“Dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate da parte di un esponente politico la cui azione era apparsa impegnata nei confronti delle persone LGBT e che oltre a mettere in piazza una rivendicazione di ruoli all’interno di un assetto istituzionale piuttosto irrituale, squalifica in maniera pericolosa l’intervento formativo messo in campo da Unar attraverso gli opuscoli dell’istituto Beck”.
Le associazioni LGBT nazionali (Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.) intervengono sulle dichiarazioni rilasciate alla stampa dalla Viceministro Maria Cecilia Guerra relative al materiale didattico per l’educazione alle diversità patrocinato da Unar.
Questa iniziativa e l’intera Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere – proseguono le cinque associazioni – non sono l’atto anarchico e isolato di un ufficio, semmai la concretizzazione di un percorso politico messo in campo attraverso Unar dalle persone che prima di Maria Cecilia Guerra sono state titolari della delega alle Pari Opportunità.
E non parliamo del tentativo di far prevalere un’idea sull’altra, semmai della doverosa necessità di aprire una breccia in un sistema di rappresentazione mediatica cannibalizzato dagli stereotipi, sulle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans. Ma anche sulle donne, sugli stranieri e su tutto ciò che poi sul piano sociale si trasforma in bersaglio ricorrente di discriminazioni e crimini d’odio.
Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare un dubbio sulla qualità di quegli strumenti, assecondando la vergognosa campagna mistificatrice della più potente lobby del mondo, nel giorno stesso in cui il Governo si scioglie, è un comportamento che dalla Viceministro Guerra non ci saremmo mai aspettati.
Da domani in poi sarà più difficile ricostruire il tessuto di fiducia attorno ai progetti di educazione alla diversità, trame che rischiamo di esserci giocate in poche ore con un colpo di coda irragionevole. Se è davvero “cruciale”, come la stessa Guerra sostiene, l’intervento nelle scuole contro le discriminazioni, che senso ha delegittimare un intero percorso? Il racconto sulle “pericolose teorie del gender” scritto sulle pagine del giornale dei vescovi è esattamente l’ostacolo che quotidianamente l’educazione alla diversità incontra nel suo tentativo di approcciarsi alle scuole: pagine e pagine di cronaca raccontano in questi giorni le polemiche sollevate da libri per bambini in cui un cagnolino vuole studiare danza classica, o due pinguini si prendono cura di un uovo pronto a schiudersi. Assecondare quelle crociate senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità e danneggiare, inspiegabilmente, il lavoro di tutti, negli enti pubblici, nella scuola e nella società”.
fonte http://www.mediapolitika.com/
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