Caro direttore, ho letto il suo editoriale di ieri dal titolo “Sono solo brillantini” in cui pone una serie di domande al movimento Lgbt che in questi ultimi mesi ha manifestato contro la presidente dell’assemblea nazionale del Partito democratico Rosy Bindi.
Non le rispondo ovviamente a nome del movimento, non ne faccio parte e saranno loro, se vorranno, a risponderle. Le rispondo come donna omosessuale, momentaneamente deputata e che nel Pd e nel parlamento ha deciso di condurre la battaglia sui diritti civili.
Le sue perplessità nascono dalle modalità, a suo parere, con cui il movimento Lgbt avrebbe deciso di attaccare la presidente Bindi. Le posso dire per esperienza diretta che il tasso di esasperazione degli omosessuali Italiani é molto alto.
Essere sempre sfacciatamente considerati dalla politica, dopo tanti anni, quando va bene non destinatari di piena cittadinanza e quando va male malati, pervertiti, anormali ecc, crea esasperazione e forme di legittima protesta.
Va detto per onestà che in questi ultimi mesi la presidente Bindi nel corso delle contestazioni ha usato toni duri: «andatevene se non siete d’accordo» «se non state attenti non avrete neanche le unioni civili» «voi gay siete creativi inventatevi un altro istituto» e l’utilizzo a mio parere improprio della Costituzione contro il matrimonio gay.
Non si tratta, come dice lei, di considerare Rosy Bindi alla stregua degli omofobi, ma esiste la giusta preoccupazione del movimento Lgbt verso il più grande partito italiano, perché se non assume su di sé questa battaglia di uguaglianza, questa battaglia non si vince.
É questa la grande pressione che i gay italiani fanno nei confronti del Pd e di una dirigente autorevole e influente quale Bindi é, e vuole essere. Vanno lette in questa ottica le contestazioni di questi mesi.
Detto questo, come é noto sono una donna pragmatica e questo pragmatismo si é accentuato da quando frequento per amore la Germania, paese dove vive mia moglie e dove mi sono sposata.
Mi dispiace per tutti ma in Germania si definisce così chi accede alla Partnership. Un istituto giuridico equivalente al matrimonio eterosessuale che attribuisce ormai gli stessi diritti e stessi doveri delle coppie etero.
I tedeschi nel loro immenso pragmatismo sono riusciti ad aggirare l’ostacolo e a raggiungere gli stessi obiettivi.
Perció, fermo restando l’obiettivo della piena uguaglianza tra etero e omo con l’estensione del matrimonio ai gay che condivido, essendo stata la prima quattro anni e mezzo fa a presentare questa proposta di legge, e continuo a difenderla, bisogna lavorare per questo scopo eleggendo, per esempio, il maggior numero di parlamentari favorevoli.
Ma, dobbiamo sapere che se così non fosse dobbiamo ottenere la piena uguaglianza tra cittadini etero e omo in un altro modo, che non é un modo minore, é semplicemente un altro modo.
Abbiamo dalla nostra i cittadini italiani, ce lo dice l’Istat e ce lo dicono anche le grandi campagne di giornali nazional popolari come Vanity Fair e Oggi.
I tempi sono maturi finalmente, ci vuole solo il coraggio della politica di registrare e governare la realtà.
Chiudo con un dubbio: ma non é strano direttore che coloro che disprezzano un po’ esageratamente il modello tedesco, la pensino come Rosy Bindi che mostra dei dubbi anche su quello? Se così fosse avrebbe ragione lei, rimarremmo solo con i brillantini. Perché tragicamente gli estremismi rischiano di avere gli stessi obiettivi: il nulla.
Articolo di Anna Paola Concia pubblicato su Europa, il 20/09/12
fonte pubblicato su Europa, via http://www.radicali.it
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giovedì 20 settembre 2012
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