Dal 1999 il 20 novembre si celebra la Giornata della memoria transgender. Quest’anno sono state ben 295 le uccisioni di persone transessuali e gender-diverse. Riflessioni di Porpora Marcasciano, ex presidente del Mit, sul significato d’una manifestazione a carattere internazionale
Dal 1999 il 20 novembre di ogni anno si svolge in tutto il mondo il TDoR (Transgender day of remembrance). Una cerimonia, questa, per ricordare le persone transessuali e transgender uccise dall’odio e dalla violenza transfobica. «Quest’anno – così il sito del Tgeu (Transgender Europe) – s’è raggiunto un totale di 295 casi riportati di persone transessuali e gender-diverse, uccise tra il 1° ottobre 2015 e il 3o settembre 2016. A esserne interessati 33 Paesi. In Europa la maggior parte degli omicidi, di cui si ha conoscenza, s’è avuta in Italia e in Turchia: cinque casi per ciascun Paese».
Sono molte, troppe per restare in silenzi. Abbastanza, per non denunciare l’indifferenza di un’opinione pubblica oramai assuefatta all’orrore e che da esso sembra trarre ragione di vita. Cosa può contare la vita di una persona transessuale quando una guerra o una strage terroristica mietono molte più vittime?
È la retorica di una società chiusa e perversa, che giustifica la violenza assolvendo i carnefici. Una retorica, che ricerca nelle vittime la causa del loro rischio. Una retorica basata sull’idea che esse, in quanto persone perverse, se la sono andata a cercare. O molto più semplicemente, trattandosi di persone contro natura, la violenza nei loro confronti è fondamentalmente giustificata. Ogni potere ha la sua retorica che ripropone senso e significato propri. La nostra, strimpellando quotidiani proclami contro, tutte le forme di diversità – di genere, di sesso, di religione, di razza –, perpetua e alimenta la violenza. Una violenza, che poi diventa sistematica.
La nostra società, in quanto definibile come patriarcale e veteronormativa, non prevede un sesso e un genere diversi dal suo modello. Ed è questa, a nostro avviso, la causa prima dell’eccidio che si perpetua ogni anno, ogni giorno. Inutile andare a ricercare le cause nella mente malata di un singolo criminale quando esse sono insite in un modello culturale che le fomenta: il pregiudizio, riferendosi alla scala dei valori condivisi da un sistema, traggono la loro linfa vitale nella chiusura della società vigente. Perciò riteniamo giusto denunciare come le cause di questa strage siano politiche. I sermoni, i proclami e le scomuniche dagli alti pulpiti, reali e mediatici, sono la condanne a morte di centinaia di persone trans non conformi.
Accendiamo tante candele per illuminare il buio del pregiudizio, per illuminare un percorso di crescita ed emancipazione che renderà ll mondo più umano e bello di quello attuale. Le accenderemo in tante città d’Italia e del mondo.
Marceremo insieme a Torino, sabato 19 novembre, perché in quella città vogliamo concentrare la nostra voglia di libertà. Non giriamo la testa dall’altra parte. Ci riguarda tutti.
Articolo di Porpora Marcasciano, presidente del Mit
fonte: http://prideonline.it/2016/11/13/tdor-piazza-ricordare-le-vittime-della-transfobia/
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giovedì 17 novembre 2016
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