Al Pan di Napoli, dal 18 aprile al 20 luglio in mostra la pop art di Andy Warhol tra Vesuvius e Napoliroid.
E per i primi tre giorni di apertura l’ingresso è gratuito.
A via dei Mille, il Pan – Palazzo delle Arti di Napoli – racconta il legame di Andy Warhol con la città partenopea nella ricca mostra di Palazzo Roccella in programma dal 18 aprile al 20 luglio.
Dalla metà degli anni ’70, ormai già noto internazionalmente, Warhol soggiornò diverse volte in Italia; più volte ancora a Napoli. Ruolo fondamentale a riguardo fu quello di Lucio Amelio, gallerista, mecenate, animatore della vita artistica partenopea tra gli anni ’60 e i ’90. Tramite Amelio, Warhol conobbe Napoli e se ne innamorò:
“Amo Napoli perché mi ricorda New York, specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come a New York. Quello che preferisco di più a Napoli è visitare tutte le vecchie famiglie nei loro vecchi palazzi che sembrano stare in piedi tenuti insieme da una corda, dando quasi impressione di voler cadere in mare da un momento all’altro. A Napoli c’è anche il pesce migliore, la migliore pastasciutta ed il vino migliore. Cos’altro potrei aggiungere?” (Andy Warhol sul Mattino del 1 aprile 1980).
La mostra del Pan celebra questo amore e celebra l’arte di Warhol. Si intitola Andy Warhol: Vetrine, non solo per ricordare che gli esordi dell’artista lo videro lavorare come vetrinista, ma anche per sottolineare il “credo” warholiano, tutto incentrato sull’atto del vedere, del farsi vedere, del diventare famosi, del mettersi in mostra, in vetrina appunto. Così, l’esposizione è allestita in sezioni-vetrina e presenta circa 180 opere.
Immancabili le Campbell’s soup, le “scatole-scultura”, così come le Marilyn e la serie delle Drag Queen Paintings con i travestiti di New York. Abitano le sale del Pan anche i ritratti pop dei personaggi più in vista della Napoli degli anni ’70 e ’80, come Graziella Lonardi Buontempo, Ernesto Esposito, Salvatore Pica e naturalmente Joseph Beuys, l’artista che, pur agli antipodi di Warhol per carattere e per poetica, creò col maestro pop un dialogo incredibilmente fecondo che ebbe come terreno di incontro proprio la città di Napoli.
La serie delle Napoliroid, le polaroid con le vedute partenopee, ben dimostra da un lato il fascino che il capoluogo esercitò sul newyorkese, dall’altro come l’artista riuscisse a rendere pop tutto quello che toccava. Nelle sue mani anche il vulcano campano diventa icona pop, quando l’immagine più classica dell’iconografia tradizionale locale viene replicata in colori diversi, nella sgargiante ed esplosiva serie di Vesuvius: “Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un grande pezzo di scultura”, dichiarò Warhol.
In mostra un’altra potentissima opera strettamente e tragicamente legata a Napoli: Fate presto, il trittico che riproduce in formato gigante la prima pagina del Mattino del 26 novembre 1980; tre giorni prima, il 23 novembre, il terremoto aveva sconvolto e distrutto l’Irpinia e con quel titolo, drammatico, doloroso, ulteriormente allarmante, il giornale napoletano sollecitava i soccorsi. Andy Warhol alza i toni, trasforma la frase in un grido.
Nel contatto con Napoli, la freddezza, l’impassibilità, la superficialità dell’arte warholiana sembrano ribollire ed esplodere come il suo Vesuvius: l’ombra della morte, l’idea di effimero, la consapevolezza della distruzione, in Warhol c’erano sempre state; eppure a Napoli una certa sensibilità sembra farsi più profonda, quasi poetica.
Il curatore dell’esposizione al Pan, Achille Bonito Oliva – che Warhol lo ha conosciuto e frequentato – ha presentato in anteprima la mostra alla stampa ed ha parlato ai nostri microfoni.
Notizia che ha reso il pubblico ancor più trepidante, durante i primi tre giorni di apertura, dal 18 al 20 aprile, Andy Warhol: Vetrine sarà visitabile gratuitamente, come indicato sul sito www.mostrawarholnapoli.it.
fonte http://www.fanpage.it di Gabriella Valente
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giovedì 17 aprile 2014
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