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Questo rende difficile dare la caccia ai criminali.
È qui che l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) sta dando buoni risultati.
Abbiamo una mail, un fax e una linea telefonica e siamo in contatto costante con chi svolge le indagini.
Gay, lesbiche e trans devono sapere che a quel telefono risponderanno agenti preparati. E questo romperà il velo del silenzio.
Dice così a L’Espresso il prefetto Francesco Cirillo, vice direttore generale della pubblica sicurezza che presiede l’OSCAD,
osservatorio nato nel 2010 a seguito di un incontro tra Antonio Manganelli, capo della polizia, con le associazioni GayLib e Arcigay.
Si tratta di una task force – composta “da autorevoli rappresentati della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri” come leggiamo sul sito della Polizia – che non è rimasta una lettera morta, ma, stando a Cirillo, si muove su un duplice binario:
"Abbiamo due obiettivi, uno interno e uno esterno. Quello interno è cancellare l’immagine della polizia manganello e machismo, l’altro è prevenire e combattere ogni traccia di discriminazione, omofobica e non, tra le nostre donne e i nostri uomini. Prima dell’OSCAD di questi problemi si discuteva poco e forse ce ne siamo accorti in ritardo. Ma adesso le cose stanno cambiando rapidamente: qui non esiste il “Don’t Ask, Don’t Tell”, non c’è discriminazione nella carriera, né nei rapporto interpersonali."
Rompere il velo del silenzio è sempre un bene. Promuovere i diritti di tutti, lo è ancora di più.
fonte http://www.queerblog.it da Roberto Russo
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