Quasi ventidue anni fa nasceva Justine, la terza bambina dei miei più cari amici francesi.
A tre anni circa Justine dichiarò a sua madre che non voleva mai più indossare un vestito. Thèrèse ha sempre rispettato le sue figlie, ha pensato un po stupita che le sarebbe passato prima o poi. Ma non le è passato.
Justine non ha mai più messo un vestito.
Io ero già consapevole di essere lesbica da un bel po e guardavo la ragazza crescere. Ho sempre pensato che anche lei fosse lesbica ed ero felice per lei: pensavo che quando sarebbe stata più grande ne avrebbe parlato liberamente ai suoi genitori perché c'eravamo noi che frequentavamo la loro casa e non sarebbe stato un trauma per loro come quando invece devi fare i conti con qualcosa che non era previsto. Insomma ero felice perché pensavo che per lei sarebbe stato più facile.
Quando ebbe 12 anni circa, sua madre mi raccontò un po preoccupata che Justine ascoltava in continuazione una canzone della cantautrice Juliette Noureddine, una canzone intitolata "garçon manqué", letteralmente "ragazzo mancato" che narra le avventure di una ragazzina che sogna di superare delle prove terribili del tipo come arrampicarsi su vulcani e attraversare fiumi di lava bollenti per ottenere il premio tanto agognato: diventare un vero maschietto. Ma la bambina della canzone fallisce la prova finale e alla fine, come sempre per natale, riceverà le solite odiate bambole piuttosto che i vestiti di Zorro!
Ho cercato di rassicurare la mia amica e le ho raccontato che nell'immaginario di tante lesbiche adolescenti c'è la voglia di essere un po maschio, magari "per potere meglio conquistare le ragazze appunto, sarebbe tanto più semplice in fondo!" Justine intanto cresce e mentre tutte le altre adolescenti smaniano per stare fuori e uscire con le amiche, lei sta in casa davanti al computer in compagnia di altri ragazzi.
Due anni fa circa, Thérèse mi chiama molto turbata e mi racconta che sua figlia le ha parlato e le ha confidato che non ama il suo corpo, che questo corpo non le appartiene, che lei è un ragazzo da sempre e il suo sogno e fare sparire quei seni che la torturano.
Ogni madre sarebbe stata scossa e anche io lo sono stata. Non sapevo cosa dirle, se non di starle accanto e ho aggiunto, credendoci, che quando si sarebbe innamorata di una ragazza che avrebbe amato il suo corpo, le sarebbe passato e avrebbe iniziato a essere più serena. Ma in fondo non ero più tanto convinta, io non ho mai voluto sbarazzarmi dei miei seni e le mie amiche lesbiche sono felici nel loro corpo e c'era qualcosa che turbava anche me.
E poi Justine s'innamora di una ragazza e ne è ricambiata. Per un tempo è stata serena ed era bello vederla infine luminosa. Ma era l'amore ricambiato, non era perché si accettava come lesbica. Justine non era lesbica. Non lo è mai stata.
E' sempre stato un ragazzo.
Oggi, finalmente, si dichiara un uomo felice, "l'uomo più felice della terra" ha scritto qualche giorno fa sul suo profilo Facebook. Oggi, a quasi 22 anni, è nato Raphael, primo figlio maschio dei miei amici francesi. Dopo due anni di terapie, e 22 di calvario, ha il corpo che voleva avere da quando è stato capace, lui prima di tutti, di capire che quello in cui era nato non le apparteneva.
Sono felice per lui. Ho spiegato a Lisa Marie che a Natale avremmo incontrato Raphael, come ogni anno, che la sua apparenza sarà cambiata ma che è sempre lui, che è sempre quel ragazzo un po' timido e segreto che l'ha sempre amata e ha sempre giocato con lei. Lisa è turbata, è un po normale. Anche io e non vedo l'ora di vederlo per abituare il mio sguardo alla sua nuova forma e incontrare finalmente, lui, un uomo felice.
Felice e anche fortunato di avere avuto i suoi genitori sempre accanto.
di Giuseppina La Delfa Presidente Associazione Famiglie Arcobaleno
fonte http://www.huffingtonpost.it/
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