Ma questo viaggio, per Marta, è qualcosa di più di una trasferta di lavoro. Da quando si è spezzato qualcosa nel rapporto con il marito – precipitato in una depressione da cui sembra incapace di uscire – Marta si sente svuotata, priva di risorse. Le farà bene starsene lontana per un po’. A farle compagnia solo un vecchio romanzo ingiallito preso all’ultimo istante in aeroporto.
Lei e Diana, la protagonista, hanno molto in comune: sono entrambe in fuga, ed entrambe alla ricerca di qualcosa che le riporti in vita dopo un periodo di stallo. Ma la sovrapposizione non si ferma qui: le corrispondenze, all’inizio curiose, si moltiplicano in modo inquietante Come inquietante, e affascinante al tempo stesso, è la presenza di un misterioso uomo che dell’isola sembra conoscere ogni segreto. Ben presto, quella che doveva essere una semplice parentesi – di lavoro, di riflessione – diventa per lei l’occasione di un’implacabile resa dei conti: con il marito, con il suo capo, con se stessa. Fino all’estremo delle sue possibilità.
In questo romanzo sorprendentemente generoso, Baccomo fa confluire i suoi molteplici talenti: una scrittura spigliata dai dialoghi perfetti, la finezza psicologica, l’arguzia, l’attitudine introspettiva coniugata alla capacità di concepire un intreccio in cui si alza sempre la posta per lasciare il lettore senza fiato.
Federico Baccomo è nato a Milano nel 1978. È autore di diversi romanzi, tra cui Studio illegale (Marsilio, 2009), Woody (Giunti, 2015) e Che cosa c’è da ridere (Mondadori, 2021). Oltre ai romanzi, scrive per il cinema, il teatro e la televisione
fonte: www.mondadori.it
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