(foto dal sito delle girl scouts del Colorado)
L'associazione femminile: «Se un bambino si identifica come ragazza e la famiglia pure, felici di accoglierla»
Porta i capelli lunghi, ama giocare con le bambole e da quando ha due anni si veste e si comporta come se fosse una bambina. Ma Bobby Montoya, almeno all'anagrafe, è un maschietto di 7 anni e per questo si è visto rifiutare l'iscrizione al gruppo femminile delle scout del Colorado.
Tuttavia quello che è stato ribattezzato dai media americani "il bambino transgender" non si è dato per vinto ed è riuscito a vincere la sua battaglia.
Dopo aver raccontato la sua storia in tv e aver commosso il pubblico americano ha ricevuto la notizia che più attendeva: l'associazione femminile ha dichiarato che c'era stato un assurdo malinteso e ha rivelato di essere felice di accogliere Bobby tra le sue fila.
BULLISMO E UMILIAZIONI
Il lieto fine attenua le tantissime umiliazione che il piccolo Bobby ha dovuto subire nel corso degli anni. È stato lo stesso ragazzino a raccontarlo al network americano Kusa tv dichiarando di essere stato più volte vittima di bullismo per il fatto che si vestiva e si comportava come una donna. Tuttavia per lui niente è stato peggiore del rifiuto ricevuto dalle scout: «Mi ha davvero colpito al cuore - ha dichiarato il bambino in tv - Hanno fatto del male a me e a mia mamma». Quest'ultima dichiara di non aver mai disapprovato le tendenze del figlio e di amarlo così com'è: «È così da quando aveva due anni - dichiara Felisha Archuleta - Già allora amava i giocattoli delle bambine e lo abbiamo fatto vestire sempre come preferiva. Così è felice».
IL RIFIUTO E POI LA BUONA NOTIZIA
Una dipendente troppo zelante stava per distruggere il sogno del piccolo Bobby che voleva raggiungere sua sorella tra le scout: «Le sue tendenze non sono importanti - aveva chiosato l'impiegata dell'associazione femminile - Resta un maschio. Non può stare assieme alle bambine.
Non posso autorizzarlo perché avrei dei problemi sia con il mio responsabile sia con i genitori della altre bambine». Ma l'intervista in tv è riuscita a commuovere anche gli animi più duri: «È come se mi avessero detto che non posso amare le cose delle bambine o che devo cambiare il mio nome con un altro», aveva commentato con la voce strozzata il piccolo Bobby. Mercoledì è arrivata puntuale la marcia indietro dell'associazione femminile.
Con un comunicato inviato direttamente al network di Denver il gruppo delle scout dichiara che la dipendente che ha parlato con la mamma di Bobby «ha poco familiarità con le politiche del gruppo» e per questo ha dato informazioni sbagliate: «Se un bambino si identifica come una ragazza - taglia corto il comunicato - e la famiglia del bambino la presenta come una ragazza, la nostra associazione è felice di accoglierla come una girl scout».
fonte http://www.corriere.it di Francesco Tortora
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