Allontanato dalla Marina Militare per il suo orientamento sessuale, grazie alla sentenza del TAR di Genova è ora riammesso in servizio.
Ottimo inizio di 2012 per i cittadini con le stellette.
Un siluro giudiziario affonda la gerarchia. Un ufficiale omosessuale, allontanato dalla Marina Militare per il suo orientamento sessuale, grazie alla sentenza del TAR di Genova è ora riammesso in servizio. Ottimo inizio di 2012 almeno per tutti i cittadini con le stellette.
Il vasto mondo militare ha brindato al nuovo anno con tre importantissime pronunce giudiziarie destinate a sconvolgere, dal profondo, alcune alte sfere del granitico ed inamovibile mondo militare.
Dopo le incredibili violenze sistematicamente organizzate dai NOCS della Polizia di Stato, emerse solo sul finire del 2011, ma già denunciate dall’agosto 2007 nella totale indifferenza dei vertici, si spera ancor oggi in una rapida conclusione di quelle indagini che, alla data odierna appaiono inspiegabilmente “lunghe, delicate, difficili” e quindi di là dal terminarsi in tempi decenti. Non è stato altrettanto lungo, invece, l’iter processuale che si è recentemente concluso con una – prevedibile – sonora sconfitta di alcune gerarchie militari.
Ma procediamo con ordine. La prima eclatante ed attesa sentenza è di questi giorni. Il TAR (tribunale amministrativo regionale) di Genova, con sentenza N. 00548/2011 REG.RIC., ha disposto la riammissione in servizio attivo con conseguente riattribuzione del grado e dell’incarico, di un C.F. (Capitano di Fregata) della Marina Militare Italiana reo di avere espresso, nella vita privata, le proprie tendenze sessuali gay.
Dalle indagini sarebbero emerse, su di un sito estero, alcune immagini del’Ufficiale ritenute sconvenienti dall’amministrazione militare che le ha giudicate incompatibili con lo status di militare.
Non si sa chi, né si sa come – in quanto la Marina non ha inteso rivelarne la fonte – la segnalazione della peccaminosa esistenza del militare sia giunta a conoscenza dei superiori del militare. Qualche squallido delatore avrà visionato il sito ed ergendosi a depositario dell’onore della nostra Marina Militare ha reputato giusto e doveroso avvertire i vertici della Marina di quanto copioso fango e stellare disdoro stesse catapultandosi sull’intera compagine militare.
Ne è conseguita una complessa procedura disciplinare. In brevissimo tempo, così come giustamente si conviene in questi casi che pongono in serio pericolo le frontiere nazionali e la sicurezza del Paese, si è concretizzato, nella gioia e nell’esultanza dei probi, l’allontanamento del militare dal servizio attivo; con conseguente perdita del grado, dell’incarico, dello stipendio e del… lavoro.
Di fronte a tale macroscopica ed intollerabile invadenza della propria vita privata il giovane Capitano di Fregata, si è visto costretto a rivolgersi alla giustizia per vedere riaffermati i propri lesi diritti e sperare, quindi, di riottenere il grado, l’incarico, lo stipendio. In una parola: la sua vita.
Si è quindi affidato allo studio legale dell’avvocato Giorgio Carta, ex Ufficiale dei Carabinieri, che, da anni, è fra i più esperti conoscitori delle norme e delle leggi che regolano il complicato mondo delle stellette.
La tesi difensiva, incentrata non già sull’estraneità del militare alle foto apparse nel sito, bensì sull’assoluta inconsistenza del danno derivante all’immagine ed al prestigio della Marina Militare, è stata pienamente condivisa, al tribunale adito, tanto da decretare l’annullamento della sanzione disciplinare e la conseguente riammissione in servizio attivo dell’Ufficiale.
Non è questa, però, la sede per discettare nel dettaglio della complessa – quanto incredibile – recente vicenda giudiziaria. Né possono qui riassumersi le settanta e più pagine della dotta, argomentata, ineccepibile e competente memoria difensiva che ha persuaso i giudici amministrativi dell’assoluta infondatezza delle gravi accuse mosse al Capitano.
Sta di fatto che dopo un anno di defaticanti vicende giudiziarie, disciplinari e cartolari il TAR ligure ha ordinato l’annullamento di tutti gli atti e provvedimenti “Disciplinari di Stato” che avevano colpito il militare fino a determinarne la sua ignominiosa cacciata dalle FF.AA. italiane.
Il giudizio pronunciato dal TAR ligure “in nome del Popolo Italiano” ha restituito ad un brillante ed incolpevole Ufficiale Superiore della nostra Marina Militare, la sua minata dignità di uomo e di soldato; restituendogli grado, incarico, stipendio e, non da ultimo, la rinnovata ammirazione di tutti i colleghi, anche superiori in grado, che hanno sempre creduto nella serietà professionale del loro collega e nel suo alto senso del dovere.
Questi, infatti, com’è emerso dagli atti in causa, ha saputo tenere ben separate vita privata e vita professionale. Né v’è da dilungarsi, in questa sede nell’esame – che sarebbe impietoso – della summa d’inconsistenti motivazioni in cui si è autoaffondata la “gerarchia” pervicacemente protesa nel malriuscito tentativo di infangare la carriera, la professione e la vita stessa dell’Ufficiale.
La positiva conclusione dell’inaudita vicenda giudiziaria si deve, anche, alla circostanza che essa sia finita innanzi a giudici liberi, autonomi, indipendenti e illuminati; che dopo l’esame della voluminosa documentazione esibita dal Ministero della Difesa, l’ha bollata come ininfluente, inconsistente, inconferente rispetto al principale capo d’accusa. Ma di là degli aspetti meramente burocratici e giudiziari ciò che deve rilevarsi è che quest’incredibile vicenda in nessun altro paese o F.A. europei sarebbe mai neppure iniziata. (di Armida Tondo) (ItalNews.info)
Fonte:http://www.digayproject.org via www.gaynews.it
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