Un quotidiano locale ha riportato la storia delle violenze sessuali su un bambino titolando di "abusi gay".
Ma Arcigay non ci sta: "basta alimentare l'omofobia con questo linguaggio".
La necessità di sintesi può fare seri danni. Lo sanno gli operatori dell'informazione che sono alle prese con la necessità di riassumere fatti e notizie, a volte in pochissime righe.
Capita così che un quotidiano locale di Treviso parli della terribile storia di violenza su un bambino piccolo titolando la civetta fuori dall'edicola, quella che dovrebbe invogliare i passanti ad acquistare il giornale, "Abusi gay sul bambino: imprenditore 40enne indagato".
Certo, il protagonista è un uomo, ma un abuso è un abuso e nulla c'entra la sessualità omo o etero che è invece tra persone adulte e consenzienti. Ecco il perché Arcigay ha alzato la voce scrivendo al direttore del Gazzettino di Treviso, colpevole dell'associazione fuorviante tra omosessualità e pedofilia.
"Gentile Direttore - è la lettera di Paolo Romani, presidente nazionale di Arcigay - non è possibile vedere ancora titoli come quello apparso sulla civetta del Gazzettino, edizione di Treviso, di domenica 9 dicembre".
"So che sarebbe un'offesa all'intelligenza sua e dei suoi lettori spiegare ancora una volta la differenza abissale che corre fra orientamento sessuale e comportamenti pedofili, né credo sia importante sottolineare che essere gay è perfettamente legale, mentre la pedofilia viene sanzionata giustamente con pene molto pesanti".
Romani parla di errori "generati forse dalla fretta, dall'ignoranza o dalla superficialità" ma in grado di offendere "i sentimenti e la dignità delle persone omosessuali e allo stesso tempo incoraggiano tutti coloro che ancora si divertono a colpire gay e lesbiche, e che da questi titoli traggono una sorta di legittimazione".
fonte http://www.gay.it/
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