Mettiamo che abbiate un sito, o un blog, ma anche un account Facebook, e che su queste piattaforme parliate, o che vogliate parlare, di cinema.
E per farlo, bizzarra idea, vogliate anche mettere i trailer delle pellicole che recensite.
Ecco, a breve, ci sarà il caso che dobbiate pagare i diritti alla Siae per poterlo farlo.
Quattrocentocinquanta euro ogni 90 giorni per un massimo di 30 trailer al mese. Sarebbe il risultato di un accordo tra la SIAE e le associazioni di produttori, come l’ANICA, Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive, e l’AGIS, l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo.
Il paradosso è che si chiede ai siti di pagare per poter ospitare quello che sostanzialmente è un mezzo pubblicitario.
1.800 euro all'anno: ecco il testo della disposizioni della Siae:
http://www.unita.it/polopoly_fs/1.346801.1319817232!/menu/standard/file/Multimedialita_Modello_LicenzaInternet.pdf
«1.800 euro all'anno – scrive Il corriere della Fantascienza, animando la protesta contro l'ipotesi della Siae – e oltretutto con il limite di 30 filmati online contemporaneamente, il che rende questo balzello del tutto ineconomico anche per grandi siti che potrebbero permettersi di pagare la licenza».
Per il Corriere della Fantascienza, che intanto ha tolto tutti i trailer dalla propria piattaforma «quando mai solo 30 trailer possono produrre tanto traffico da generare introiti tali da ripagare 1.800 euro? Sulla base di quale principio un sito di una sala cinematografica sarebbe obbligato a pagare qualcosa che un sito di tipo diverso pubblica gratis?»
Uno dei nodi su cui siti come “Il corriere della fantascienza”, “FantasyMagazine” e gli altri magazine on line del gruppo Delos e Horror.it puntano il dito è che non è importante se il video sia caricato sui server che ospitano i propri siti.
Il video può anche essere stato scaricato da Youtube, non importa: i 1.800 euro all'anno vanno pagati lo stesso.
Ma i diritti d'autore li devono pagare anche le stesse case di produzione che hanno sottoscritto l’accordo e che vogliono rilanciare i video sui propri siti. Il problema principale è il diritto inerente alla colonna sonora.
La domanda da compilare per la Siae ha due voci: la prima riguarda lo “streaming a richiesta gratuito e downloading gratuito di opere intere”; la seconda lo “streaming a richiesta gratuito di frammenti di opere inferiori a 45′”.
Ora, è chiaro che seguendo questi canoni, gli stessi trailer (generalmente superiori ai 45 secondi) vengono considerati come “opere intere”.
E giusto per non farsi mancare niente, la Siae fa sapere che nei prossimi giorni potrebbero essere coinvolti anche gli account personali dei social network, considerati a tutti gli effetti dei siti, e quindi soggetti anch'essi al pagamento dei diritti.
fonte http://www.unita.it
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