giovedì 28 luglio 2011

Lgbt: Affossato il disegno di legge presentato da Paola Concia su Omofobia, 291 sì contro i gay. E la Carfagna se ne lava le mani


La maggioranza decide: ''creare norme ad hoc su un gruppo sociale è razzismo''

Difendere i gay dalla violenza omofoba è incostituzionale.
Lo sancisce la Camera, che approva le pregiudiziali di costituzionalità sul ddl anti-omofobia presentato dal Pd. Secondo Udc, Lega e Pdl, "creare norme ad hoc su un gruppo sociale è razzismo": e le tutele legali agli ebrei?
Ancora una volta delude il ministro Carfagna, nascosta dietro l'astensione.

Montecitorio nega per la seconda volta l'aggravante penale dell'omofobia. Una maggioranza di 291 deputati, raccolti nei banchi di Pdl, Lega e Udc ha affossato il disegno di legge presentato dalla deputata democratica Anna Paola Concia.

Stesso copione del 2009, quando il testo fu rigettato dal governo Berlusconi in omaggio al partito di Casini.
E ancora a maggio 2010 la commissione Giustizia bocciò due tentativi di mediazione sulla proposta di legge: un impegno abnorme per ostacolare una norma dovuta, che attribuisce all'omofobia il carattere di aggravante nei processi penali.

Chi ha votato per punizioni "soft" ai violenti omofobi (da Svastichella in poi), si nasconde dietro ad un dito: "non possiamo difendere gli omosessuali con norme particolari, altrimenti otterremmo la dis-integrazione invece che l'integrazione delle minoranze".

Discorso debolissimo. La legge italiana prevede l'aggravante di razzismo e antisemitismo per numerosi reati, dall'aggressione fisica al mobbing.
La stessa legge sullo stalking, fortemente voluta dal ministro Mara Carfagna, crea una disparità di trattamento tra vittima e aguzzino - non per questo viene considerata incostituzionale o aberrante.

E' una scusa, un gesto d'ignavia che nasconde omofobia latente. Significa dire ai gay: "se volete essere diversi, fate pure, ma non aspettatevi alcuna tutela o riguardo".
Parità non significa però uguaglianza, in un paese dove si accoltella un giovane perchè ne ha baciato un altro, e le discriminazioni quotidiane si accumulano sul luogo di lavoro, per strada, in casa.

Mara Carfagna, in questa scelta vile, ha colpe non trascurabili. Non ha mosso un dito - come non lo mosse due anni fa - al momento del voto più importante della sua carriera.
A più riprese ha definito il disegno di legge "una norma europea, importantissima, giusta".

Ha criticato il suo partito per le delusioni del 2010 in commissione Giustizia, e ancora il 19 maggio di quest'anno giurava di difendere il testo in aula con il proprio voto. Al momento decisivo, si è astenuta, giustificandosi malamente: "avrei preferito discutere nel merito del ddl, per migliorarlo".

Un ministro capace di condannare la violenza al momento dello scandalo, ma incapace di fare pressioni sul proprio partito per ottenere l'approvazione di una legge giusta. Ma cosa ci sta a fare un ministro se non riesce a difendere la sua idea davanti alla propria maggioranza?
fonte http://www.dirittodicritica.com, Scritto da Sirio Valent

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