“Sono gay e musulmano” è un documentario del regista Chris Belloni, la cui proiezione era in programma a Bishkek, in Kirghizistan, in occasione del “Bir Duino” (One World), un festival dedicato ai diritti umani, a fine settembre.
Ma poche ore prima della programmazione, un tribunale del distretto di Pervomaiskii ne ha vietato la riproduzione, dopo averlo giudicato blasfemo e tendente a scatenare l’intolleranza religiosa.
“Chiunque abbia visto il mio film sa che non è né anti-islamico né estremista”, si difende Belloni.
Il documentario è stato girato in Marocco, dove l’omosessualità è punita dalla legge, e racconta la storia di un gruppo di giovani uomini gay e musulmani, le loro prospettive di vita, il difficile rapporto tra un’inclinazione naturale e il sentire religioso.
C’è Azar, 29 anni, cacciato di casa dai genitori per le sue tendenze sessuali e imprigionato per tre mesi con la falsa accusa di prostituzione. C’è la vita di Samir, 43 anni, padre di due bambini, che reprime la sua omosessualità da anni. E poi c’è Soufian, 23 anni, uno studente d’Ingegneria che vive una vita doppia: prima quella religiosa e poi quella sessuale. E poi c’è Ryan, 21 anni, che ha fatto “coming out” con i genitori e con gli amici e sorprendentemente è stato capito e accolto da tutti. E infine c’è Abdelwahid, 19 anni, che nasconde la sua omosessualità con l’aiuto del padre ma che, a differenza degli altri, non vuole essere definito né musulmano né gay.
Ma c’è una parte, anzi diverse parti di quel film di 59 minuti, che hanno fatto storcere la bocca al Comitato di stato per gli Affari Religiosi.
A un certo punto infatti il documentario recita che “ Nell’Islam tutto è pianificato da Dio … Noi non scegliamo il nostro destino … Questo Dio ha progettato per me … Dio mi ha fatto gay”.
E’ blasfemo perché accusa Dio di un peccato umano: l’omosessualità. E poi, un po’ più avanti, due uomini si scambiano un bacio veloce: per la Commissione quel bacio umilia i musulmani.
“E’ chiaro che l’obiettivo dell’autore è quello di provocare i musulmani e incitare l’intolleranza religiosa”, tuona la Commissione. Ma quest’ultima in realtà non ha alcun potere per impedire la programmazione del film, per cui sono intervenuti i giudici che per motivare la decisione si sono rifatti alle violenze scatenate nel mondo arabo dal film “L’innocenza dei musulmani”.
Con la scarsa autonomia di cui gode il potere giudiziario nel paese – denunciano gli attivisti per i diritti umani – è difficile credere che sia stata una decisione libera e incondizionata. Il timore è che i nazionalisti vogliano sfruttare l’Islam per connotare in maniera religiosa il paese, che invece è tradizionalmente laico, come sancisce anche la Costituzione, dice Toleikan Ismailova , organizzatrice del festival e sostenitrice di Belloni.
“Tenteremo la strada del ricorso e faremo di tutto per proiettare il documentario a Bishkek”, conclude. Questo episodio di censura si inserisce in un dibattito che va avanti da qualche settimana al fine di regolamentare Internet “per proteggere i bambini”, ma che in realtà cela disposizioni molto più ampie per limitare la libertà di espressione, in un paese dove già la stampa è fortemente controllata.
Tralasciando le considerazioni politiche, c’è un dato sociale che emerge dalle interviste condotte da Eurasianet nel paese: i kirghisi non sono pronti ad accettare l’esistenza degli omosessuali, gay e lesbiche, perché ancora legati a una mentalità antica e chiusa.
“Se il film avesse raccontato di due omosessuali ortodossi o cattolici, sono sicuro che sarebbe stato vietato anche nei paesi ortodossi o cattolici”, si giustificano dalla Commissione.
Rifiutato a Bishkek, “Sono gay e musulmano” attende di volare a Beirut, dove dovrebbe essere proiettato la prossima settimana.
Visita il sito del documentario:
http://iamgayandmuslim.com/
fonte http://www.atlasweb.it di Serena Grassia.
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