Una leggenda metropolitana assicura che lo scorso 27 ottobre a Monaco di Baviera i manifesti di Orpheus con la sua foto, sono spariti dai muri della città in una notte.
Ma dal vero, Roberto Bolle, è molto più bello. Uno e ottantasette, il viso piccino, capriccioso, gli occhi azzurri, i capelli giovani, il tipo un po' all' americana in jeans e giubbotto che fa invaghire indistintamente uomini e donne, tanto che non sono mancati pettegolezzi e insinuazioni che lui eroicamente ha sopportato con serenità e ottimismo.
Da numero uno. A 37 anni Bolle è infatti la star indiscussa della danza italiana- ieri ha trionfato alla Scala di Milano in Marguerite and Armand, balletto rarissimo, seducente, e con Svetlana Tsakarova sono stati una coppia siderale, da capogiro - ha ballato per le olimpiadi, per il giubileo della regina Elisabetta, per il papa, è (primo italiano) principal dancer dell' American Ballet, è stato otto anni al Royal Ballet...
Dalla scena mondiale vede di più gli obbrobri culturali italiani, tanto da lanciare un accorato allarme sul futuro della danza in Italia.
«A parte la Scala, un po' l' Opera di Roma, da noi la danza è ridotta al lumicino. Al San Carlo di Napoli, all' Arena di Verona, al Comunale di Firenze o al Massimo di Palermo ci sono organici sempre più ridotti, integrati da giovani con contratti a termine che lavorano poco perché nei calendari la danza fa da tappabuchi.
Giovani quindi che non potranno mai crescere, mentre in teatro non restano che una decina di ballerini, ovviamente sempre più vecchi. La situazione è drammatica e non si capisce quale potrà essere il futuro».
Lei che farebbe? «Se fossi ministro, visto che non si può aumentare il contributo, almeno tenterei la defiscalizzazione per gli sponsor come si fa all' estero. In Americai donors non mettono i loro soldi nel calderone ma finanziano una cosa specifica: la sbarra per la sala prove, o lo spettacolo dell' étoile... e per questo vengono ringraziati pubblicamente. Per invogliarli, per loro si organizzano giornate di prove aperte.
Non sarebbe un buon modo per finanziare spettacoli, teatri, o le scuole, altro argomento caldo? Ce ne sono alcune dubbie perché non c' è controllo. Eppure sono strapiene, a riprova che c' è in giro una vera passione, amore per la danza». Secondo lei perché? «Perché la danza fa parte del benessere di una persona, è autodisciplina per il corpo e la mente». Vale per lei che si chiama Roberto Bolle... «È stato faticoso anche per me autodisciplinarmi.
Arrivare dove sono, ha voluto dire preparazione quotidiana, sacrificio, dedizione... Ma sono contento se questo serve ad avvicinare più persone alla danza. Perché, specie i ragazzi, hanno bisogno di qualcuno da emulare e mentre nella danza femminile ce ne sono di stelle, in quella maschile no».
Già, è vero, nel balletto classico ci sono meno ballerini maschi celebri che donne.È per la sindrome Billy Eliot? «Sì, questa del balletto considerato poco maschile, è un pregiudizio cresciuto a lungo in Italia. Io? Quando cominciai a 12 anni i miei miti erano ovviamente Nureyev e Barishnikov, ma nella scuola della Scala eravamo in due maschi nel corso.
Adesso per fortuna qualcosa è cambiato. La percentuale di maschi iscritti è passata negli ultimi 15 anni dal 10 al 40 per cento». E come si sentiva da bambino a essere una "minoranza"? «Quando facevo le elementari andavo due volte la settimana da Trino a Vercelli, a una scuola di ballo lì, ma non ne parlavo. Non per altro, solo capivo che nessuno avrebbe capito. Coi miei compagni facevo nuoto, calcetto, il boyscout e non mi veniva di dire del balletto.
Dopo, alla Scala è stato diverso. Lì entri come in un altro mondo, la vita diventa la danza, e non senti troppa differenza maschio o femmina che tu sia». Che dice dell' anoressia dei giovani ballerini «Si può parlare di disturbi alimentari, non di anoressia.
È evidente che devi stare attento con la dieta e chi da adolescente non ha fatto pasticci, un po' di fai da te? Ma da qui a fare della Scala un lager...E poi con l' anoressia come fai a sostenere la fatica che è tanta?». Allenamenti, balletti... «Non esci mai dal tunnel. È peggio degli atleti.
Loro si preparano finalizzati per una gara. Io mi alleno sempre» E se salta un allenamento? «Uno ancora ancora, ma già due è una tragedia. Se non posso andare in teatro, faccio jogging, piscina, esercizi a terra.... La danza forgia: devi imparare da subito una grande disciplina». Mai ribellato? «Col pensiero tante volte, fatto mai. Sono un bravo ragazzo».
Mai nemmeno provato odio per il balletto? «Da spettatore mi annoia. I balletti li conosco a memoria e senza l' adrenalina del palcoscenico, non mi sento trasportato più di tanto». Da qui a questa estate lei ha un calendario da pazzi: fino all' 8 maggio alla Scala, il 14 è al Gala del Metropolitan di New York dove il 16 ballerà Giselle, poi Oneghin, poi Romeo et Juliet. A luglio è in tournèe in Italia, BolgheriCaracalla-Macerata-Palermo col Trittico del Novecentoe il 23 luglio riporta la danza all' Arena dopo 19 anni, con un Gala carico di ètoile.... Viene da dire: aiuto.
«Potevo fermarmi a Scala e Metropolitan per essere già morto di fatica, ma portare la danza in luoghi dove non arriva come farò col Trittico o addirittura riportarla a Veronaè troppo allettante. Per l' Arena ho convinto tante étoile internazionali.
Ci divertiremo, sarà come una carovana internazionale». Cosa farà dopo i 45 anni, quando c' è la pensione. «Mi piacerebbe insegnare, preparare nuovi talenti. E dirigere una compagnia».
Il corpo di ballo della Scala? «L'ha detto lei. Intanto, continuo ad allenarmi per ballare, per migliorarmi, per superare i miei limiti». Ma ogni tanto si riposerà? «Sì, in agosto, per esempio. Il riposo è non alzarmi dal letto.
Magari solo un po' di stretching la mattina....».
fonte http://ricerca.repubblica.it di ANNA BANDETTINI
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