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giovedì 7 luglio 2011
Lgbt Milano: Ecco LUISS arcibaleno
Dopo il Best della Bocconi anche gli studenti dell’Università privata LUISS di Roma hanno dato il via ad un gruppo lgbt.
Abbiamo intervistato uno di loro.
Come nasce l’idea di LUISS Arcobaleno?
Nasce, oltreché dalla profonda sofferenza personale dell’ideatore, dalla volontà di stimolare il dibattito su alcuni temi molto attuali e importanti a livello sociale e personale, rompendo la consuetudine del ‘Don’t ask, don’t tell’. Nell’ultimo decennio si è imposta più che mai all’attenzione globale la rivendicazione dei diritti civili della minoranza lgbt, inoltre sempre più Stati provvedono a sancire con legge questi diritti. In un ambito di formazione come quello universitario, in un Paese arretrato quale è l’Italia, è indispensabile avere la possibilità di confrontarsi consapevolmente su queste problematiche.
Quanti siete e cosa pensate si possa fare in università per migliorare la condizione di gay, lesbiche, bisessuali e trans?
Per ora siamo 97, ma data la coincidenza di questi lavori organizzativi con la sessione estiva di esami, l’associazione deve essere ancora adeguatamente pubblicizzata e bisogna considerare che le persone realmente attive saranno non più di una trentina. In università si vuole fornire a tutti un ambito di socializzazione in cui vincere l’omofobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, favorire la familiarità con la cultura lgbt, dare sostegno in una fase di crescita per l’autoaccettazione di sé, o semplicemente per la comprensione dei propri orientamenti.
In Statale a Milano e in Bocconi i gruppi gay si sono scontrati con episodi di omofobia. Qual’è il clima alla LUISS?
Alla LUISS non si sono mai verificati casi di esplicita omofobia; se è accaduto, la notizia non è trapelata. Tuttavia non è raro incontrare chi con parole o gesti propugni una visione omofoba, intollerante e razzista della società. Talvolta per superficialità, più spesso per convinzione.
Il silenzio e l’indifferenza che circondano l’argomento negli ambienti universitari è senz’altro servito a lasciare sopiti questi istinti estremisti. Bisogna però considerare un elemento eloquente di tutta la situazione: sono gli stessi ragazzi gay ad aver timore, a nascondersi, ad incontrarsi in chat e a celare la propria identità. Sono relativamente pochi i soggetti “dichiarati” alla LUISS. Non è forse questa una variante stessa dell’omofobia?
Come si pone il vostro gruppo sulle rivendicazioni della militanza come il matrimonio gay, la lotta all’omofobia e alla transfobia e così via?
L’Italia è in estremo ritardo rispetto al riconoscimento dei diritti lgbt nel mondo occidentale, riconoscimento incoraggiato anche a livello sopranazionale dalla stessa Unione Europea, di cui pure è membro fondatore.
Il ritardo è stato senz’altro favorito dalla destra populista che ha governato nell’ultimo decennio e da un sistema mediatico volgare e machista che ha dato voce a teorie radicalmente contrarie al riconoscimento dei diritti lgbt (arrivando talvolta a ledere anche la dignità della comunità lgbt), tesi estremiste che indubbiamente non sono condivise dalla maggioranza degli Italiani.
Cosa possono fare i gruppi studenteschi per cambiare le cose?
Possono fare molto nella lotta all’omofobia e nello sdoganamento di temi lgbt, nel breve periodo ma ancor più nel lungo: si presume che nelle università stia maturando la classe
dirigente che sarà alla guida del paese di domani. Una maggior serenità, tolleranza, apertura sui temi lgbt che si sviluppi negli universitari di oggi, sarà un valore traslato nei professionisti di domani.
Quali saranno le vostre iniziative in università?
Iniziative di tipo conviviale per favorire la reciproca conoscenza e il confronto attivo; iniziative di tipo seminariale, organizzando conferenze, assemblee e dibattiti in cui intervengano personalità che si pronuncino sul tema lgbt in ambito sociale, politico, filosofico, giuridico, storico; iniziative di stampo culturale, con presentazione e diffusione di pubblicazioni, libri, opere d’arte o proiezione di film a tema; non da ultimo ci manterremo in contatto con altre organizzazioni dell’universo lgbt, a cominciare dalle altre associazioni di studenti universitari in ambito romano e non solo.
Cosa pensate di Arcigay?
Teniamo ad avere un contatto costante e produttivo con altre associazioni di ambito lgbt senza precluderci a nessuna di esse, pur rispettando la reciproca indipendenza, perché crediamo fermamente nella cooperazione e nell’arricchimento che lo scambio di esperienze e informazioni genera.
fonte http://pegasonline.net/, da Stefano Bolognini
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