Sbarco in massa degli Usa sulla Croisette con cinque titoli in concorso.
Terza edizione per la Queer Palm: in corsa Xavier Dolan col gender "Laurence Anyways" e il doc "Les invisibles" di Lifshitz.
Quest'anno il Festival di Cannes si potrebbe ribattezzare "Americannes". Sarà infatti il cinema U.S.A. in gran rispolvero il vero protagonista del concorso sulla Croisette - ben 5 produzioni - per la 65esima edizione che si inaugura stasera con la commedia vintage "Moonrise Kingdom" che si preannuncia bislacca e stralunata come tutti i film del regista Wes Anderson (fuga nei boschi di due innamorati dodicenni su un’isola a largo del New England nel 1965).
Si preannuncia un red carpet deluxe con Bruce Willis, Frances McDormand, Tilda Swinton, Edward Norton, Bill Murray e Harvey Keitel.
Ma i titoli statunitensi ‘forti’ arriveranno nei prossimi giorni, in particolare "The Paperboy" di Lee Daniels ("Precious") con una rediviva Nicole Kidman in versione pupattola sexy e "Lawless" di John Hillcoat con Tom Hardy, Gary Oldman e Guy Pearce. Il drappello dei grandi autori è quanto mai corposo, e si aspettano faville dal nuovo Cronenberg "Cosmopolis" con Robert Pattinson, tratto dall’omonimo romanzo di Don DeLillo (c’è anche il figlio Brandon che esordisce in "Un certain regard" con "Antiviral"), "Amour" di Haneke su una coppia di ottuagenari sconvolti dalla malattia di lei, Kiarostami col giapponese "Like someone in love", l’ex dogmatico Vinterberg e il suo "Jagten" ossia "La caccia" su una presunta molestia ai danni di una minorenne.
Di italiano, oltre alla presidenza di giuria nelle salde mani di Nanni Moretti, solo tre film: il nuovo Garrone "Reality" sul mondo trash che ruota intorno al Grande Fratello, "Io e te" di Bertolucci tratto da Ammaniti e la proiezione di mezzanotte del "Dario Argento Dracula" in 3D girato nel biellese.
Torna la Queer Palm, giunta alla terza edizione, organizzata come di consueto da Franck-Finance Madureira e presieduta dall’attrice Julie Gayet ("La confusion des genres") che affiancherà Sam Ashby, Jim Dobson, Frédéric Niolle, Sarah Neal e Moira Sullivan nella scelta del miglior titolo glbt presentato trasversalmente nelle varie sezioni del festival.
Come purtroppo avviene da qualche anno, la produzione glbt non abbonda (non c’è nulla nel concorso ufficiale tranne forse le multidentità del protagonista di "Holy Motors" di Léos Carax in cui recita anche l’iconissima Kylie Minogue): trepidante attesa per la terza prova in "Un certain regard" del precoce regista canadese Xavier Dolan, il gender e fluviale "Laurence Anyways" - ben 2 ore e 39 minuti, il più lungo della selezione ufficiale - in cui Melvil Poupaud ("Il tempo che resta") interpreta un insegnante che decide di cambiare sesso sconvolgendo l’innamoratissima compagna, ostinata ad accompagnarlo nel nuovo tragitto identitario.
Interpreta la madre del protagonista la grande Nathalie Baye.
Torna al genere documentario il valente Sébastien Lifshitz ("Wild Side") con "Les invisibles", presentato tra le proiezioni speciali, su quattro anziani omosessuali nati fra le due Grandi Guerre, ripresi nel ripercorrere le loro vite tra pionierismo glbt e condanne a una vita in ombra.
Un amore giovanile è invece il fulcro del franco/belga/canadese "Hors les murs", sentimentale con tocco giallo diretto da David Lambert e selezionato alla Settimana della Critica: un giovane pianista, Paulo, conosce un bassista di origine libanese, Ilir. È colpo di fulmine: Paulo lascia la sua fidanzata e va a vivere da Ilir che però scompare misteriosamente.
Il francese "Noor" di Çagla Zencirci e Guillaume Giovanetti, all’interno del programma dell’Acid, l’associazione del cinema indipendente, racconta la storia di Noor, un transgender appartenente alla comunità pakistana dei Khursas, desideroso di trovare una donna che accetti la sua identità sessuale.
La guida della Queer Palm segnala anche altri film di possibile interesse queer tra cui Ai To Makoto, Augustine, Mystery e Peddlers, ma sulla carta la tematica glbt non è confermata.
Chi ha la possibilità di essere a Cannes, non si perda il nuovo "Queer Palm Bar" tutti i giorni dalle 18 sulla terrazza del G-Club, altrettanto nuova disco (non grande ma stilosa: poco più di un mese fa vi si è esibito l’apprezzato dj Pagano) al 15 della movimentata Rue des Frères Pradignac, diventata il cuore di una sorta di piccolo Marais cannense dopo la chiusura dello storico Zanzibar.
fonte http://www.gay.it di Roberto Schinardi
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