mod)

UN ricordo che appartiene al passato è il suo corpo di ragazzino triste. Essere donna non è solo mostrare un corpo diverso, colorare di rosso scarlatto le labbra e lanciare sguardi accattivanti in cerca di chissà quali emozioni. Anche la violenza è un’emozione.

La storia di Valentina, pseudonimo, nasce tra luci e ombre, verso la ricerca della felicità che si confonde tra le stanze di incontri occasionali, dove il cuore resta muto perchè ostaggio della confusione e di perversione pura.

Un corpo che per metà esprime il sogno di diventare donna si scontra con ciò che rimane di un uomo. Una dicotomia che supera la fantasia di un fumettista, di uno scrittore che si sforza di creare dal nulla ciò che non esiste o solamente rendere legittime le proprie sensazioni strappando ora brandelli di carne, ora dosi ormonali, poi un vestito e un seno gonfio di plastica e di sogni.

Eppure tutto ciò non basta per diventare donna, non bastano un paio di tacchi alti, un vestitino leggero che svela il “passaggio”, il transito dal tuo sentire al tuo essere. Resti un trans, una persona di passaggio, un ponte dal tuo voler essere a ciò che non diventerai mai: una donna.

Secondo il Manuale di Classificazione dei Disturbi Mentali, redatto dall’Associazione Americana degli Psichiatri e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la persona transessuale soffre del disturbo dell’identità di genere (DIG). Il termine “transessuale” è stato coniato nel 1949 dal dottor David Cauldwell.

Considerando l’orientamento sessuale nei transessuali primari c’è quasi sempre un atteggiamento di tipo ‘omosessuale’, ossia sono attratti da soggetti dello stesso sesso biologico.

Nei transessuali secondari invece non c’è un comportamento omosessuale ma un atteggiamento eterosessuale o bisessuale rispetto al sesso biologico. Una persona che si ritiene transessuale deve in primis rivolgersi ad uno psichiatra che diagnostichi il “disturbo dell’identità di genere”.

Solo dopo questa certificazione può rivolgersi all’endocrinologo per la terapia ormonale sostitutiva (estrogeni ed antiandrogeni per le trans MtF, testosterone per i trans FtM). Deve inoltre essere assente nel genoma ogni riferimento all’intersessualità o pseudoermafroditismo.

Senza questa diagnosi l’endocrinologo non potrebbe agire in quanto, in questo particolare caso, il suo compito è quello di ammalare organi sani. Ottenuta sentenza positiva, la persona transessuale ha diritto all’intervento sui genitali a carico del SSN.

S: Valentina oggi, ieri chi? Alla tua nascita eri un bimbo, che ricordi hai del tuo passato?
V: Oggi una persona come tante ,che cerca di vivere in un mondo ormai distrutto senza cura. Un mondo malato di ipocrisia di cattiveria, una persona che lotta per essere se stessa, come sono adesso nel modo che sono nata. Ieri un ragazzino triste, timido, indifeso con tante domande ma nessuno in grado di rispondere. I miei ricordi sono a strati, di pochi momenti di felicità e tanti di sofferenze. Un momento felice che ricordo è io da piccola, penso 7 anni in braccio a mio papà in una bellissima serata in una panchina davanti al mare.

Poi le sere quando inseguivo le mie zie nelle feste di paese. Del primo vestito da donna che ho messo, avevo più meno 10 anni e mi sono messa il vestito di matrimonio di mia zia Teresinha sorella di mia mamma, mi ricordo che sognavo con quel vestito, poi una sera quando i miei sono usciti sono corsa nell’ armadio e mi sono messa il vestito e sono impazzita di gioia, continuavo a girare con il vestito sopra il letto, e poi mi sono accorta che c’era qualcuno lì che mi guardava, era mia mamma un choc , quella sera ho preso un pò di sberle ma ero felice, è stato anche il momento che la mia famiglia ha capito che ero diversa, mia mamma un giorno mi ha detto “ho sempre saputo ma pensavo che non eri coraggiosa abbastanza per dichiararti“. E non ha smesso più di rispettarmi come figlia e donna.

S: Non cambia solo il corpo di Valentina, ma anche tutta la sua persona, il suo essere, la sua identità, perché?
V: Per dire la verità, io non penso di essere cambiata dentro, anzi sono sempre quel ragazzino di ieri quello che è cambiato è che ho trovato le risposte che cercavo, e so bene chi sono oggi.

Quello che è stato cambiato nel mio corpo è solo la mia visione di ciò che sono sempre stata . La mia identità è sempre stata da donna era il mio corpo che non era adatto alla mia anima, al mio essere. Oggi sono molto più sicura di me stessa.

S: Si parla di disturbo psichiatrico dei transessuali, come è vissuto questo passaggio dentro di te? Non è stato traumatico?
V: Il disturbo dell’identità di genere è quando una persona ritiene di essere vittima di un incidente biologico, che si sente imprigionata in un corpo incompatibile con la propria identità di genere soggettiva. L’ incidenza è stimata in circa 1 su 30000 nati maschi e 1 su 100000 nate femmine.

La maggior parte delle persone transessuali che richiede un trattamento di terapie ormonali e inizia gli interventi chirurgici sul proprio corpo fino a arrivare al cambio di sesso e per avvicinare il proprio aspetto fisico alla propria identità di genere. La transessualità non è quindi un comportamento o una moda, ma un modo naturale di essere.

Una persona non sceglie di essere transessuale, è transessuale. Una persona transessuale ha una identità di genere diversa da quella espressa dal suo corpo. Dunque la transessualità non è un comportamento, ma è qualcosa di scolpito nell’identità della persona senza la quale l’esistenza stessa della persona è messa in pericolo. La trasformazione del corpo non è quindi una scelta, ma una conseguenza naturale e necessaria di uno stato psichico e fisico.

Certo, penso che per tutte è il chiudere un percorso difficile e doloroso. Il nostro obiettivo e le nostre richieste di aiuto non é per ottenere un trattamento psicologico, ma di terapie ormonali e interventi chirurgici.

Io ho vissuto tutto come una bambina in un parco di divertimento, ogni giorno una scoperta diversa sul mio corpo, i primi ormoni che ti fanno sentire una botta di vita, la crescita del seno il corpo che cambia e tu ti guardi e ti senti bella e non vedi l’ora che gli ormoni facciano il loro lavoro, la trasformazione.

Il trauma peggiore che mi ricordo era dover vestirsi da uomo essere trattata da uomo, quello era un trauma. Non mi sono ancora operata ma penso che un giorno lo farò, ma non è la cosa principale per me oggi. Prima voglio essere rispettata come persona, per quello che sono e non per quello che ho in mezzo le gambe.

S: Vivi in Italia, ti manca il Brasile?
V: Sono in Italia da più meno 11 anni mi sento italiana in tutto, amo questo paese lo vivo in pieno tutto quello che succede in questo momento drammatico che stiamo passando oggi per colpa della crisi e dell’ incompetenza della politica in generale. Sono di origine brasiliana, ho 36 anni, a 17 vivevo già da sola.

Sono venuta in Italia come tutte le persone che lasciano il loro paese in cerca di un futuro migliore, ed anche per cercare di vivere in un contesto diverso da quello in cui ho sempre vissuto. Sono la figlia più grande di una famiglia di 7 figli.

Famiglia molto umile, infatti avevo 13 anni quando già lavoravo per aiutare in casa. Da 6 anni sono fidanzata è più o meno 3 anni che stiamo convivendo, devo dire che mi trovo molto bene. Penso che finalmente sia la persona giusta. La sua famiglia frequenta casa normalmente mi rispetta e non mi hanno mai chiesto se sono una donna o una trans.

Certo che mi manca il brasile più che altro mi mancano le persone che mi hanno aiutata nella mia vita. Gli amici, la mia famiglia . Come italiana è ovvio che mi piacerebbe che anche questo paese riconoscesse un minimo di diritti a tutti. Tenga presente che anche paesi considerati arretrati o addirittura del terzo mondo hanno leggi riguardanti i diritti glbt avanti di almeno venti anni rispetto all’Italia.

Qui per il momento siamo ancora alla fase di “discussione”, senza nessuna speranza secondo me di avanzare proposte degne di questo nome. L’Italia è un bel paese, ma purtroppo la classe politica lo sta distruggendo, tutelando solo se stessa, e dimenticando i cittadini veri padroni della sovranità popolare.

Per il discorso del lavoro guarda potrei dire una bugia come ho già sentito da tante trans che dicono di fare l’avvocato, la manager, una infinità di lavori che possiamo fare di sicuro, molto bene, ma purtroppo, dico purtroppo ho fatto quello che la maggior parte delle trans fanno nel mondo, si proprio quello.

S: Il tuo cuore cosa rimpiange? Ti manca la tua famiglia? Quali i rapporti con essa?
V: Il mio cuore rimpiange il non aver potuto studiare, fare l’università prepararmi di più. La mia famiglia è sempre presente nella mia vita è la parte più importante in tutto.

Sono stata fortunata cosa rara nella vita di una persona trans, rimpiango anche di non aver passato più tempo con mia madre, lei è morta 10 anni fa e questa è la cosa che mi manca di più. Sono andata via di casa molto piccola avevo 17 anni quando sono andata a vivere da sola avevo voglia di vivere e il modo migliore era essere da sola.

S: Come si concilia il tuo essere donna e uomo? Non credi sia una contraddizione?
V: Adesso che sono veramente me stessa una persona più sicura, felice che cerco ogni giorno di migliorarmi come essere umano e credo sia possibile. Non vedo nessuna contraddizione. Anzi proprio questo dilagare di violenza prova che quando una persona si identifica esattamente in quello che è non ha paura di esprimere il suo essere, a qualsiasi costo, anche nella propria vita.

Inoltre bisogna considerare che mentre gay e lesbiche possono anche passare inosservate, noi invece siamo quelle più esposte alla visibilità, quindi più soggette a violenze. Ho acquisito una sicurezza e una consapevolezza della mia sessualità e del mio corpo, non esiste più conflitto tra loro.

Il conflitto e le contraddizioni le trovo fuori casa, nella vita di tutti giorni, nella mancanza di rispetto dell’ essere umano, nel predicare la fratellanza, ma nello stesso tempo condannare a morte persone perchè considerate scherzi della natura.

Contraddizione è nel benedire le guerre quando si dice di non uccidere, fare leva sulle contraddizioni, insinuare il dubbio per tentare di risvegliare non dico la ragione, ma almeno il buon senso di tutte le persone pensanti, anche se sepolto da anni nella mente da superstizioni, obbedienza e fuga dalla realtà.

Ci si può anche rendere conto che non siamo solo vizio e peccato, ma persone che cercano nuove opportunità di affermazione in questa società, che siamo qualcuno, e come qualcuno degne di rispetto e diritti.
fonte www.statoquotidiano.it/ di Maria Pia Telera

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