sabato 15 dicembre 2012

Lgbt: “Siamo tutti Marita Veron” Dopo l'assoluzione degli imputanti nel caso della donna rapita e costretta alla prostituzione la protesta infiamma l'Argentina

Il verdetto sul caso della donna rapita e costretta alla prostituzione ha portato l’indignazione dei cittadini nelle strade dell’Argentina.

IL CASO
“Siamo tutti Marita Veron” si legge sui cartelli dei cittadini argentini che hanno scelto di esprimere il dissenso scendendo in piazza dopo il verdetto del tribunale che ha assolto i tredici imputati accusati di rapimento e induzione alla prostituzione.

La storia è questa: Marita manca da casa da dieci anni, sua madre non si è mai rassegnata alla scomparsa e ha trasformato il dolore in rabbia, indagando in prima persona sull’accaduto.

MADRE CORAGGIO
Susanna Trimarco è la Madre Coraggio dell’Argentina che si è introdotta nei bordelli fingendosi interessata all’acquisto di donne e, così facendo, ha salvato centinaia di donne dalla schiavitù fornendo informazioni utili alla polizia, riferisce la BBC News. È stata anche nominata come possibile candidata per il Nobel della Pace ma tutto questo non è servito a farle ritrovare Marita.

LA LOTTA
“Quando è scomparsa mia figlia non sapevo nemmeno che potesse esistere una cosa del genere” ha detto Trimarco in merito al traffico umano. Per la lentezza nella ricerca delle forze dell’ordine, la donna si è avvicinata al mondo dei bordelli cercando di conquistare la fiducia delle ragazze costrette a lavorarvi.
“Mostravo loro la foto di mia figlia per riuscire ad ottenere qualche informazione”, ha detto la madre diventata un simbolo nazionale ascoltato anche dalle più alte cariche.
L’allora presidente Nestor Kirchner l’ha accolta dopo aver ricevuto una sua lettera, durante l’incontro la donna ha svelato tutto quello che aveva scoperto e che poi ha portato alla liberazione di 600 donne: “È venuto fuori un rapimento che ha coinvolto anche 17 donne argentine, trasportate in Europa” ha scritto 20 Minuten.

IL PROCESSO
“Non c’è alcuna prova che collega gli imputati a Marita Veron e non siamo in grado di stabilire quello che è realmente accaduto ma non si tratta di un caso di traffico umano” ha dichiarato il giudice Alberto Piedrabuena.
Sette uomini e sei donne sono di nuovo liberi e hanno commentato l’accusa come “politica” e dichiarato più volte la loro innocenza nelle fasi del processo iniziato a febbraio nella provincia di Tucuman: “Non abbiamo rapito la signora Veron né l’abbiamo condotta dai trafficanti per farla prostituire”.
Il processo ha valutato le dichiarazioni di 130 testimoni e di queste almeno una dozzina riguardavano le donne liberate da Trimarco.

LA BATTAGLIA
Marita quando è scomparsa nell’aprile del 2002 aveva ventitré anni e da quel giorno sua madre non ha mai smesso di cercarla.
Il lavoro svolto in prima linea ha permesso la liberazione di decine di donne dalle grinfie dei bordelli e nel 2007 ha fondato un’associazione con questo obiettivo riuscendo a far approvare la legge che rende il traffico degli esseri umani un crimine, rivela l’Indipendent.
La donna ha vinto un premio per i diritti umani e la Presidente Cristina Fernandez le ha personalmente telefonato per esprimerle la propria solidarietà: “Credevo di trovarla distrutta dopo il verdetto ma aveva più grinta di prima e mi ha detto che avrebbe continuato a combattere”.

LE PROTESTE
Durante la lettura del verdetto, l’aula di tribunale è esplosa in una sonora protesta, gli imputati piangevano commossi mentre chi assisteva ha iniziato a urlare.
Trimarco era sconvolta ma ha tenuto i nervi saldi dichiarando: “Non ci fermeremo finché questi truffatori non saranno messi a processo.
Questi giudici sono un motivo di imbarazzo per l’Argentina”.
Dopo la sentenza, i cittadini indignati si sono dati appuntamento a Tucuman davanti la sede del tribunale per protestare, alcuni si sono limitati a marciare silenziosamente chiedendo “Giustizia” mentre altri hanno lanciato oggetti contro la sede del processo.
fonte http://www.giornalettismo.com/ di Alessandra Cristofari (Photo Credit/Getty Images)

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