martedì 27 settembre 2011

Lgbt Medicina: Il sesso su internet diventa una malattia


Con le nuove tecnologie cambiano i nostri modi di vivere e di pensare, e come cambiano le nostre abitudini, di conseguenza cambiano anche le ossessioni.

Se per secoli la dipendenza è stata sempre “fotografata” come la ricerca di una sostanza tangibile (dal cibo alla droga, dal fumo all’alcool), oggi, in un mondo che è più virtuale che reale, anche la dipendenza diventa inconsistente.

E’ su questo quadro che si delinea una nuova patologia:
la dipendenza dalla pornografia in rete.

Ma bisogna intendersi sul termine.
Non bisogna confondere la ricerca saltuaria di materiale pornografico per puro diletto con la dipendenza.

Questa si configura come una ricerca ossessiva e continua di questo genere di siti, dovuta alla difficoltà di relazionarsi con l’altro sesso in maniera reale.

In pratica la paura di fare sesso dal vivo, o peggio, la paura del rifiuto, porta queste persone a ricercarlo su internet.

La prima persona a denunciare questa condizione si chiama Vincenzo Punzi, che dice di sè

"Oggi sono sobrio, ma mi vengono in mente delle scene che fino a ieri ho visto e rivisto.

Queste scene sono immagini di una persona malata, che dipende dal sesso virtuale come si dipende dalla droga.
Spiega questo fenomeno Paolo Renzi, docente di psicologia generale alla Sapienza di Roma:

"Bisogna stare attenti a distinguere l’oggetto delle dipendenza (che può essere la pornografia, come il cibo o uno sostanza chimica) dalla causa di questa, che risiede nella persona.

La ricerca non significa dipendenza.
E in questo modo si cede al desiderio di demonizzare internet.

Non c’é alcun collegamento con la violenza sessuale: i consumatori ossessivi di materiale pornografico sono accomunati dalla difficoltà ad agire il sesso in maniera completa.

C’è una bella differenza, spiega Renzi, con chi commette atti di violenza sessuale, spesso accomunati da chi conosce poco la rete con chi ricerca questo genere di materiale sul computer.

Anzi, secondo il docente, i dipendenti dalla sessualità virtuale sono autolesionisti, tutto il contrario dei classici maniaci.

Il fenomeno è sempre esistito, ma solo oggi viene fuori, grazie anche alla nascita di siti e organizzazioni che si offrono di aiutare le persone a guarire, come quella fondata da Punzi che ha già 3.500 iscritti.

Ma il fatto che è sempre esistito è provato dalla statistica che dimostra come, dalla nascita di internet, la parola più ricercata su tutti i motori di ricerca è sempre stata “sex“.
Fonte: Ansa, via http://www.medicinalive.com/

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