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lunedì 8 marzo 2010
Nasce il Comitato Nazionale per il riconoscimento del diritto al matrimonio civile tra persone omosessuali
Mancano alcune, poche settimane, al pronunciamento della Corte Costituzionale per il 23 marzo, giorno in cui sapremo se il nostro Stato intende far vivere in legalità le coppie omosessuali che si sono rivolte alla giustizia per vedersi riconoscere i propri diritti. La battaglia sul matrimonio omosessuale rappresenta un importante strumento per la crescita sociale e culturale del nostro Paese, e non solo l’ottenimento di un diritto negato ad una minoranza. Bisogna che entriamo in prima persona, con coraggio e determinazione, in questa civile battaglia che può anche non riguardare noi come soggetti, ma è per noi tutti un passo di grande civiltà e democrazia.
Per questo è nato, per la generosa volontà di Sergio Rovasio di Certi Diritti e di Ivan Scalfarotto, Vice Presidente dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, il Comitato Nazionale per il riconoscimento del diritto al matrimonio civile tra persone dello stesso sesso. Per questo, ora, subito, serve l’appoggio di tutti, se davvero vogliamo cambiare qualcosa in questo paese che ci tratta da merce, da apolidi, da persone senza nome. Scrivono a buona ragione i due promotori:
“Questa è una occasione fondamentale per portare il dibattito sul diritto al matrimonio fuori le mura di Tribunali e Istituzioni. Tutto ciò è un compito importante e impegnativo. Ora è giunto il momento di fare il salto di qualità: dobbiamo unirci e attrezzarci per i prossimi mesi in vista dell’imminente pronunciamento della Corte Costituzionale, previsto per il 23 Marzo, affinché vengano colte nel modo migliore tutte le opportunità di parlare all’Italia e alla sua classe dirigente su questo tema. Per questo sono necessarie risorse umane ed economiche consistenti, che vanno molto al di là delle forze di ogni singola organizzazione”.
Nonostante le tante melense dichiarazioni, da parte di politici e detrattori dei diritti lgbt, in Italia non esiste una definizione legale di matrimonio, né un divieto espresso al matrimonio tra persone dello stesso sesso, né la differenza di sesso è esplicitamente richiesta quale condizione per contrarre matrimonio. Lo Stato, in questo, si è fatto sordo, assente, incapace di trattare milioni di suoi cittadini con equità.
In questi anni, nonostante le dichiarazioni di sindaci, di amministratori locali, regionali, nazionali; di uomini e donne di cultura, del mondo dell’arte e dell’economia, della scienza, tutte e tutti a favore di una regolamentazione per le coppie omosessuali attraverso l’istituto del matrimonio o di un altro istituto equivalente, i legislatori non solo hanno mantenuto un impavido silenzio, ma quando hanno fatto sentire la loro voce è stata un’abiura su tutti i fronti; uno scudo clericale e oscurantista che ha ammazzato ogni speranza di chi pretendeva di essere cittadino anche nei doveri, certo, ma entrando dalla porta principale sui diritti.
Se perderemo questa nuova occasione, passeranno molti anni prima che si possa tornare ad affrontare il tema della legalità e del diritto per le coppie dello stesso sesso. Vincerà un’Italia assurda, povera di democrazia. Saranno altri a raccontarci un mondo dal quale saremo esclusi. Ascoltate le parole di Ivan Scalfarotto e di Sergio Rovasio:
“Ecco perché vi proponiamo la costituzione di un Comitato nazionale, che raccolga tutte le realtà e le singole persone che in Italia credono in questo obiettivo e che vogliono impegnarsi per raggiungerlo. Un Comitato che lavori in assoluta trasparenza per unire paritariamente tutte e tutti coloro che credono in questa battaglia, offrendo uno strumento di lavoro che vada oltre le singole bandiere di associazioni o partiti. E che sappia svolgere quella funzione di continuo stimolo e promozione, che furono la missione vincente della Lega Italiana per il Divorzio e della Lega Obiettori di Coscienza, nei primi anni di lotta per la legge sul divorzio e il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”.
fonte queerblog
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