martedì 11 ottobre 2011

Iniziative Lgbt: La Capitanata pronta per il progetto Arcigay, Gianfranco Meneo: “Ci sono voluti 25 anni”

Gianfranco Meneo (ph: Michele Sepalone)

Foggia – NASCE per portare un cambio di mentalità e per affermare il principio della democrazia. Nasce per confrontarsi e per incidere, in modo significativo, sulla matrice culturale di una città segnata da Tarsu, parcheggi e rifiuti. La notizia principale, per intanto, è l’Arcigay nasce.
Anche se, per lo meno fino a sabato e domenica prossimi, non si può dire ancora con i crismi dell’ufficialità.

Il sodalizio si muove grazie all’impegno profuso dai suoi primi animatori: Gianfranco Meneo, Laura Cinquepalmi, Bruno Colavita, Francesco Camasta, Valentina Vigliarolo, Raffaele Piacente. Sono loro i menbri del Comitato Promotore che si è accollato il difficile compito di vincere la resistenza del conformismo, rompando gli schematismi ideologici e sparigliando le carte dell’associazionismo di Capitanata.

Donne e uomini con una missione, più che con un incarico. Per loro, fra sette-otto giorni, la trasferta al congresso nazionale di Bologna significherà non semplicemente giungere alla meta, quanto piuttosto schiudere le porte dello stadio, per provare a spingersi oltre nei risultati e negli obiettivi.

Sarà quello lo start up cronologico per incominciare a discutere di affiliazione, insediamento, congresso provinciale, tesseramento. Infatti, per il momento, il Comitato si sta muovendo senza una sede fisica, senza un centro operativo fisso. Che, si sa, in tempi di rete, network, internet, è determinate per stabilire i contatto.

Stato Quotidiano ha parlato con uno dei principali artefici del progetto Arcigay, il docente Gianfranco Meneo, autore, fra le altre cose, di un testo interessante (“Trasgender. Le sessualità disobbedienti”, edito dalla barese Palomar), che aiuta a vederci più chiaro nell’ignoto (per la maggior parte delle persone) universo lgtb.

Meneo conferma che l’idea dell’Associazione ballava nei progetti da tempo, spinto soprattutto dal valido precedente, tuttavia ancora recente, dell’Agedo, sodalizio che riunisce le famiglie di figli omosessuali, che, sul territorio cittadino del Capoluogo, ha il merito di aver innestato la fenomenologia del confronto.

Meneo, ovvero Il coraggio di portare a Foggia un’associazione che potrebbe squarciare molti veli…

(sorride) Arcigay esiste a livello nazionale da 25 anni. Noi siamo nel 2011 e soltanto adesso siamo riusciti a paventare la possibilità della sua creazione. Questo conferma, di certo, una cosa. Foggia, per troppo tempo, ha evitato di guardare nella direzione del discorso che noi vogliamo aprire. D’altronde, è evidente che il contesto è poco informato in merito all’argomento. E, con l’ignoranza, intesa letteralmente come mancanza di conoscenza, si sono alimentate cattive pratiche. E, su di esse, s’è cristallizzato un pensiero sbagliato. Ecco allora che essere ricchione, o frocio, o finocchio, è diventato una categoria offensiva facilmente applicabile a tutti.

Foggia è terra vergine, dunque?

Piuttosto direi che è terra scoperta. In città, soltanto il coraggio incredibile di Gabriele Scalfarotto, presidente dell’Agedo, ha rotto il vetro dell’indifferenza e colmato un vuoto altrimenti insopportabile. ma, per lui come per noi, vale il discorso del ritardo. C’è voluta una vita prima di poter arrivare all’obiettivo.

Obiettivo. Voi procederete certo per obiettivi, finalità. Quali sono le emergenze da affrontare?

Sicuramente aprire degli spazi di discussione che consentano ad una serie di soggetti di poter liberamente affrontare la loro sessualità.

Come?
Ascoltando e parlando, rapportandosi con gli altri. Voglio ricordare che, a Foggia come in tanti contesti civici, sopravvivono retaggi che impongono la rimozione dell’omosessualità. O, comunque, delle sessualità diverse dall’eterosessualità. Questo reaggio è deleterio per la persona ed ingenera una forma di isolamento forzato. Il prodotto è una vita intristita, di solitidine estrema. Questo accade tanto fra i ragazzi e le ragazze, quanto fra le persone adulte.

Non vi spaventa impiantarvi su Foggia, città che, negli ultimi anni, ha subito un’escalation decisa di violenza?

Diciamo che abbiamo messo in conto di non avere un’accoglienza travolgente e che, piuttosto, pioveranno su di noi molte critiche. D’altronde, se fosse così semplice dar vita ad un movimento organico che tratti delle problematicità lgtb, già si sarebbe fatto. Ed invece, credo sinceramente, e lo crediamo tutti all’interno del Comitato Promotore (e non solo), che si tratti dell’accettazione di una sfida cui non possiamo sottrarci. Siamo consapevoli che, fintanto che l’omosessuale, la lesbica, il trans resta solo a parlare, è zero, non fa nppure numero. Mettere insieme più esperienze, più voci-menti-corpi può invece costituire il cambio di passo decisivo. Può significare più ‘fastidi’. E dicendo fastidi voglio intendere difficoltà di attecchimento ulteriore delle forme di discriminazione. La nostra iontelligenza sarà anche nell’essere in grado di distiguere gli attacchi personali, che fanno parte del quotidiano e il più delle volte sono gratuiti, dagli attacchi mirati, rivolti al gruppo in quanto portatore di valori.

Senta Meneo. Immagini da ora a tre anni la vita dell’Arcigay. Quali risultati concreti immagina di aver raggiunto? O come conta di aver veicolato, culturalmente, la città?

E’ molto difficile, per noi che puntiamo ancora alla costituzione formale, pensare a cosa avverrà tra quualche anno. Preferisco discutere nel contemporaneo, su quel che avverrà oggi, domani, a breve scadenza. Sembrerò poco, ne sono consapevole. Ma auspico, in questo stretto giro, di poter attivare il dibattito, arricchire il dialogo e la partecipazione. Ecco, il nostro orizzonte programmatico da qui a qualche anno è dimostrare che Foggia non è una città negata per il dialogo.

A proposito di dialogo, come pensate di correlarvi con istituzioni e soggetti del territorio?

Chiaramente, in maniera propositiva. La nostra finalità è di non chiuderci all’interno di una sede fisica a discutere al nostro interno. Di movimenti così ce ne sono sin troppi. La nostra intenzione è aprire le porte all’esterno. Uscire noi e far entrare gli altri con noi.

Condividere, di volta in volta, gli spazi. Puntiamo a colloquiare progettualmente con le associazioni del territorio, a spingere con gli Enti per promuovere le nostre istanze.

Noi non abbiamo gli usci spalancati. E non li avremo.
Non siamo un partito politico e non siamo afferenti a nessuna formazione o leader. Ed anche il nome può trarre in inganno.
Sebbene in relazione con l’Arci, non siamo affiliati all’Arci.
Dunque, dovremo guadagnarci il nostro spazio con progetti, proposte, competenze.
fonte http://www.statoquotidiano.it, di Piero Ferrante

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