La settimana che va dal 14 al 20 maggio 2012 è dedicata al ricordo delle vittime dell’omo/transfobia; ogni anno, infatti, durante la giornata del 17 maggio e per sette interi giorni, la comunità LGBT di tutto il mondo si impegna a mantenere vivo il ricordo delle persone morte a causa della follia di coloro che vedono nelle lesbiche, nei gay e negli individui transessuali o transgender un nemico da eliminare, perché non degno di stare su questa terra.
Ecco perché ho dedicato questo mio post ad un evento genovese – con annesso documentario breve – che il 18 maggio 2012 alle ore 17:45 (presso la sala del Munizioniere) la Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura:
http://www.palazzoducale.genova.it/
ha organizzato al fine di discutere con la cittadinanza attiva del capoluogo ligure di violenza verbale e fisica, discriminazione, diritti negati ed emarginazione sociale delle cittadine e dei cittadini gay, lesbiche e trans.
L’incontro si avvale della presenza di tre persone fra le più preparate, nel panorama culturale e civile italiano, in merito alle questioni relative al reato di omo/transfobia, ancora non riconosciuto nel nostro Paese ovvero il legale della Rete Lenford Francesco Bilotta, lo psichiatra Vittorio Lingiardi e la filosofa Nicla Vassallo.
Il video è un corto di poco più di otto minuti intitolato Disgusto o umanità? Contro l’omofobia in cui alcune ed alcuni esponenti della cultura italiana ed internazionale si interrogano sul perché le violenze di stampo omo/transfobico siano collegate in modo assai stretto al concetto di disgusto.
E così la filosofa Martha C. Nussabaum, autrice del libro Disgusto e umanità.
L’orientamento sessuale di fronte alla legge – edito da Il Saggiatore – nell’introdurre le e gli ospiti del video, spiega che da troppo tempo ormai in tutto il mondo i vari governi nazionali hanno basato le loro azioni civili e sociali sulla cosiddetta politica del disgusto, che induce le persone a riversare sul modo LGBT in genere “il disagio che prova per il proprio corpo e la propria sessualità”; con il passare del tempo ciò ha comportato un lento ma inesorabile annientamento della nostra umanità nel senso più profondo del termine ovvero quell’insieme di sentimenti positivi che ci pongono nella condizione di comprendere chi è altra o altro da noi e di accoglierne le rispettive identità.
Ciò può avvenire solo se l’eguaglianza – prima di tutto di fronte alla legge – il rispetto e l’immedesimazione vengono messi al primo posto, al fine di abbandonare in modo progressivo quel disgusto programmatico che ha trasformato le nazioni cosiddette civili in tanti ricettacoli di paura, d’odio e di violenza.
Su questi ed altri temi scottanti per l’umana società odierna – come i diritti civili negati alle persone LGBT – hanno detto le loro anche Lella Costa, Ascanio Celestini, Stefano Rodotà, Vittorio Lingiardi e Nicla Vassallo, le cui parole di speranza per l’immediato futuro hanno abbracciato ogni campo d’azione in cui la cittadinanza di tutte le parti del mondo può cominciare ad operare in prima persona affinché quell’insieme di soprusi, verbali e fisici, abbia a terminare proprio a partire da una sorta di rieducazione omosentimentale che non veda più discriminati i soggetti LGBT sui luoghi di lavoro, in famiglia e nell’ambito delle comunità umane in cui vivono e amano.
Guai a coloro che pretendono di indirizzare le preferenze sessuali di chicchessia in nome di quel disgusto o di qualunque altro principio assolutistico che vada contro l’autodeterminazione delle donne e degli uomini; nessuna legge dovrebbe opporsi alla libera circolazione delle idee e degli individui, anche di coloro che non abbracciano l’orientamento sessuale che la società ha voluto normare e, anzi, una nazione che voglia dirsi davvero civile dovrebbe intervenire con un corpus di leggi che protegga chi non rientra in quella fallace norma precostituita.
Occorre abbandonare per strada la volontà di fare paura alle minoranze di ogni tipo, di usare loro violenza e di emarginarne il diritto ad amare. Lo impone quella civiltà che, di volta in volta, uomini e donne di qualsiasi latitudine sciorinano in lungo e in largo, salvo poi operare dei discrimini a seconda del gruppo di persone che hanno in odio.
“Combatti lo stress da minoranza! – afferma il professor Lingiardi nel corto – perché non c’è bisogno di essere una camera per essere infestati dai fantasmi”; pertanto, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, che si celebra ogni anno in tutto il mondo, propongo a tutte le persone che sono dominate dai propri spiriti mentali di guardare più volte il corto ideato dalla Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura come farebbero con una qualsiasi terapia medica per curare un certo disturbo.
Perché l’omofobia è una malattia sociale assai pericolosa e coloro che ne sono affetti possono nuocere anche a te.
Chi è omofobo distrugge anche te. Digli di smettere. Lidia Borghi
fonte http://www.cortometraggiblog.it
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mercoledì 16 maggio 2012
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