mercoledì 9 maggio 2012

Gli Europei della rivoluzione gay, Ucraina e Polonia discriminano pesantemente chi è omosessuale, ma la comunità LGBT spera nella competizione calcistica

L’omosessualità viene vista come una minaccia in Ucraina e Polonia, le due nazioni che ospiteranno i prossimi Europei di calcio.
I gay sono perseguitati, specialmente nell’ambiente calcistico.



L’enorme attenzione che riceverà la competizione continentale dell’Uefa può essere anche un’occasione di riscatto per la comunità LGBT.

NIENTE CALCIO PER GAY
Alla Olynik è una giovane ucraina appassionata di calcio. Gioca in una squadra di football composta solo da giocatrici lesbiche, e non potrebbe andare alle partite con le sue compagne, se palesasse in qualsiasi modo il suo orientamento sessuale, come dice alla Süddeutsche Zeitung. “ Non possiamo dire che a noi piacciono le donne. Le autorità ci caccerebbero, e dopo si laverebbero le mani, perché siamo una minaccia per la sicurezza”.

In Parlamento ci sono proposte di legge per discriminare giuridicamente i gay. Anche Lukasz Grzeszczuk, un omosessuale polacco, ha lo stesso problema di Alla. “ Chi è gay e va a vedere una partita deve rimanere invisibile, altrimenti rischiamo di essere picchiati, o ricevere sputi”. Fino al 1991 l’omosessualità era considerata una malattia, e solo poche settimane fa un bar per la comunità LGBT è stato distrutto dai tifosi di calcio più arrabbiati.

Tra un mese inizieranno proprio in Ucraina e Polonia gli Europei di calcio. Un torneo che dovrebbe essere un incontro di culture, attualmente oscurato dal caso di Julia Timoschenko. Se la persecuzione della leader dell’opposizione ha scatenato un’ondata di critiche al presidente Victor Janukowitch, il tema della discriminazione subita dalla comunità LGBT è rimasta finora sullo sfondo.

OMOSESSUALITA’ NELL’OMBRA
“Più si vive il proprio orientamento sessuale in modo aperto, maggior sono i rischi per la propria vita”, confessa Alla Loynik. “Per questo la nostra comunità vive isolata”.
L’anno scorso la calciatrice ventisettenne ha organizzato insieme alle sue compagne un torneo di football per squadre LGBT.
Tutto è stato fatto su Internet, con password segrete per accedere ai forum, e nessun volantino distribuito o manifesto attaccato.
“Se avessimo pubblicizzato l’evento, avremmo rischiato di ricevere insulti, boicottaggi od aggressioni.
Anche i giornali non potevano scriverne, perché chi parla bene dei gay viene inondato di telefonate e lettere di protesta”.

ETA’ DELLA PIETRA
Lukasz Grzeszczuk ha dichiarato ai propri genitori la propria omosessualità a 19 anni, e poi è andato a vivere a San Francisco per cinque anni.
Quando è tornato a vivere in Polonia, ha scoperto di vivere in un paese fermo all’età della pietra, almeno per quanto riguarda la condizione LGBT. Pestaggi, caccia al gay, discriminazioni subite quotidianamente sui luoghi di lavoro o nelle strutture ospedaliere. Specialmente negli stati l’aria è molto ostile per i gay, con curve che ad ogni partita intonano canti che incitano alla persecuzione omosessuale.

SPERANZA EUROPEA
Nei paesi europei come Germania, Svizzera o Spagna esistono numerosi fan club gay di team professionistici. Una realtà impensabile per Polonia ed Ucraina. “Speriamo che qualcosa possa cambiare coi prossimi Europei, anche se non ci aspettiamo niente dall’Uefa, troppo dipendente dai governi”, dicono Lukasz Grzeszczuk e Alla Oliynik.

I due calciatori omosessuali hanno partecipato nel fine settimana pasquale ad una conferenza ad Amburgo, che ha voluto lanciare una rete “Football Supporters Europe” per porre un freno alla discriminazione degli omosessuali in Ucraina e offrire aiuto ai tifosi di calcio LGBT. Lukasz Grzeszczuk ha un progetto ancora più ambizioso, realizzare dei ritrovi Pride, luoghi di incontro pubblici da tenere aperti durante gli Europei.

Una rivoluzione sociale da associare al calcio, sperando che l’opinione pubblica sia attenta anche a questo tema, e non solo ai gol degli attaccanti.
fonte http://www.giornalettismo.com di Andrea Mollica

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