L'alpinista giapponese raggiunse la cima più alta del mondo nel 1975: Google la ricorda con un doodle.
In foto: Junko Tabei sulla vetta dell'Everest, il 16 maggio 1975 (Tabei Kikaku Co.; Ltd via AP)
Junko Tabei, alpinista giapponese e prima donna a scalare l’Everest, è
ricordata nel doodle di Google, perché oggi avrebbe compiuto 80 anni:
Tabei è morta il 20 ottobre 2016 a 77 anni, a causa di un tumore allo
stomaco.
Oltre a scalare l’Everest, obiettivo raggiunto nel maggio 1975,
Tabei fu la prima donna a raggiungere la cima delle cosiddette “Seven
Summits”, “Sette vette”, cioè le montagne più alte di ciascuno dei sette
continenti della Terra (sette se si considera l’interpretazione
anglosassone: Asia, Africa, Nordamerica, Sudamerica, Europa, Oceania e
Antartide).
Tabei nacque nel 1939 nella città di Miharu, nella provincia
giapponese di Fukushima. Crebbe in una famiglia relativamente povera,
condizionata dalla Seconda guerra mondiale, e molto numerosa: era la
quinta figlia femmina e aveva due fratelli.
Cominciò ad appassionarsi di montagna e alpinismo quando aveva 10
anni, durante una gita scolastica durante la quale salì per la prima
volta sul Monte Asahi (quasi 2.300 metri di altezza) e sul Monte Chausu
(circa 1.400 metri). Da adolescente cominciò a fare diverse cose che
erano poco accettate nella società giapponese di allora, come per
esempio gestire un club per donne specializzato di alpinismo: «La
maggior parte degli uomini giapponesi della mia generazione si aspettano
che la donna stia a casa e faccia le pulizie», disse in un’intervista
del 1991 citata dal Japan Times.
Studiò per diventare insegnante e si laureò in letteratura inglese a
Tokyo, ma poi preferì abbandonare quella strada e fare tanti lavori
diversi per potersi finanziare la sua passione, l’alpinismo. Nel 1969
fondò il Club di alpinismo per donne, il cui slogan era: «Andiamo a fare
una spedizione all’estero, da sole».
Nel 1975, a 35 anni, Tabei completò la sua ascesa più importante, quella del Monte Everest. Le prime persone a raggiungere la vetta
furono il neozelandese Edmund Hillary e il nepalese Tenzing Norgay, il
29 maggio 1953. Più di vent’anni dopo, Tabei seguì la stessa via di
Hillary e divenne la prima donna a raggiungere la vetta. Ci arrivò
accompagnata solo dal suo sherpa, Ang Tsering, perché dodici giorni
prima una valanga aveva travolto il campo in cui si trovava il suo
gruppo: lei stessa aveva perso coscienza per un breve periodo di tempo. In foto:
Nel 1992 divenne la prima donna a scalare le “Seven Summits”: dopo
l’Everest, infatti, raggiunse la cima del Kilimangiaro in Tanzania
(1980), dell’Aconcagua in Argentina (1987), del McKinley (oggi
conosciuto come Denali) in Alaska (1988), dell’Elbrus in Russia (nel
1989), del Vinson in Antartide (1991) e del Puncak Jaya in Indonesia
(1992).
In foto: il doodle di Google dedicatole il 22 settembre
A partire dagli anni Duemila cominciò a occuparsi di temi
ambientalisti. Si laureò all’Università Kyushu di Fukuoka, in Giappone,
dove studiò il degrado del terreno montano causato dai rifiuti lasciati
dagli alpinisti, in particolare sull’Everest (quello dei rifiuti sull’Everest è un tema che è diventato molto dibattuto negli ultimi anni).
Fino a 73 anni Tabei raggiunse ogni estate la vetta del Monte Fuji,
3776 metri, accompagnando classi del liceo e altri studenti della sua
città natale, gravemente colpita dal terremoto e dallo tsunami del 2011.
Tabei era sposata e aveva due figli, una femmina, Noriko, e un maschio,
Shinya.
fonte: www.ilpost.it
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