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lunedì 11 gennaio 2010
Nasce il primo carcere a cinque stelle solo per trans
Nasce il primo carcere a cinque stelle solo per trans
Mentre nel vicinissimo ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo i detenuti soffocano in celle piccole e anguste (190 detenuti), a Pozzale, vicino Empoli, il carcere femminile rimane un fortino di cemento vuoto e inutile costato decine di migliaia di euro. Un carcere, o meglio una casa circondariale, con recluse appena due detenute (potrebbe ospitarne 24). Oltre mille metri quadrati, distribuiti su due piani, con 26 celle spaziose e ben arredate, una biblioteca, una sala ricreativa, un gabinetto dentistico, l'infermeria, un campo di calcetto, un ettaro di terra coltivata a ulivi, una serra e un'azienda agricola dove si producono vino e olio. Ci sono 22 guardie carcerarie e sei dipendenti ministeriali. Un carcere modello, ma sempre vuoto. E pensare che dal primo di gennaio l’amministrazione penitenziaria l'ha anche trasformato nel primo carcere in Italia per transgender provenienti dal carcere fiorentino di Sollicciano e da altre carceri. Uno scandalo sotto gli occhi di tutti, compreso Regione Toscana e Comune di Empoli. Inaugurato l'8 marzo del 1997, questo istituto «a custodia attenuata», è andato in crisi con l'indulto. Cancellata la pena sotto i tre anni, quasi tutte le detenute che al Pozzale seguivano corsi di cucina e cucito, facevano teatro, coltivavano l'orto e pubblicavano un periodico, sono uscite. E di nuove non ne sono più arrivate. Adesso trovare detenute trans idonee non è semplice, dato che per poter entrare in questo penitenziario «a cinque stelle», occorrono precisi requisiti: età non superiore a 40 anni e una condanna definitiva. Le detenute vengono accompagnate in un percorso di recupero personale, e per questo vengono preferite celle singole. Come in albergo. Un albergo che costa al contribuente 500 euro al giorno. Dal 1997 dalla struttura di Pozzale sono passate solo cento donne in gran parte con reati legati alla tossicodipendenza. Ma il paradosso continua. I 22 agenti di polizia penitenziaria non sono nemmeno sufficienti per sorvegliare le 2 detenute. La maggior parte del personale (per una serie di vincoli e tutele previsti dal contratto di lavoro) non può fare tutti i servizi ed i turni, specie quelli di notte, e quindi la direzione ricorre a guardie prese da altre carceri, pagandogli anche gli straordinari. Per vigilare due detenute. Uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione penitenziaria italiana destinato alla sepoltura. Per mesi la struttura è costata sui 3-4mila euro al giorno con i suoi 22 addetti alla sorveglianza e 6 operatori per garantire un servizio alle due recluse. Ci sono stati periodi nei quali il carcere è rimasto vuoto per mesi e mai si è pensato di mettere riparo all’emorragia di soldi e all’inutilità di 26 celle. Gli unici «ospiti» erano gli agenti tenuti a sorvegliare la struttura. Vuota. E il ripopolamento del carcere con i transessuali ancora non si è visto. Una situazione talmente bizzarra che qualche tempo fa la Regione Toscana istituì un «tavolo d'emergenza» per lanciare un appello a tutti i penitenziari del territorio nazionale: «Cercasi detenute». Altrimenti la struttura rischiava la chiusura. Oggi, malgrado i trans, si sta verificando la stessa situazione.
Insomma, mentre ci sono case circondariali dove si trovano mille detenuti (a fronte di una tollerabilità di meno della metà) come nel vicino carcere fiorentino di Sollicciano, in sovraffollamento perenne, in altri casi esistono case circondariali dove si trovano pochissimi detenuti come Massa Marittima (Grosseto), con una capienza di 28 e una presenza di 15, 63 presenze a Gorgona contro le 136 previste; 171 a Porto Azzurro contro una disponibilità di 314. C’è anche un istituto fantasma, quello di Pontremoli (Massa Carrara) dove non ci sono detenuti, ma solo personale della polizia penitenziaria.
fonte: ilGiornale
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