giovedì 8 novembre 2012

Lgbt: Paola Concia, io donna, io lesbica, io onorevole

I capelli bianchi ed argentati spesso donano fascino agli uomini e alle donne che li possiedono.

E' il caso di Anna Paola Concia, onorevole del Partito democratico e paladina dei diritti civili delle persone omoaffettive, il grande popolo Lgbt
(Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali).

Un grande popolo ma, in Italia più che altrove, figlio di un dio minore. Persone che lottano per il riconoscimento dei diritti civili, tra cui quello di poter contrarre matrimonio. Capelli che donano fascino, dicevo, e che hanno "ammaliato" anche me, eterosessuale militante. Ma i capelli di una donna lesbica. Me ne farò una ragione.

E se la faranno i tanti che si oppongono ancora al salto di qualità civile che il nostro Paese dovrà pur fare, equiparandosi alle democrazie più evolute in tema di diritti, quando leggeranno il libro di Paola Concia: "La vera storia dei miei capelli bianchi".

E qui il fascino di quei capelli si fa narrazione del travaglio, dell'incredulità, del senso di solitudine quasi disperata di Paola ragazzina che incontra la sua omosessualità, il suo primo amore lesbico, la paura della diversità, la visione del mondo da un'angolazione che non è quella delle sue amiche.

Insomma quel ginepraio di paure, insicurezze, desideri, educazione, conflitti, anche angosce e sensi di colpa, nel quale rischia di smarrirsi la fragile anima di una giovane persona omosessuale. Paola e la coautrice Maria Teresa Mieli (giornalista) raccontano la vita di una donna lesbica in cerca del coraggio di essere finalmente se stessa.

Tratteggiano, è Concia stessa che lo ripete alla presentazione torinese dell'opera presso la libreria Coop di Piazza Castello, nella ventosa sera del 5 novembre, quali sono le cose da evitare per un giovane omosessuale e cosa fare per vivere con serenità il proprio orientamento sessuale, il proprio diritto ad amare ed a vivere compiutamente se stessi, da liberi cittadini, protagonisti della propria esistenza.

Una sorta di guida al coming out, forse persino un inno alla libertà. La gioia di poter partecipare ad altri la magica bellezza dell'incontro con il proprio essere più intimo. Quella condizione di esistenza che, per omo e eterosessuali, è il lastrico stesso di quel cammino, a volte duro e tortuoso, che porta l'essere umano alla sua piena maturità. E come creatura pensante, e come cittadino membro di una società nella quale trova il suo ruolo attivo e gratificante.

Sono in tanti a parlare con l'onorevole Concia, relatrice di disegni di legge sull'omofobia, tutti affossati per ora. C'è l'onorevole Giacomo Portas dei moderati, eletto come indipendente nelle liste del Pd; Andrea Benedino dell'Assemblea nazionale dei democratici; c'è anche Daniele Viotti, del comitato organizzatore della campagna "Vorrei ma non posso" per il matrimonio gay, e Giovanni Minerva del Glbt Film Festival. Alla presenza di Tonia Mastrobuoni della Stampa.

«Bisogna superare gli steccati politici che separano gli omosessuali italiani, che sono arrivati all'assurdo di organizzare due diversi cortei per i diritti gay durante lo stesso Gay-Pride, evidenziando la debolezza del mondo Lgbt italiano. Ho cercato in questi anni di sfondare come un ariete il pregiudizio sull'omosessualità, parlando con la gente – dice Concia, e prosegue – non mi invitano nelle trasmissioni televisive, nemmeno quelle di sinistra come Ballarò, forse non sarò all'altezza. In compenso piaccio a destra, come Renzi, ma da ciò traggo conclusioni diverse».

Poi la deputata sottolinea l'urgenza del Paese di recuperare il tempo perduto «Non servono i piccoli passi, ora ci vuole un guizzo, un'impennata orgogliosa. In Italia c'è un deficit di cultura politica tra la destra e la sinistra. Non si riesce a creare una competizione al rialzo come avviene all'estero, chiedo alla mia parte politica di avere il coraggio e la volontà di muoversi.»

Poi tocca il tema delle alleanze politiche: «Non è il Pd a doversi preoccupare degli altri, niente condizionamenti da parte dell'Udc o di altri. C'è bisogno di una mediazione, bisogna portare avanti i propri punti di lavoro, non farseli imporre».

Sottolinea che anche in America Obama e Romney si sono detti favorevoli ai matrimoni gay. Parla con rammarico dell'occasione perduta dalle donne di poter far scendere nell'arena delle primarie una candidata con reali possibilità di vittoria, pur rispettando Laura Puppato, consigliera alla Regione Veneto, eletta nelle fila del Pd.

Ed a fine incontro riusciamo a farle due domande:

Onorevole, nel suo libro parla anche del suo matrimonio con un medico e di una storia d'amore con un altro uomo che ha preceduto il suo matrimonio etero, che rapporti ha col suo ex marito?
«Dopo il coming out il mio rapporto con gli uomini è molto migliorato – sorride – Certo il rapporto col mio ex marito è diventato delicato. Ho sciolto dentro di me questa grande contraddizione, essere cioè lesbica e vivere con un uomo. Però certo la sua sofferenza mi ha toccato. Il dolore di una persone che mi voleva bene e che io stavo lasciando. Oggi tra noi c'è grande affetto, lui ha in cura mio padre, lo stimo molto e ci vogliamo bene.»

E con le donne del suo partito come va? Con Paola Binetti che le è stata vicina nei momenti della sua malattia. E con Rosy Bindi che ha detto che lei è una rompicoglioni bisognosa di uno psicoterapeuta, tra l'altro lei le ha dato retta e si è sposata in Germania con una psicologa.
«Infatti – ride ancora di gusto – Paola Binetti mi è stata vicino quando lottavo contro un grave male. Per quanto riguarda Bindi, sono tante le cose che potrei dire ma preferisco pensare ai giovani omosessuali e rivolgermi loro dicendo: non c'è niente che non va in voi, vivete con gioia i vostri amori, parlatene pure, siate voi stessi, eviterete di fare come me che ho dovuto faticare moltissimo per riappropriarmi della mia vita. Ma ci sono riuscita».
fonte http://www.nuovasocieta.it di Paolo Fallico

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