martedì 27 aprile 2010

Politici Lgbt, Nichi Vendola ospite da Fazio: "Non mi sento unito agli italiani razzisti e omofobi"


Appare in televisione, annunciato da Filippa mentre Fabio Fazio gongola di soddisfazione, con lo stile che oramai ci è familiare, con quei suoi capelli spruzzati dall’argento dell’età, viso pulito, orecchino, giacca e cravatta. Nichi Vendola, parla a “Che Tempo che fa”, proprio mentre su Rai Due il premier manda un messaggio alla nazione. È il 25 aprile Festa della Liberazione; ci si abitua ai proclami come alle riflessioni su una giornata che per molti è stata di sole, per altri di contestazioni. Non riusciamo quasi più a raccontare la nostra storia presi dall’acredine o dal disinvolto menefreghismo. Lui il pluripresidente pugliese dice di averlo celebrato a Marzabotto. È da subito chiaro che le domande ghiotte saranno politiche, e nello stile caro a Nichi: un racconto delle proprie (e altrui) idee su questa nostra lacerata Italia, in sospeso tra immagini neoplastiche di poetica concretezza, e l’esperienza di anni di militanza politica e di Movimento. Così, quando Fazio gli chiede un significato sul 25 aprile Nichi affascina:

“Si dice che è una festa che dovrebbe unificare gli italiani. Ci sono dei connazionali con cui non mi sento unito; se in alcune parti d’Italia si può immaginare una propensione naturale alla pulizia etnica, io non mi sento unito. Se trovo un sindaco che immagina di dover punire dei bambini per stigmatizzare l’atteggiamento delle loro famiglie, io non mi sento unito a quel sindaco. Se c’è chi pensa che l’omofobia, il razzismo, la xenofobia, la mitologia negativa del diverso, siano ingredienti con cui convivere, io non mi sento di unirmi a chi pensa che l’intolleranza sia un fatto naturale”.

L’uomo Vendola, il poeta Vendola, il politico, sta lì dentro nelle parole che pronuncia con convinzione, senza enfasi a con calore. Il rumore delle posate sui piatti a cena di amici si appiattisce e si resta attenti a quelle parole necessarie non solo a noi commensali di una domenica di festa. In una sola parola, Nichi mette tutta la sua esperienza passata al servizio degli omosessuali, mai dimentico del presente. Naturalmente è la sinistra, la sua parte politica, che lo interessa, che lo infervora maggiormente. Qualcuno già lo pensa il candidato ideale alle politiche del 2013, lo acclama seduta stante l’amico carissimo che ci ospita a cena. Contrastato da un altro che cita Saviano.

E glielo chiede anche Fazio, avvisando che a far nomi per tempi così lunghi, l’esperienza racconta che non porta mai bene. E Nichi sorride, si smarca: il suo desiderio futuro è tornare alle filastrocche e alle poesie. Non credo che un Vendola riesca a vivere lontano dalla politica. E forse sarebbe una cosa da scongiurare!

La tavola imbandita di freschezze primaverili - quella in cui sto con gli amici - è come sospesa, attenta, quasi infervorata dal personaggio televisivo, dagli applausi che ci lasciano il tempo di riprendere il respiro. Inutile negarlo: il fascino è alto e le parole di più.

“Noi abbiamo continuato ad immaginare - spiega Vendola - che Berlusconi fosse un problema della politica e non ci siamo accorti che molto prima che un problema della politica è un problema della cultura. Berlusconi non ha vinto nelle tribune elettorali, a nella trasformazione dell’immaginario. Che cosa è in fondo se non la proiezione sulla scena pubblica del linguaggio dei reality e della fiction. Non si può immaginare di vincere contro Berlusconi e il berlusconismo con una campagna elettorale e non con una lunghissima campagna civile e culturale. […] Se a destra si parla del rischio di elezioni anticipate, la reazione del centrosinistra appare di panico. Noi dovremmo essere coloro che sanno indicare, in una eventuale elezione anticipata, il fallimento di una dirigenza e di una proposta di governo, e c’è qualcuno che nel centrosinistra dice: a il paese è in crisi. a propri per questo non bisogna avere paura, se si fosse capace di essere un’alternativa. Ma il centrosinistra, ancora oggi, non è un’alternativa”.

Mi fermo qui, anche se le parole di Nichi dovrebbero essere ascoltate e poi pensate come si vuole, almeno fino a quando la politica tradurrà in fatti molte leggi che ci riguardano. Mi fermo qui, perché quelle parole si potranno ascoltare tra qualche giorno sul sito Rai della trasmissione. Resta quel giorno di festa che a distanza di 65 anni lacera e divide ancora un paese; resta che l’omofobia è tutta presente e fiera. Resta che Nichi potrebbe essere una delle soluzioni alle nostre ambizioni e speranze. Chissà.
fonte queerblog

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