venerdì 12 marzo 2010

Interviste/Parla il campione di wrestling: “Perché lotto per i diritti GLBT”


Quando, la scorsa settimana, ho letto sul sito Outsports le parole di Hudson Taylor, il campione americano di wrestling (è numero 3 nazionale nella sua categoria), ero rimasto colpito dalla naturalezza con la quale sembrava volesse dire l’ovvio: battersi per i diritti dei gay non può e non deve essere una prerogativa dei gay. Siccome ritengo che il movimento GLBT italiano riuscirà veramente a “sfondare” solo quando saprà coinvolgere nella sua lotta le persone eterosessuali, ho cercato di approfondire il punto di vista del 23enne Hudson. Il ragazzo, fidanzato con Lia (una ragazza la cui famiglia è originaria di Lucca), è stato molto disponibile e mi ha risposto a tempo di record. Quando parla di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi da conseguire da parte dei gay – nella prima domanda – usa l’espressione “nostri obiettivi”. (Photo Credits: Amateur Wrestling Photos)
- Dal punto di vista italiano, in America i diritti dei gay sono ad un livello certamente più “evoluto”. Eppure anche i gay americani devono ancora fare molto. Puoi spiegarci cosa manca alle persone GLBT del tuo Paese?
Un obiettivo primario è quello di far sì che tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, dal sesso, dall’identità di genere, vengano trattate nello stesso modo e in maniera giusta davanti alla legge. Tra i nostri obiettivi politici, c’è la legalizzazione, a livello federale, delle unioni tra persone dello stesso, le adozioni gay, e l’abrogazione della disciplina del “don’t ask don’t tell”. Quest’ultima si applica all’ambito militare, ed impedisce a chi è gay, lesbico o bisessuale dichiarato di arruolarsi. Allo stesso modo, penso che anche la comunità transgender si trovi di fronte a sfide importanti in America: in particolare quella di combattere le discriminazioni. Dobbiamo darci da fare per superare questa condizione. Infine, dobbiamo impegnarci perché l’America possa diventare un Paese nel quale le persone GLBT (soprattutto quelle giovani) siano libere e si sentano a loro agio quando fanno coming out. Obiettivi difficili da conseguire, ma sono certo che riusciremo, prima o poi, a cambiare le nostre leggi e strutture sociali.
- Sei un atleta eterosessuale, e ti batti per i diritti GLBT. Come hanno reagito i tuoi colleghi sportivi a questo approccio?
Ho sempre dichiarato il mio punto di vista, a livello politico e sociale, e non ho alcun problema a parlarne con i miei compagni di squadra. Allo stesso modo, i miei colleghi sono abituati al mio impegno per i diritti gay. Molti wrestler hanno una personalità complessa e sono aperti verso nuove idee e approcci alla vita. Molti accettano le mie posizioni. A volte mi capita di ricevere delle critiche da parte di chi non è d’accordo. Inoltre, sono anche impegnato per eliminare le distorsioni bigotte nel nostro vocabolario. Mi arrabbio quando sento espressiono omofobe, sessiste o razziste. Cerco sempre di fare in modo che le persone si trattino con rispetto, dignità e gentilezza. E, per far ciò, penso sia importante scegliere le parole giuste. Un punto che a volte mi trova in disaccordo con alcuni wrestler.
- Il wrestling non sembra uno sport molto aperto, dal punto di vista dei gay. C’è un alto tasso di omofobia?
L’omofobia è diffusa in molti sport maschili. In realtà penso che tutto il mondo sportivo debba fare dei passi in avanti, per dare il giusto peso agli atleti GLBT. Il wrestling è uno sport unico, perché prevede il corpo a corpo, nel quale gli uomini sono a stretto contatto tra di loro. La gente che non conosce questo sport, ti chiede se si tratti di un’attività gay oppure omoerotica. Domande che imbarazzano i wrestler, perché non c’è niente di omoerotico o gay in questo sport. Purtroppo, il tema dell’omosessualità diventa un tabù proprio per una serie di fraintendimenti. In ogni caso, come ho detto prima, molti wrestler sono aperti sul tema.
- Come ti senti quando un ragazzo ti fa i complimenti? La tua ragazza si è mai ingelosita nei confronti di un altro maschio?
Sono una persona defilata, e non tendo ad esibire molto il mio corpo. Quello lo riservo solo per la mia ragazza. Siamo innamorati e la nostra è una relazione monogama. In ogni caso, non vedo alcuna differenza tra gli apprezzamenti di una donna e quelli di un uomo. Rispetto entrambe le posizioni e i tipi di attrazione. E posso dire di essere lusingato da chi apprezza il mio corpo, indipendentemente dal sesso della persona. Anche la mia fidanzata la pensa così. E’ possessiva, perché in fondo sono il suo futuro marito. Ma devo dire che reagisce nello stesso modo quando qualcuno o qualcuna mi fa i complimenti. Cerchiamo sempre di non far dipendere i nostri approcci alle persone dalla classificazione di genere.
- In Italia l’omofobia è diffusa tra i giocatori di calcio. Alcuni sono bisessuali o gay, ma non sono dichiarati. Perché pensi che per loro sia difficile fare coming out?
Questa è una domanda difficile. Da atleta etero non ho mai dovuto affrontare le sfide di un atleta gay. Non ho mai dovuto trovare il coraggio per reagire all’odio e all’ignoranza. Posso solo immaginare quando sia difficile fare coming out. Deve essere una decisione intensamente personale. In ogni caso, non conosco quello che succede a questi giocatori di calcio. In generale, però, penso che gli atleti maschi tendano a mostrare un atteggiamento eterosessuale. E questo rende più difficile il coming out di quelli gay. C’è un’enorme pressione a conformarsi agli stereotipi della mascolinità. Una pressione che deriva dai compagni di squadra, dagli sponsor, ma anche dai familiari.
- I gay dovrebbero poter adottare figli?
Assolutamente sì! I gay hanno le stesse capacità di crescere i figli delle persone eterosessuali. Penso che le relazioni gay salutari e positive abbiano lo stesso grado di “validità”, romanticismo e ispirazione di quelle etero. La sessualità non dovrebbe essere mai una discriminante che ci fa giudicare se una persona sa prendersi cura di un altro essere umano. Il matrimonio e la famiglia sono fondamentali per moltissime culture. Impedire ai gay di prendere parte a queste due gioie basilari è qualcosa di devastante. Non riesco a trovare una ragione valida per la quale una persona non possa adottare un bambino per via del suo orientamento sessuale.
- Il papa è contrario ai matrimoni gay. Un tema complesso per i cattolici. Tu cosa ne pensi?
Intanto vorrei chiarire che con la mia risposta non voglio assolutamente mancare di rispetto al papa. Sono certo che il suon fine ultimo sia quello di preoccuparsi per il bene dell’umanità. Allo stesso tempo non penso che quello del matrimonio gay sia un tema complesso. In realtà, è una facceda semplice e scontata. Mi piace credere che il cristianesimo incoraggi i concetti di amore, devozione e impegno. Il vero amore tra due persone, etero o gay, è qualcosa di bello e straordinario. E spero che il papa possa, in cuor suo, riconoscerlo.
Devo aggiungere altro? Hudson mi ha davvero spiazzato. Penso che tutto sarebbe molto più bello se ci fossero più persone come lui.
(English version here)
http://www.river-blog.com/
Pubblicato da Outsports

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