Ricerca del colosso svedese: il 14% dei propri dipendenti è gay, lesbica, bisessuale o trans.
E ora punta ad ampliarsi a Padova e ad una nuova apertura a Verona
Le pari opportunità trovano casa da Ikea. Il colosso svedese del mobile ha deciso di estendere ai dipendenti che vivono more uxorio con persone del loro stesso sesso i medesimi diritti riconosciuti al personale sposato.
Basta presentare il certificato di famiglia anagrafica rilasciato dal proprio Comune e si potranno ottenere permessi per emergenze familiari e lutti del partner, l’estensione a quest’ultimo dello sconto dipendenti, dell’uso dell’auto aziendale e della tutela sanitaria per dirigenti, il congedo matrimoniale (per chi celebra le nozze nei Paesi che lo consentono, come Spagna e Inghilterra), un buono acquisto di 120 euro riservato a chi si sposa o inizia una convivenza, convenzioni speciali per i dipendenti e i loro partner.
Ikea infatti è tra i fondatori di «Parks-Liberi e Uguali», associazione di imprese che aiuta le aziende a implementare politiche di inclusione, con un focus particolare verso le persone omosessuali.
Sul tema dell’integrazione sul posto di lavoro l’Ikea ha condotto un’indagine tra il personale dei propri negozi, scoprendo che il 14% è gay, lesbica, bisessuale o trans, il 12% dichiara di vivere con imbarazzo il fatto di lavorare accanto ad un collega omosessuale ma per per l’88% tutti hanno pari opportunità di carriera, indipendentemente dall’identità di genere o dall’orientamento sessuale.
Sul fronte degli affari, nonostante la recessione abbia per la prima volta dal 1989 visto il fatturato di Ikea Italia chiudere in rosso (-2,6% a livello nazionale e -6,8% su Padova), continua la politica di espansione. Anche in Veneto, dove è previsto l’ampliamento dello store della città del Santo dagli attuali 34.780 metri quadri a 40.500 con un investimento di 7.690.000 euro per dare ulteriore spazio a show room e area mercato (i lavori iniziano il 14 novembre e finiranno a luglio),
e l’apertura di Verona.
Già incassato il «sì» del Comune, si attende ora il via libera della Regione per un punto vendita da realizzare in zona industriale.
Disco rosso invece per il punto vendita che l’azienda avrebbe voluto costruire a Casale sul Sile (Treviso), perchè si tratterebbe di utilizzare terreno agricolo, il che non è in linea con la nuova legge regionale sul commercio in approvazione.
fonte http://corrieredelveneto.corriere.it Michela Nicolussi Moro
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